La carta igienica è un prodotto che fa parte della nostra quotidianità e che utilizziamo senza pensare poi troppo al suo impatto ambientale. Eppure dovremmo essere molto più accorti, anche in considerazione del fatto che i dati a proposito ci dicono che ne stiamo sprecando tantissima: ogni italiano ne usa infatti oltre 4 kg all’anno, secondo le recenti analisi di Non sprechiamo. Ci sono comunque a nostra disposizione anche molte altre alternative molto più sostenibili: ecco tutto quello che c’è da sapere nel merito della questione.
Indice contenuti
- I nostri consumi di carta igienica
- I problemi legati al consumo di carta igienica
- Il bidet: un’alternativa sostenibile
- Carta igienica da materiali di riciclo
I nostri consumi di carta igienica
Il problema principale legato all’impatto ambientale della carta igienica è che molto spesso non viene usata solo ed esclusivamente per la pulizia delle parti intime, come dovrebbe essere in linea teorica: in realtà, infatti, sovente viene sfruttata anche per soffiarsi il naso o asciugarsi le mani. Chiaramente, in questi ultimi due casi, sarebbe meglio affidarsi a prodotti riutilizzabili come i fazzoletti di stoffa, che possono svolgere la medesima funzione ma in modo molto più sostenibile.
Complessivamente, secondo gli esperti, vengono utilizzati per ogni individuo circa 70 rotoli di carta igienica nel giro di un solo anno, un numero di certo collegato anche alle fin troppo efficaci campagne di marketing che ci vendono la carta igienica morbida e spessa come la soluzione a gran parte dei nostri problemi.
I problemi legati al consumo di carta igienica
Trattandosi pur sempre di carta, per produrre questo tipo di prodotti basati sulla cellulosa è necessario abbattere molti alberi: si calcola a proposito che ogni anno per questo settore sia necessario tagliarne 270 mila in tutto il mondo.
L’uso sconsiderato di carta igienica, inoltre, ci porta a inquinare l’ambiente. Si tratta infatti di un prodotto che, nella maggior parte dei casi, non è riciclabile. La stragrande maggioranza della carta igienica proviene dai Paesi asiatici, dove solo il 2% è riciclabile. I principali marchi europei riescono invece a offrire sul mercato una percentuale tra il 20% e il 25% di carta igienica realizzata con materiali riciclati.
C’è poi un altro elemento, di non poco conto, da considerare, ed è quello economico: continuare ad acquistare carta igienica significa spendere importanti cifre che potrebbero essere investite in altro, come beni di consumo effettivamente riciclabili.
Il bidet: un’alternativa sostenibile
Una soluzione alternativa davvero molto interessante alla carta igienica è il bidet, un vero e proprio baluardo del nostro Paese, uno dei pochi a farne uso e tra i primi ad installarlo nelle case (in Francia, ad esempio, questa opzione non sarebbe praticabile nella maggior parte delle abitazioni).
Dopo aver espletato le proprie funzioni corporali, infatti, per lavarsi adeguatamente con questo strumento basteranno al massimo 5 litri di acqua corrente. Si tratta di una differenza notevole rispetto all’utilizzo della carta igienica tradizionale, che richiede quasi 40 litri d’acqua per ogni rotolo, senza contare lo spreco energetico legato al continuo lavaggio di un’eventuale carta riutilizzabile. Da tempo infatti si parla di produrre della carta igienica riutilizzabile, per esempio utilizzando della stoffa lavabile: si tratta però di una soluzione sostenibile solo fino ad un certo punto, visto e considerato quante risorse (acqua e energia elettrica) servono per lavarla. Non è infatti possibile pulire dei prodotti simili a temperature troppo basse, ma è necessario puntare su un minimo di 60° per garantire l’eliminazione di batteri e altri elementi patogeni presenti nelle feci o nelle urine.
Carta igienica da materiali di riciclo
Un’altra possibilità è passare alla carta riciclata e/o a quella creata con materiali sostenibili. Un confronto delle emissioni di gas serra generate dalla produzione di carta igienica realizzata con cellulosa vergine e fibra riciclata ha dimostrato che, sebbene le richieste di energia termica ed elettricità siano di gran lunga maggiori per la carta riciclata durante la produzione, le emissioni di questi gas legate alla cellulosa vergine sono circa il 30% superiori rispetto a quelle della carta riciclata (emettendo 568 chilogrammi di CO2 equivalente in più per chilogrammo di carta igienica) a causa dell’impatto aggiunto della produzione della pasta di legno.
Di recente, a proposito, si è iniziato a parlare sempre più spesso di carta igienica prodotta a partire da fonti alternative come bamboo o canna da zucchero. Tuttavia, queste opzioni presentano un problema: molti marchi di fibre non legnose provengono dai sopra citati Paesi asiatici, tra cui Cina e India, e la spedizione dei loro prodotti verso clienti dall’altra parte del globo come gli Stati Uniti o l’UE genera in realtà un’importante impronta di carbonio.
Per fortuna, esistono anche alternative alla produzione di carta igienica che sono state realizzate più vicino ai consumatori: è il caso di Essity, tra i nove maggiori produttori di carta igienica al mondo, che nel 2021 ha inaugurato un impianto per produrre pasta di carta da paglia di grano nella sua fabbrica di Mannheim, in Germania. Michaela Wingfield, direttrice della comunicazione della regione centrale dell’azienda, ha a proposito dichiarato: “I calcoli iniziali indicano che la pasta di paglia unica di Essity ha un’impronta ambientale migliore del 20% rispetto alla carta igienica realizzata con fibre di legno”.