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KiteKraft, aerogeneratori volanti per l’energia sostenibile

kite kraft
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Il brevetto è tedesco. Il nome KiteKraft identifica un aquilone attrezzato con un drone, o un drone che vola come un aquilone. Di fatto, si tratta dei due oggetti accorpati e uniti per produrre energia pulita. I progettisti che l’hanno ideato si sono dati l’obiettivo di migliorare i ritmi di produzione energetica del pilone eolico, nonché di risolvere l’annoso problema dell’impatto estetico di queste centrali.

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L’idea portante di KiteKraft

In lingua tedesca la parola kite è traducibile con aquilone mentre kraft significa forza o potenza. Unendo le due parole otteniamo KiteKraft, il nome di una startup con sede a Monaco di Baviera che produce un curioso oggetto volante. Esso non è così semplice da descrivere ma si trova a metà tra un drone e un aquilone. Ha la capacità di volare ad altezza considerevole, restando vincolato a terra. Proprio come un aquilone per bambini, un cavo lo tiene sempre agganciato al suolo, impedendone la fluttuazione incontrollata e consentendogli di intercettare al meglio i venti.

Il suo compito è infatti proprio questo. KiteKraft è, di fatto, un pilone eolico in volo. Alto all’orizzonte, il tecnologico aquilone incontra venti ben più forti di quelli che lo raggiungerebbero a terra. Grazie allo stazionamento in quota, le otto eliche di cui è dotato producono una quantità di energia elettrica tra i 20 e i 100 kw, una cifra considerevolmente più elevata di quella raggiungibile da una turbina montata in testa a un palo conficcato nel terreno.

La startup tedesca, all’interno della quale operano anche numerosi italiani che hanno svalicato il Brennero proprio per collaborare a questo pioneristico progetto, ha scommesso sulle turbine eoliche volanti. Esse hanno un grande potenziale. Possono infatti produrre più energia di una a terra e sono meno costose, dal momento che necessitano soltanto del loro ancoraggio. Secondo il Corriere, questi dispositivi possono restituire fino a 10 volte la quantità di energia eolica accumulabile a terra. Allo stato attuale delle cose, le soluzioni che ci consentono di raggiungere il 1000% di energia pulita in più sono quelle su cui scommettere. Se ne produce infatti ancora troppo poca.

L’energia pulita è insufficiente

A oggi si calcola che le rinnovabili siano in grado di coprire il 10% del fabbisogno energetico mondiale. Se si vuole raggiungere lo zero netto di emissioni entro il 2050, obiettivo che l’Unione Europea e numerose altre potenze si sono date, senza però mai attivarsi veramente per raggiungerlo nel concreto, è dunque necessario aumentare la produzione di 10 volte. Soltanto in questa maniera si potrà chiudere l’era del fossile, che resterà altrimenti indispensabile per sopperire alla richiesta di energia.

KiteKraft vuole fare esattamente questo. Non si tratta naturalmente dell’unica realtà che si sia posta questo ambizioso traguardo. Chi ha però progettato di farlo in altra maniera, si è spesso scontrato con varie problematiche. Soluzioni troppo costose, inefficienti oppure eccessivamente complesse hanno anticipato la startup tedesca, non si sono però mai veramente imposte. In altre occasioni, le persone non hanno digerito l’idea e il progetto è subito naufragato. Ebbene, KiteKraft sembra avere le carte in regola per cambiare questa narrazione.

Kitekraft, da un drone l'energia
E se un drone potesse produrre energia eolica direttamente in quota? L’idea di KiteKraft è proprio questa: andare a sfruttare il vento più in alto, dove ce n’è di più

La forza di KiteKraft

Il miglioramento proposto da KiteKraft potrebbe essere tanto netto da diventare radicale. L’aquilone è infatti di piccole dimensioni e opera in quota, dunque non si serve di più spazio a terra di quanto ne occorra per il suo ancoraggio. Servendosi di una logistica minima e generando un sistema virtualmente invisibile, l’impianto può essere installato anche in zone nelle quali sarebbe impossibile posizionare centrali eoliche.

In volo per l’energia

Una wind farm eolica KiteKraft si serve di stazione a terra che comandi il decollo e l’atterraggio dei droni. Questo stesso centro di controllo contiene tutti i sistemi necessari al ridirezionamento dell’energia prodotta. Una centralina elettrica incorporata sorveglia il processo di decollo, srotolando dal tamburo il cavo di ancoraggio di ogni singolo aquilone, il quale può tranquillamente raggiungere la lunghezza di qualche centinaio di metri. Mentre prende quota, la turbina si mantiene sottovento e sfrutta la potenza degli 8 rotori incorporati, proprio come fanno i droni.

L’altezza desiderata e la velocità necessaria per raggiungerla sono stabilite dal sistema a terra, monitorabile da remoto, il quale è in grado di rilevare la potenza del vento per sfruttarla al meglio. In aria, ogni aquilone disegna continuamente delle figure a forma di 8, cosicché le ali del dispositivo possano mantenerlo fluttuante e i rotori giocare il ruolo delle pale eoliche nelle tradizionali farm al suolo, producendo con la propria rotazione quell’energia elettrica che il cavo ritrasmetterà alla centralina a terra.

Durante le fasi di manutenzione, così come in condizione di vento insufficiente oppure troppo violento, ogni KiteKraft poggia sulla centralina, ancorato ad appositi stalli tutt’altro che ingombranti.

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Mattia Mezzetti

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