Grazie alla piattaforma internazionale JPI Oceans, nata per coordinare gli investimenti governativi in ricerca e innovazione e consentire l’adozione di politiche per lo sviluppo di un’economia blu, saranno finanziati due progetti di ricerca dell’Università di Padova.
Il rumore antropico è sempre più pervasivo; conosciamo bene le conseguenze dell’inquinamento acustico in città e i risvolti negativi che ha sulla qualità di vita dei cittadini. Meno evidente è l’impatto dei decibel provocati dalle attività umane sugli ecosistemi, soprattutto su quelli marini. In mare gli animali utilizzano i suoni per comunicare, accoppiarsi, cercare cibo, ma anche per orientarsi nello spazio, individuare altri individui della stessa specie o le potenziali minacce. Inoltre, i mammiferi marini sono in grado di comunicare a decine di chilometri di distanza. Il traffico marittimo – in costante aumento – le attività di ricerca dei combustibili fossili, i sonar utilizzati per attività militari o civili, la costruzione di edifici sulla costa, le attività di pesca e gli impianti eolici offshore sono alcune delle più comuni fonti di rumore sottomarino. Che finisce per coprire i suoni utilizzati dagli animali, o comunque interferire con la loro vita. Dal 1950 al 2000 il rumore sottomarino in bassa frequenza è raddoppiato, ogni 10 anni.
Le conseguenze dell’inquinamento acustico sottomarino
Dato che i mammiferi sottomarini utilizzano il suono per orientarsi, negli ultimi anni sono aumentati incredibilmente i casi di balene spiaggiate. Rumori forti possono provocare, nei pesci, danni fisici come l’esplosione della vescica, problemi all’apparato uditivo, aumento della frequenza cardiaca. Le balene, ad esempio, hanno modulato il proprio tono in modo da poter comunicare superando il rumore sottomarino. Alcuni pesci tendono a cambiare le proprie abitudini, abbandonano il proprio territorio o ne controllano continuamente i confini. Nell’Artico alcuni gruppi di animali hanno deviato le proprie rotte di migrazione per evitare fonti di rumore come navi spacca-ghiaccio o trivelle.
Il bando Underwater noise per finanziare la ricerca sull’inquinamento acustico sottomarino
Consentire la trasformazione verso un’economia blu sostenibile e promuovere la salute e la produttività di mari e oceani sono gli obiettivi del Joint programming initiative healthy and productive seas and oceans (JPI Oceans), una piattaforma intergovernativa per coordinare gli investimenti in ricerca e innovazione, consentire l’attuazione di politiche informate e uno sviluppo economico che garantisca mari e oceani sani e produttivi, in modo sostenibile. Insieme alla Baltic and North Sea coordination and support action, BlueMed, National oceanic and atmospheric administration e al Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile (Ocean decade) delle Nazioni Unite, la JPI Oceans ha lanciato il bando congiunto Underwater noise in the marine environment, a cui hanno partecipato Italia, Germania, Belgio, Irlanda, Norvegia, Spagna, Polonia e Romania. Il bando offre l’opportunità di affrontare in modo sistematico le sfide degli oceani, sostenere le politiche e svolgere attività di ricerca sperimentale sul tema emergente dell’inquinamento acustico di mari e oceani.
Due progetti di ricerca sull’inquinamento acustico di mari e oceani dell’Università di Padova
Dagli otto Paesi che partecipano al bando sono arrivate tredici proposte di progetto, di cui solo cinque sono state selezionate per essere finanziate. Tra queste, due sono coordinate dall’Università di Padova:
- DeuteroNoise, che si occupa della caratterizzazione del rumore marittimo in diversi bacini europei e del suo impatto sugli invertebrati deuterostomi, una tipologia di invertebrati di grande rilevanza ecologica. Il progetto, coordinato dalla professoressa Lucia Manni del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, otterrà un finanziamento di 1 milione 392mila euro circa.
- Diaphonia, coordinato dal professor Sandro Mazzariol del Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione, intende sviluppare un quadro diagnostico per valutare e prevedere l’impatto del rumore subacqueo sulle specie marine. Sarà finanziato per una cifra di 1 milione e 368mila euro.