Nel nostro Paese dal 1984 la raccolta e la rigenerazione degli oli esausti è affidata al Conou, che opera attraverso 63 aziende di raccolta e 3 impianti di raffinazione. Con risultati che vanno ben oltre la media europea.
Quattro chili di olio da motore usato – l’equivalente di un cambio di autovettura – se versati nell’acqua possono inquinare una superficie grande come un campo da calcio. L’olio usato delle auto e delle industrie, definito dalla legge rifiuto pericoloso, se eliminato in modo scorretto o impiegato in modo improprio, può trasformarsi in un potente inquinante. Raccogliere questi oli esausti per trasformarli in nuove basi lubrificanti pulite, da rimettere sul mercato, è dal 1984 la scommessa del Conou, il primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata di un rifiuto pericoloso. Nato come Consorzio obbligatorio degli oli usati, si è poi trasformato in Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, come previsto dal Testo unico ambientale. Coordina l’attività di 63 aziende di raccolta in tutto il Paese e di 3 impianti di rigenerazione. In 37 anni ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato: 5,5 milioni delle quali avviate a rigenerazione, con 3,2 milioni di tonnellate di olio base prodotte.
Risultati superiori alla media europea
Quelli di Conou sono risultati all’avanguardia in Europa. E i numeri parlano chiaro anche per un anno complesso come il 2020, come riportato nell’ultimo Rapporto di sostenibilità del Consorzio. Nonostante la pandemia da Covid 19, le imprese del sistema hanno raccolto un totale di 171 mila tonnellate di oli usati (oltre il 46% circa dell’olio immesso al consumo è stato raccolto e recuperato) da cui sono state prodotte 109 mila tonnellate di nuove basi lubrificanti e 33 mila tonnellate di gasolio e bitume. Raggiungendo così un tasso di circolarità del 98%, un risultato d’eccellenza in Europa dove mediamente si recupera solo il 40% dell’olio immesso al consumo e se ne rigenera solo il 60%. E generando sulla bilancia energetica del Paese un significativo risultato: le 167mila tonnellate complessivamente avviate a recupero in Italia hanno consentito un risparmio di circa 47 milioni di euro sulle importazioni di greggio. L’attività del Consorzio ha un ritorno positivo anche in termini economici e sociali: con quasi 1.200 persone impiegate lungo tutta la filiera e un impatto economico pari a 68 milioni di euro.
Tutti i vantaggi dell’olio rigenerato
Le aziende che raccolgono gli oli usati che fanno parte della rete Conou sono raccoglitori specializzati, dotati di strutture di logistica, trasporto e stoccaggio dedicate. Mentre la rigenerazione avviene nelle raffinerie, in grado di trattare una grande varietà di oli minerali usati e produrre basi lubrificanti rigenerate di qualità. Il prodotto finale, impiegato nel comparto industriale e dell’autotrazione, possiede caratteristiche qualitative simili a quelle degli oli prodotti direttamente dalla lavorazione del greggio. Ma i vantaggi in termini ambientali sono importanti. Il sistema di rigenerazione dell’olio usato, confrontato con la generazione di basi lubrificanti vergini, ha consentito di evitare in un anno l’emissione in atmosfera di più di 78 mila tonnellate di CO2 (-49%) e risparmiare 34 milioni di metri cubi d’acqua (-76%). Ma anche di evitare l’impoverimento di carbonio nel suolo per un milione di tonnellate (-96%), 779 tonnellate di anidride solforosa generatrice di piogge acide (-80%), 74 chili di clorofluorocarburo (-91%); 220 tonnellate di ioni fosfato equivalenti (-92%) e quasi 125 mila tonnellate di clorobenzene (-97%).