L’Italia potrebbe diventare il terzo mercato mondiale per l’eolico off-shore galleggiante: una tecnologia installabile anche nei profondi fondali del Mediterraneo. Ma siamo solo agli inizi, con il via libera al primo parco off-shore floating nel Canale di Sicilia. E con obiettivi al 2030 per il comparto dell’eolico in mare davvero poco sfidanti: 2 GW contro i 30 GW previsti dalla Germania.
Tra le tecnologie che sfruttano le energie rinnovabili su cui l’Italia può contare per decarbonizzare e raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica, c’è l’eolico off-shore, cioè in mare, in particolare nella sua più moderna veste di eolico off-shore galleggiante.
Per il nostro Paese, il potenziale di sviluppo di questa tecnologia all’avanguardia è molto alto. Innanzitutto perché l’Italia è una penisola, con un affaccio sul mare di oltre 8.000 chilometri di costa, e perché conta alcune grandi realtà portuali, ma anche per i suoi buoni livelli di produzione di metallo e di navi, indispensabili alla realizzazione delle turbine eoliche e alla loro sistemazione in mare.
D’altro canto, sono indispensabili anche obiettivi di produzione di energia elettrica rinnovabile adeguati e ambiziosi e un quadro legislativo che consenta iter autorizzativi per gli impianti sufficientemente rapidi, senza dimenticare una pianificazione strategica dello spazio marittimo per la collocazione degli impianti. E questo al momento manca. Come sottolineato, in particolare, dalla Floating Offshore Wind Community – creata da The European House Ambrosetti in collaborazione con Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia – e da Anie Federazione insieme a Elettricità Futura.
Che cos’è l’eolico off-shore galleggiante
L’eolico off-shore galleggiante, o eolico flottante, è una tecnologia che prevede che le turbine eoliche dell’impianto, in mare, non siano poggiate sul fondale marino, bensì collocate su strutture galleggianti ancorate ai fondali. Rispetto all’eolico off-shore tradizionale, la tecnologia floating può essere installata in acque più profonde, più lontano dalla costa e in situazioni di venti più forti, aumentando il potenziale energetico delle pale eoliche.
Oltre a risultare meno visibile dalla costa – e l’inserimento nel paesaggio degli impianti off-shore è, in Italia, uno dei temi “aperti”, insieme all’impatto sulla fauna marina e sull’ambiente – l’eolico flottante presenta caratteristiche che lo rendono più adatto a quelle del Mediterraneo: fondali molto profondi e venti forti, che mal si addicono o non consentono l’installazione di pale fisse.
Le potenzialità per lo sviluppo in Italia
Proprio le caratteristiche del floating, dunque, rappresentano la chiave delle sue possibilità di sviluppo in Italia: una potenzialità stimata, secondo gli studi del Politecnico di Torino, in 207,3 gigawatt (GW) di potenza, per una generazione di 540,8 terawattora (TWh) all’anno.
Secondo il Global Wind Energy Council, l’Italia potrebbe essere il terzo mercato mondiale per l’eolico galleggiante. In particolare, secondo lo studio realizzato da The European House Ambrosetti, in Puglia, Sicilia e Sardegna si concentrerebbe il 63% delle possibilità di sviluppo dell’eolico galleggiante. Inoltre, sempre secondo il report,la creazione di una filiera nazionale dell’eolico offshore galleggiante potrebbe generare un valore aggiunto cumulato tra il 2030 e il 2050 di 57 miliardi di euro.
E nell’ipotesi di realizzare 20 gigawatt al 2050, si potrebbero generare circa 27 mila nuovi posti di lavoro in Italia al 2050 nella fabbricazione, assemblaggio, progettazione e manutenzione. Inoltre, l’eolico offshore galleggiante stimolerebbe molti settori chiave dell’industria del nostro paese, quali la fabbricazione di prodotti in metallo, di navi e imbarcazioni, la meccanica avanzata, le apparecchiature elettriche e i materiali da costruzione.
Eolico off-shore a fondo fisso, a Taranto il primo parco installato
Si configura, però, diversamente, la situazione attuale al largo delle nostre coste, nonostante i numerosi progetti pilota in corso. Il primo parco eolico offshore d’Italia (a fondo fisso) è stato inaugurato nel 2022, al largo di Taranto, nel Mar Ionio e ha una capacità di 30 megawatt (MW). Un valore inferiore rispetto agli impianti già in funzione nell’Europa settentrionale, ma secondo Enel Green Power, “non trascurabile a livello locale, perché è previsto che produca per 25 anni oltre 58.000 MWh annui di elettricità, di cui almeno il 10% destinato al porto di Taranto”.
Via libera per il primo parco galleggiante nel mare italiano
Il primo parco eolico galleggiante di dimensione commerciale nel Mediterraneo, nel canale di Sicilia a circa 35 chilometri dalle nostre coste, ha invece ricevuto il via libera, con il decreto di compatibilità ambientale, il 21 marzo scorso. È il progetto 7 Seas Med, una partnership tra GreenIT, la joint venture italiana per le energie rinnovabili tra Plenitude (Eni) e CDP Equity (Gruppo CDP) e Copenhagen Infrastructure Partners (CIP).
Con cinque progetti situati a circa 30 chilometri al largo delle coste di Sicilia, Lazio e Sardegna, il consorzio è uno dei maggiori sviluppatori del settore in Italia. “Il portafoglio eolico offshore della partnership in Italia, di quasi 3 GW con una produzione annua di circa 7 TWh di energia rinnovabile, sarà sufficiente a soddisfare i consumi elettrici di circa 2,5 milioni di famiglie, contribuendo agli obiettivi di decarbonizzazione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il clima (PNIEC) al 2030”, scrive 7 Seas Med.
Eolico off-shore, l’iniziativa del Mase per i porti e le infrastrutture portuali
Per dare attuazione al decreto Energia, e raggiungere gli obiettivi della transizione energetica individuati nel Pniec 2023 implementando anche l’eolico off-shore, il mistero dell’Ambiente e della sicurezza economica (Mase) ha invitato, tramite avviso pubblico, le autorità portuali a inviare le proprie manifestazioni di interesse per la individuazione di aree demaniali marittime “da destinare alla realizzazione di infrastrutture idonee a garantire lo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare”.
Le aree individuate dovranno essere in almeno due porti del Mezzogiorno, o in scali limitrofi ad aree nelle quali sia in corso l’eliminazione graduale dell’uso del carbone. Le manifestazioni di interesse dovevano essere inviate entro il 18 maggio e includere una descrizione dettagliata delle attività proposte. Fra i porti interessati potrebbero annoverarsi, oltre a Taranto, Brindisi, Augusta e Civitavecchia.
Eolico off-shore, la potenza installata in Italia e nel mondo
Con i soli 30 megawatt installati delle turbine fisse del parco eolico nel mare di Taranto, l’Italia è sull’eolico off-shore decisamente indietro rispetto ad altri Paesi europei e lontanissima dalla Cina, che con più di 30 gigawatt (un gigawatt è uguale a mille megawatt) installati al 2022, è al momento il primo Paese per potenza installata di eolico offshore a fondo fisso e galleggiante. Più del doppio della capacità installata del Regno Unito (14 Gw), secondo Paese a livello mondiale in questo specifico segmento, e tre volte la Germania, leader nella Ue con 8 Gw installati.
Eolico off-shore, gli obiettivi al 2030
Diverso anche il nostro target al 2030 rispetto a quelli fissati da questi tre Paesi: 60 GW la Cina, 50 GW il Regno Unito e 30 GW la Germania, mentre ci limitiamo a un obiettivo di 2,1 GW. A fronte di questa crescita della tecnologia a livello mondiale, il nostro Pniec prevede che solo il 2% dell’obiettivo di potenza rinnovabile elettrica installata al 2030 provenga da impianti eolici offshore, a fondo fisso e galleggianti, mette in evidenza la ricerca di Ambrosetti per la Floating Offshore Wind Community. Mentre servirebbe un obiettivo molto più ambizioso: almeno 20 GW al 2050, dice la Community.
L’Italia, insomma, con l’eolico off-shore galleggiante è soltanto agli inizi, nonostante le possibilità non manchino e cresca l’interesse degli operatori del settore. Tutto sta nel vedere se arriveranno provvedimenti certi e a lungo termine, che accorcino gli iter autorizzativi, e sostegni agli investimenti.