Con il voto su tre provvedimenti legislativi che fanno parte del pacchetto Fit for 55 per la riduzione delle emissioni di gas serra e il raggiungimento della neutralità climatica, l’Europarlamento chiede un’azione per il clima più decisa. Inceneritori e trasporti marittimi e stradali nel mercato ETS.
Per combattere i cambiamenti climatici il Parlamento europeo chiede un sistema di scambio di quote di emissioni più ambizioso, azioni rapide e indipendenza energetica. Gli eurodeputati hanno approvato il 22 giugno la propria posizione su tre importanti atti legislativi – la riforma del mercato europeo delle quote di emissioni di carbonio, il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e il fondo sociale per il clima – che fanno parte di Fit for 55, il pacchetto legislativo dell’Unione europea volto a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tra le novità, l’inserimento del trasporto su strada e del trasporto marittimo nel sistema di scambio delle quote di CO2, e quello degli inceneritori che, a partire dal 2026, dovrebbero iniziare a pagare per le proprie emissioni. Una votazione non semplice, sulla quale Strasburgo si era spaccato all’inizio di giugno, ma il cui esito potrà ora essere consegnato al Consiglio europeo per avviare i negoziati con gli Stati membri sulla versione finale del Fit for 55. “Un passo verso l’indipendenza da combustibili fossili costosi e inquinanti provenienti dalla Russia, da raggiungere prima del 2030” riporta la nota dell’Europarlamento. “Oggi è un grande giorno per il clima – ha dichiarato dopo il voto il relatore degli emendamenti Peter Liese eurodeputato del Christlich Demokratische Union Deutschlands – Tutti coloro che investono nella mitigazione del clima saranno sostenuti, ma coloro che vogliono solo continuare a inquinare avranno vita difficile. Proteggeremo i posti di lavoro e faremo ciò che è necessario per salvare il pianeta per i nostri figli e nipoti”. Vediamo le proposte approvate.
Riforma del sistema di scambio di quote di emissione di gas serra
Attraverso la riforma dell’Emission Trading System (ETS), il sistema di scambio delle quote di emissione di carbonio dell’Unione europea, l’obiettivo degli eurodeputati è incentivare le industrie a ridurre ulteriormente le loro emissioni e investire in tecnologie più verdi. La revisione è stata accolta con 439 voti a favore, 157 contrari e 32 astensioni. “I deputati – si legge nel comunicato dell’Europarlamento – ritengono che il sistema ETS sia al centro della politica climatica europea e che abbia innescato riduzioni significative delle emissioni, in quanto l’imposizione di un prezzo alle emissioni di gas a effetto serra (GHG) ha incentivato gli attori economici a ridurle e a investire in tecnologie a bassa emissione di carbonio”. La riforma prevede un’eliminazione graduale, più rapida di quanto previsto in precedenza, delle quote gratuite per le industrie. I punti chiave sono l’istituzione di un ETS II per gli edifici e il trasporto su strada, con l’esclusione degli edifici privati almeno fino al 2029; l’aumento dal 61% (proposto dalla Commissione) al 63% dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, rispetto al 2005; la graduale eliminazione delle quote gratuite dal 2027 e loro completa eliminazione entro il 2032; un sistema bonus-malus da introdurre a partire dal 2025 per favorire le imprese più ecologiche; entrate di bilancio da utilizzare esclusivamente per azioni di contrasto e mitigazione del cambiamento climatico nell’Unione europea e negli Stati membri. Il Parlamento inoltre vuole includere l’incenerimento dei rifiuti urbani nel mercato delle quote di carbonio a partire dal 2026; ed è stata approvata un’estensione del sistema ETS al trasporto marittimo. “I deputati – spiega la nota – vogliono coprire il 100% delle emissioni delle rotte intraeuropee a partire dal 2024 e il 50% delle emissioni delle rotte extraeuropee da e verso la Ue a partire dal 2024, fino alla fine del 2026. A partire dal 2027, le emissioni di tutti i viaggi dovrebbero essere coperte al 100%, con possibili deroghe per i Paesi non appartenenti alla Ue, dove la copertura potrebbe essere ridotta al 50% a determinate condizioni. Gli eurodeputati chiedono che vengano incluse anche le emissioni di gas serra diverse dalla CO2, come il metano e i protossidi di azoto. Il 75% dei proventi generati dalla vendita all’asta delle quote marittime dovrà essere destinato a un Fondo per gli Oceani per sostenere la transizione verso un settore marittimo europeo efficiente dal punto di vista energetico e resiliente dal punto di vista climatico”.
Nuovo strumento contro la rilocalizzazione delle emissioni di CO2
La seconda riforma ambientale approvata riguarda il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon border adjustment mechanism – CBAM) dell’Unione europea. Gli eurodeputati chiedono un campo di applicazione più ampio e una più rapida attuazione di questo meccanismo, che serve a sostenere la riduzione delle emissioni nei Paesi non appartenenti all’Unione europea e prevenire il fenomeno della rilocalizzazione (il trasferimento della produzione in Paesi con limiti di emissione meno rigorosi). Fra le proposte approvate figurano: l’introduzione graduale e anticipata del CBAM entro il 2032, in concomitanza con l’eliminazione delle quote gratuite ETS; l’estensione del campo di applicazione ai prodotti chimici organici, alla plastica, all’idrogeno e all’ammoniaca, nonché alle emissioni indirette; l’utilizzo di un importo equivalente alle entrate del CBAM dal bilancio Ue per sostenere la transizione verde nei Paesi meno sviluppati; l’istituzione di un’autorità CBAM a livello europeo.
Fondo sociale per il clima
Il Parlamento ha inoltre sostenuto la creazione di un Fondo sociale per il clima (SCF) per aiutare le persone più colpite dalla povertà energetica a fronteggiare l’aumento dei costi della transizione energetica. Il Fondo dovrebbe includere misure temporanee di sostegno diretto al reddito (come la riduzione delle tasse e delle tariffe energetiche) per mitigare l’aumento dei prezzi del trasporto su strada e del combustibile per il riscaldamento; investimenti nella ristrutturazione degli edifici, nelle energie rinnovabili e nella promozione di trasporto pubblico, car-pooling e car-sharing, ciclabilità. Le misure potrebbero prevedere incentivi fiscali, voucher, sovvenzioni o prestiti a tasso zero.