A trent’anni dalla prima adozione del marchio che certifica l’eccellenza ambientale di prodotti e servizi sul mercato europeo, si registra un interesse crescente per i prodotti ecologici. Alcuni settori particolari, come quello dei prodotti finanziari e alimentari, devono però attendere.
Il marchio Ecolabel Ue, che certifica prodotti e servizi a basso impatto ambientale, quest’anno ha compiuto 30 anni. E funziona. Ottimo il bilancio italiano. “Le aziende ci hanno dato fiducia, i numeri lo dimostrano: 400 licenze, 12mila prodotti. Con obiettivo di evitare sprechi alimentari, produrre pochi rifiuti, utilizzare poche materie prime” ha commentato Maria Siclari, direttrice generale Ispra, in occasione della quinta edizione del Premio Ecolabel, l’evento che ogni anno riconosce l’impegno delle aziende italiane che si sono distinte nella diffusione e promozione del marchio europeo. “Il marchio è anche uno stimolo per il consumatore, che apprende modelli di sviluppo sostenibile” ha aggiunto Siclari.
Ecolabel Ue garantisce l’eccellenza ambientale di beni e servizi
Economia circolare, inquinamento zero, mitigazione degli effetti del cambiamento climatico sono le maggiori sfide ambientali che l’Europa si prefigge con il Green Deal, e al cui raggiungimento il marchio Ecolabel Ue contribuisce offrendo alternative ecologiche di beni e servizi. Istituito il 23 marzo 1992, la certificazione inizialmente era destinata solo ai beni, con l’eccezione di cibo, bevande e medicine. Dal 2003 sono stati introdotti criteri anche per i servizi, prima per gli alloggi turistici, poi per i servizi di pulizia degli ambienti interni e poi per nuovi gruppi di prodotti. Fino a raggiungere i 24 gruppi per i quali il marchio fissa attualmente i criteri, coprendo più di 87mila beni e servizi nel mercato dell’Unione europea e diventando il marchio ufficiale per l’eccellenza ambientale, garantito e verificato in modo indipendente. Il funzionamento della certificazione è definito nel regolamento ufficiale del Parlamento e del Consiglio europeo e il marchio gestito dalla Commissione e dagli Stati membri. Trattandosi di un sistema volontario, sta a produttori, importatori e rivenditori decidere di chiederlo. Per ottenerlo, i beni e i servizi devono soddisfare standard ambientali durante l’intero ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime alla produzione e alla distribuzione, fino allo smaltimento. La conformità ai criteri del marchio viene verificata da terze parti indipendenti; e i criteri sono rivisti periodicamente in funzione delle innovazioni tecnologiche, ad esempio nei processi di produzione dei materiali o nella riduzione delle emissioni, nonché dei cambiamenti che possono verificarsi sul mercato o nelle politiche europee. L’Ecolabel incoraggia le aziende a sviluppare prodotti innovativi che siano durevoli, facili da riparare e riciclabili e a fornire ai consumatori informazioni accurate, non ingannevoli e basate su dati scientifici sull’impatto ambientale dei prodotti.
In quali Paesi il marchio Ecolabel Ue è adottato di più
Le ultime statistiche sono di settembre. Il marchio Ecolabel Ue conta in tutto 2.270 licenze concesse in tutta Europa, di cui 31 assegnate negli ultimi sei mesi. Le licenze interessano soprattutto i servizi di ricettività turistica (22%), i prodotti per la pulizia di superfici dure (15%), i prodotti in carta velina e carta tissue (9%). Mentre i gruppi di prodotti più richiesti sono le pitture e vernici per interni ed esterni (41%), la carta velina e i prodotti in carta tissue (17%), i tessili (9%) e i prodotti per la pulizia delle superfici dure (7%). Andando a vedere la situazione per Paese, spicca la performance dell’Italia, dove viene assegnata la maggior parte delle licenze (16%) a parità con la Germania, seguite da Spagna e Francia (15%).
I prodotti ecologici sono in aumento, ma per alcuni settori bisogna attendere
I numeri del marchio Ecolabel Ue dimostrano un crescente interesse per i prodotti ecologici da parte di imprese, cittadini e rivenditori. Per alcuni gruppi di prodotti i criteri per l’attribuzione del marchio sono ancora in fase di sviluppo, come per i prodotti finanziari, su cui la Commissione europea ha avviato il lavoro nell’ottobre del 2018 con l’idea di riuscire a spostare i capitali su obiettivi di sviluppo sostenibile. È in stand-by anche la definizione dei criteri di sostenibilità per prodotti alimentari e mangimi, che la Commissione, dopo un primo studio di fattibilità, ha deciso di riesaminare nell’ambito dello sviluppo di una più ampia strategia alimentare dell’Unione europea. Sospesa anche l’elaborazione dei criteri per l’assegnazione del marchio per gli edifici adibiti a uffici, in attesa che la Commissione sviluppi un quadro con indicatori fondamentali per la valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici.