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Italia prima in economia circolare in UE

Italia prima in economia circolare in UE
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Rapporto CEN – ENEA sull’economia circolare in Italia: meglio degli altri per riciclo e produttività delle risorse, ma c’è da lavorare alla riduzione dei rifiuti, in particolare quelli da imballaggio. Edo Ronchi (CEN): Dobbiamo fare di più

Primato per l’Italia nell’economia circolare. Ma questo primato, che si fonda soprattutto sulla capacità di riciclo, si assottiglia: “Dobbiamo fare di più”, secondo Edo Ronchi presidente del Circular Economy Network.

Rapporto sull’economia circolare in Italia,

Il 6° Rapporto sull’economia circolare in Italia, realizzato da Circular Economy Network (CEN) e da ENEA, analizza lo stato della circolarità dei principali paesi Ue attraverso il nuovo quadro europeo di monitoraggio composto da 11 indicatori divisi in cinque dimensioni:

  • produzione e consumo;
  • gestione dei rifiuti;
  • materie prime seconde;
  • competitività e innovazione;
  • sostenibilità ecologica e resilienza.

Il calcolo della migliore performance

Partendo da questi indicatori ENEA e CEN hanno costruito due indici, uno di performance (sui dati più recenti resi disponibili da Eurostat) e uno di tendenza (relativo agli ultimi 5 anni). L’indice viene calcolato come somma dei punteggi ottenuti dai singoli Paesi per ciascuno dei singoli indicatori, ai quali viene attribuito lo stesso peso e un punteggio da 0 a 5, dove lo zero rappresenta la peggiore e il 5 la migliore performance di circolarità.

Quanto alle performance, “risulta confermato il primato dell’Italia (45 punti) in termini di economia circolare, seguita da Germania (38), Francia (30) Polonia e Spagna (26). Il risultato positivo dell’Italia deriva soprattutto dalla gestione dei rifiuti”. La seconda classifica, sui trend degli ultimi cinque anni, vede ancora l’Italia in prima posizione (41 punti), anche se Germania e Spagna (entrambi 40 punti) hanno accorciato le distanze.

I primati italiani nel riciclo

Il vantaggio italiano va ricondotto, spiega il rapporto CEN-ENEA, principalmente alla nostra grande capacità di riciclare. Con il 72% di tasso di riciclaggio dei rifiuti (percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti) nel 2020 (ultimo anno disponibile), l’Italia si conferma saldamente in vetta in Europa, dove la media dei Paesi è del 58%.

Quanto agli imballaggi, il tasso di riciclaggio ha raggiunto il valore percentuale più alto fra i cinque principali Paesi europei: 71,7%, superiore di quasi 8 punti percentuali alla media UE27 (64%). Siamo secondi in classifica, dopo la Francia (19,3%), per tasso di utilizzo circolare di materia (il rapporto tra l’uso di materie prime generate col riciclo e il consumo complessivo di materiali): l’Italia registra un 18,7%, distanziando Germania (13%), Polonia (8,4%) e Spagna (7,1%).

Siamo primi per la produttività delle risorse (cioè per il valore economico generato a parità di materia prima impiegata): nel 2022 l’Italia ha generato, per ogni kg di materiale consumato, 3,7 euro di PIL. La media UE è più bassa (2,5 euro/kg) come pure le performance degli altri grandi paesi, anche se Spagna (3,4 euro/kg) la Francia (3,2) sono molto vicini.

Non solo riciclo, ma anche riduzione dei rifiuti

Siccome economia circolare non è solo riciclo ma anche (e soprattutto) riduzione dei rifiuti e consumo efficiente delle risorse, nel misurare la circolarità dell’Italia vengono presi in considerazione altri indicatori nei quali l’Italia è meno performante. Ad esempio la produzione pro capite dei rifiuti urbani, nella quale, con 494 chilogrammi per abitante, seguiamo Germania 593 kg/ab, e Francia (439 kg/ab), meno virtuose di noi. Fanno meglio invece Spagna con 467 kg/ab e Polonia, con 364 kg/ab. Altro indicatore di circolarità è il consumo dei materiali per abitante, in cui siamo i secondi più virtuosi(12,8 t/ab, sotto la media UE: 14,9 t/ ab) dietro la Spagna (9,8 t/ab). Francia, Germania, Polonia fanno peggio.

Il lavoro ancora da fare per un’economia più circolare

“Gli indicatori sulla circolarità del nostro Paese confermano le ottime prestazioni dell’Italia su vari aspetti, tra cui ad esempio le percentuali di riciclo e di tasso di utilizzo circolare di materia. L’aumento significativo di consumo di risorse evidenzia tuttavia che urge un cambio di paradigma nel modello economico e negli stili di vita che punti sul grande potenziale dell’economia circolare in termini di uso e gestione più efficiente delle risorse nelle filiere produttive, nelle città e nei territori”, ha detto commentando i risultati italiani Claudia Brunori, direttrice del Dipartimento ENEA Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali.

I punti deboli

Non brillante il quadro dei rifiuti urbani: il riciclo italiano si attesta al 49,2%. “Sostanzialmente in linea con il target fissato dalla Direttiva quadro sui rifiuti al 2020 (50%)”, commentano CEN e ENEA, ma “va incrementato per raggiungere gli ulteriori target al 2025 (55%), 2030 (60%) e 2035 (65%)”. Meglio di noi la Germania (69,1%) mentre si collocano al di sotto della media europea la Francia con il 41,8%, la Polonia con il 40,9% e la Spagna con il 38,6%.

Nella material footprint (il consumo totale di minerali, metalli, fossili e biomasse, al netto delle esportazioni) l’impronta dell’Italia è 12,8 tonnellate per abitante: più leggera della media europea. Tuttavia non solo la Spagna fa meglio di noi, (9,8 t/ab), ma il vantaggio italiano è sempre meno solido: infatti il trend ci racconta di un consumo nazionale in crescita rispetto al 2018 (+8,5%) mentre è in calo dell’11,1% in Spagna, del 3,2% in Francia e del 2,7% in Germania (+5% in Polonia, un aumento minore del nostro).

I trend degli ultimi 5 anni

Se, come abbiamo visto, nella produttività delle risorse abbiamo ancora lo scettro, i trend degli ultimi 5 anni “evidenziano come l’attuale primato dell’Italia, se non migliora il suo trend troppo basso, potrebbe durare poco”, si legge nel rapporto. Secondo ISPRA, poi, la produzione di rifiuti in Italia “è in forte crescita (+18,4% t/ab) rispetto al 2017”.

Cresce (+5,8%) la produzione dei rifiuti da imballaggio, ad un ritmo maggiore di quello tedesco (+4,5%) e francese (+2,4). Restando sui rifiuti da imballaggio, il nostro primato nel riciclo è intaccato dalla plastica. In Europa abbiamo fissato due obiettivi minimi di riciclaggio per i polimeri (50% entro il 2025 e 55% entro il 2030) che ad un anno dalla prima scadenza non sono vicinissimi per il nostro Paese. Facendo un confronto, l’Italia arriva terza dietro alla Spagna (56,4%), che ha già raggiunto l’obiettivo al 2025, e alla Germania, 48,4%.

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