È in aumento la piantumazione di nuovi alberi nel nostro Paese, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi fissati dalla Strategia europea sulla biodiversità. Consumo di suolo, crisi climatica e carenza di alberi da piantare sono gli ostacoli principali.
È possibile contare gli alberi piantati ogni anno in Italia e misurarne i benefici ambientali ed economici? Ci prova L’Atlante delle Foreste di Legambiente, secondo il quale tra il 2022 e i primi mesi del 2023 sono stati piantati nel nostro Paese quasi 3 milioni di alberi, su una superficie di oltre 4.500 ettari (circa 6.500 campi di calcio). Il trend è in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+ 16%) ma ancora decisamente insufficiente rispetto agli obiettivi fissati nel nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e dalla Strategia europea sulla biodiversità che punta a piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030. Eppure ci sarebbe tanto da guadagnare: secondo la ricerca, queste nuove aree verdi sono in grado di generare servizi eco-sistemici per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro all’anno, per ogni anno di vita degli impianti arborei e arbustivi messi a dimora.
L’indagine è realizzata con AzzeroCO2 – che ha sviluppato la metodologia per il calcolo del valore generato dai servizi ecosistemici – e Compagnia delle Foreste, sulla base dei dati provenienti dagli oltre 730 macro-progetti di nuove forestazioni urbane ed extraurbane censiti su tutto il territorio nazionale ed effettuati con fondi pubblici (Decreto Clima, PNRR, fondi regionali o provinciali) e risorse private.
I benefici ambientali ed economici della forestazione
L’Atlante delle Foreste si propone di offrire una panoramica dettagliata del ruolo e dei benefici che i nuovi progetti di forestazione sono in grado di generare nel sistema economico e sociale italiano, oltre alla loro fondamentale funzione di assorbimento della CO2. Gli ecosistemi e i suoli forestali sono, infatti, i principali serbatoi naturali terrestri di carbonio e giocano un ruolo chiave per mitigare gli effetti della crisi climatica in atto, ma sono anche la base del nostro capitale naturale e di ricchezza di biodiversità. Tra i principali benefici generati dalle nuove opere di rimboschimento, la ricerca sottolinea la mitigazione di eventi climatici estremi e la regolazione della qualità dell’aria e del suolo, di cui viene stimata un’incidenza economica positiva di oltre 2.000 euro per ettaro all’anno. E poi, l’impatto generato in termini di turismo sostenibile e attività culturali, con una valutazione di oltre 600 euro per ettaro all’anno. Emerge, inoltre, un valore non legato direttamente all’uso delle aree, ma alla disponibilità di biodiversità e al corretto funzionamento degli ecosistemi forestali per le generazioni future, per un apporto stimato in più di 2.000 euro per ettaro ogni anno.
Quali sono le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi di forestazione
Lo studio esamina anche le criticità che rischiano di non far raggiungere gli obiettivi di forestazione stabiliti dal PNRR e come i diversi territori abbiano agito negli ultimi mesi. Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto sono le Regioni con il più alto numero di alberi messi a dimora (dato aggregato tra investimenti pubblici e privati) nell’arco temporale considerato, mentre sul podio delle Città metropolitane ci sono Torino, Venezia e Bologna che hanno beneficiato dei fondi provenienti dal Decreto Clima e dal PNRR. Per le 14 Città metropolitane italiane, il PNRR prevede la piantumazione di 6,6 milioni di alberi entro il 2024 e, con un bando da 330 milioni di euro pubblicato a marzo 2022, ha messo a disposizione 74 milioni di euro per il 2022, altri 74 milioni per il 2023 e 139 milioni per il 2024. Il fine è la creazione di boschi urbani e periurbani nei 1.268 Comuni delle 14 Città metropolitane, popolati da oltre 21 milioni di abitanti. L’Atlante delle Foreste precisa che, fatto salvo Venezia e Torino, la quasi totalità dei progetti ammessi al finanziamento si trova ancora in fase di scouting o di planting: si è cioè provveduto a individuare le aree idonee e a produrre nei vivai le piante, che si prevede saranno messe a dimora entro la fine del 2023.
Lo studio sottolinea, inoltre, come il bando per l’assegnazione di fondi del PNRR non abbia tenuto conto della problematica legata alla mancanza di suolo pubblico per la realizzazione degli interventi di forestazione, inserendo vincoli sugli ettari minimi delle aree. Motivo per cui alcune Città metropolitane, non avendo aree sufficientemente grandi per creare nuovi boschi urbani, soprattutto a causa del crescente consumo di suolo, non hanno potuto accedere ai fondi. Tra queste, ad esempio, Milano e Firenze. Tra le difficoltà segnalate nell’Atlante delle Foreste, la carenza di alberi da piantare, dovuta alla chiusura, negli ultimi anni, di molti vivai forestali pubblici.
Tra le criticità da affrontare, ci sono le ripercussioni del riscaldamento globale: con l’aumento delle temperature, la siccità e l’incremento dei fenomeni meteorologici estremi che condizionano la tenuta degli alberi, è necessario ridefinire in maniera più mirata le fasi degli interventi di rimboschimento e osservare il principio dell’albero giusto nel posto giusto. Ossia tenere conto dell’importanza della scelta delle specie da piantare, del monitoraggio della loro crescita e della vulnerabilità del territorio rispetto anche ai sempre più frequenti incendi boschivi, che andrebbero contrastati investendo in prevenzione. È inoltre fondamentale adottare una gestione forestale sostenibile e responsabile, garantendo la pianificazione e la certificazione dei boschi.