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Illegalità ambientale: i reati più diffusi e le Regioni più colpite

abusivismo edilizio
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Il Rapporto di Legambiente fotografa la situazione delle illegalità ambientali in Italia, con un trend di 30mila reati all’anno. Attività di prevenzione e controllo e interventi normativi, le proposte dell’associazione per contrastare il fenomeno delle ecomafie.

È l’Italia del saccheggio ambientale, quella che raccontano le pagine di Ecomafia 2023, il rapporto realizzato da Legambiente in collaborazione con tutte le forze dell’ordine. Un saccheggio che trova terreno fertile su ogni fronte, dal ciclo dei rifiuti a quello del cemento, passando dallo sfruttamento della biodiversità ai beni culturali e ancora all’agroalimentare e al caporalato, fino agli incendi boschivi e al commercio degli shopper fuori legge.

I dati ufficiali registrano che nel 2022 le forze dell’ordine hanno contestato quasi 31mila reati ambientali, più o meno 84 reati al giorno, più di 3 ogni ora, in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Crescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67mila (con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente): sommando queste due voci – reati e illeciti amministrativi – le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100mila. Ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti sono le tre principali filiere su cui si è registrato il maggior numero di illeciti. Sostanzialmente stabile il mercato illegale, che si aggira su circa 9 miliardi di euro.

I reati ambientali sono in aumento?

Il ciclo illegale dei rifiuti mostra una battuta d’arresto rispetto all’anno precedente, con una flessione che supera il 33%. Fortunatamente, si riduce anche il fenomeno degli incendi agli impianti di trattamento, smaltimento e recupero di rifiuti, che dai 217 del 2021 sono passati a 121 nel 2022 e 18 nei primi quattro mesi del 2023. Si tratta di numeri comunque significativi, ma probabilmente l’attività investigativa svolta soprattutto dall’Arma dei carabinieri, a cominciare da quella sviluppata dal Noe di Milano insieme alla Dda milanese, ha smantellato i principali focolai. Come hanno appurato le indagini, infatti, i roghi si sono spesso rivelati l’atto finale di gestioni e traffici illeciti e ben strutturati di rifiuti, condizionati anche da dinamiche internazionali come la chiusura delle frontiere cinesi e, in generale, l’eccesso di offerta di materiali di scarso valore, se non quando di valore negativo. Il ciclo illegale del cemento mostra, al contrario, una nuova recrudescenza, con reati che superano i 12mila, dall’abusivismo edilizio agli appalti truccati, e costituiscono quasi il 40% dei reati ambientali, con una crescita del 29% rispetto al 2021. Sono in crescita anche i reati contro la fauna, con 6.481 illeciti penali (+4% rispetto al 2021) e 5.486 persone denunciate (+8% circa), quelli legati a roghi al patrimonio boschivo (5.207, con una riduzione del – 3%) e l’illegalità nel settore agroalimentare, che ha portato all’accertamento di oltre 41mila reati e illeciti amministrativi. Sul fronte dell’archeomafia, ovvero i furti al nostro patrimonio storico-culturale, nel 2022 ne sono stati registrati oltre 400. In sostanza, i dati complessivi relativi al fenomeno dei reati ambientali mostrano un trend simile agli altri anni, con numeri che si muovono intorno alla soglia dei 30.000 reati all’anno.

Quali sono le Regioni dove si verificano più illegalità ambientali

Declinando i dati su scala regionale, anche questa volta la Campania si conferma la regina dell’illegalità ambientale, avendo registrato nel proprio territorio più di 4.000 reati (il 13% del totale nazionale) e 995 sequestri. Al secondo posto per numero di infrazioni la Puglia, con oltre 3.000 reati, seguono la Sicilia con 2.900 reati, il Lazio (2.600) e la Calabria (2.200), mentre la Lombardia con più di 2.100 infrazioni penali è la prima regione del Nord per numero di illeciti. Incremento significativo di reati anche in Emilia-Romagna, che con quasi 1.500 reati registra circa il 35% in più rispetto al 2021. Tra le patologie ormai croniche segnalate dal Rapporto staglia sicuramente la corruzione ambientale. Le inchieste per corruzione connessa ad attività con impatto ambientale censite da Legambiente dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023 sono state 58. Su queste, pesa il numero dei Comuni sciolti per mafia (22 quelli analizzati nel Rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza), e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente.

Ecomafia: le proposte di Legambiente per contrastarla 

Per Legambiente quella contro l’ecomafia è una doppia sfida, che si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza; dall’altro mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a normative internazionali, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini. Dieci le proposte di modifica normativa che accompagnano il Rapporto. A cominciare dall’approvazione delle riforme che mancano all’appello, in vista della prossima direttiva Ue sui crimini ambientali, di cui l’Italia deve sostenere con forza l’approvazione entro l’attuale legislatura europea. Sul versante nazionale, Legambiente sostiene:

  • la necessità di rivedere quanto previsto dal nuovo Codice degli appalti, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”;
  • garantire il costante monitoraggio degli investimenti previsti per il PNRR;
  • approvare il disegno di legge contro le agromafie;
  • introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna;
  • emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente;
  • garantire l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte, come Legambiente, nel Runts, il Registro unico nazionale del Terzo settore.

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