Uno dei principali pericoli legati al riscaldamento globale (causato come sappiamo dalle attività umane e dal relativo inquinamento) è senza ombra di dubbio l’innalzamento dei mari collegato allo scioglimento dei ghiacci. Si tratta di un fenomeno che sembra essere in apparenza ormai quasi inarrestabile, alla luce dell’aumento costante delle temperature, e che gli scienziati hanno osservato di recente soprattutto in Groenlandia, la più grande isola al mondo appartenente al regno di Danimarca. Ecco cosa hanno scoperto gli esperti in tempi non sospetti da questo punto di vista.
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Scioglimento dei ghiacci sempre più rapido in Groenlandia
Scioglimento dei ghiacci sempre più rapido in Groenlandia
In Groenlandia il ghiaccio si sta sciogliendo molto più rapidamente di quanto previsto in precedenza, per la precisione 100 volte più velocemente rispetto alle ultime stime: questi gli allarmanti risultati di uno studio sviluppato da parte dell’Università di Cambridge e pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), che è andato per l’appunto a correggere le previsioni fatte finora.
In base alle ultime rivelazioni degli esperti si è in sostanza scoperto che l’errore fatto fino a questo punto sarebbe stato legato alla scarsa importanza data precedentemente alle acque di scioglimento superficiali, che contribuiscono tuttavia in modo significativo allo scioglimento dei ghiacci, soprattutto in Groenlandia dove l’acqua scende rapidamente a grandi profondità. Il drenaggio dell’acqua subglaciale controlla il movimento della calotta glaciale ed il flusso del ghiaccio nell’oceano, ma questi processi sono ancora poco chiara a causa della mancanza di osservazioni.
La scoperta
Il team di ricerca è stato guidato dal professor Tun Jan Young che insieme ai suoi colleghi ha condotto approfondite analisi nella Groenlandia occidentale utilizzando un radar che ha scandagliato il ghiacciaio in profondità tramite onde radio, e misurazioni della temperatura grazie a pozzi situati nelle vicinanze. Per 4 mesi lo strumento ha registrato, a intervalli di 4 ore, lo spostamento verticale degli strati più profondi all’interfaccia con il letto del ghiacciaio.
I risultati dello studio hanno messo in evidenza come la velocità di fusione basale sia in media di 14 millimetri al giorno, con picchi di 57 millimetri nel mese di agosto, quando la temperatura dell’acqua in profondità ha raggiunto gli 0,88 gradi centigradi. Il tasso di scioglimento della calotta glaciale nel suo strato più profondo, di conseguenza, risulta essere di due ordini di grandezza superiore rispetto alle stime precedenti ed è dunque del tutto paragonabile allo scioglimento provocato dal sole in superficie. Secondo gli autori dello studio, le condizioni inaspettatamente calde sono generate dall’acqua di disgelo che, cadendo da grandi altezze nel letto del ghiacciaio, è in grado di trasformare l’energia potenziale gravitazionale.
Scenari inquietanti
Purtroppo non finisce qui. Secondo altri studi, infatti, le calotte di ghiaccio potrebbero essere molto più sensibili ai cambiamenti climatici causati dall’uomo di quanto pensassimo in precedenza. E questa è una pessima notizia, perché il suo ghiaccio contiene abbastanza acqua da causare un aumento del livello del mare di 23 piedi (7 metri), rappresentando un rischio per ogni regione costiera sulla Terra. La calotta di ghiaccio della Groenlandia ha uno spessore di circa 2 miglia (3,2 km) e si estende su un’area tre volte più grande del Texas. E si è già ridotta in epoche passate. Tra 374.000 e 424.000 anni fa, un riscaldamento moderato ha causato lo scioglimento della calotta di ghiaccio, portando a un drammatico aumento del livello del mare di ben 1,5 metri.
I risultati di tale ricerca sono frutto del lavoro di un team di scienziati provenienti da varie istituzioni, tra cui l’Università del Vermont e l’Università dello Utah, che hanno studiato sedimenti provenienti da un nucleo di ghiaccio a lungo perduto, estratto dalla calotta di ghiaccio della Groenlandia. Paul Bierman, che ha co-firmato lo studio, ha dichiarato a proposito: “È davvero la prima prova incontrovertibile che gran parte della calotta di ghiaccio della Groenlandia è scomparsa quando si è riscaldata”.
Lo studio, che ha analizzato un nucleo di ghiaccio estratto dal suolo negli anni ’60 ma miracolosamente recuperato di recente ha evidenziato l’esistenza di un paesaggio libero dai ghiacci nel passato geologico recente della Groenlandia, forse addirittura la presenza di una foresta boreale. La presenza di vegetazione antica indica che ad un certo punto la calotta di ghiaccio si è sciolta, milioni di anni fa, ma gli scienziati non sono sicuri di quando ciò sia avvenuto con precisione. Bierman ha dunque aggiunto: “Il passato della Groenlandia, conservato in dodici piedi di suolo ghiacciato, suggerisce un futuro caldo, umido e in gran parte privo di ghiaccio per il pianeta Terra, a meno che non si riesca a ridurre drasticamente la concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera”.
Città costiere a rischio
Se non si riuscisse ad invertire la tendenza, come tutti ci auguriamo, le conseguenze potrebbero essere tragiche. Tammy Rittenour della Utah State University ha sottolineato infatti che un innalzamento delle acque potrebbe mettere in serio pericolo tutte le persone che vivono vicino alle coste. Città come New York, Amsterdam, Miami e la nostra stessa Venezia potrebbero essere destinate a scomparire per sempre sotto l’acqua.