Il 21 marzo si terrà la Giornata Internazionale delle foreste. Esse non sono soltanto il polmone verde del nostro pianeta, bensì anche un amplissimo serbatoio di carbonio – secondo solo agli oceani – e le nostre più fide alleate nella battaglia per il clima, che si sta facendo sempre più seria. Al solito, però, come specie umana non ci curiamo molto di tutelare e preservare chi ci consenta di vivere e sopravvivere su questo pianeta, tutt’altro. L’impatto dei nostri consumi, e delle attività antropiche, sta infatti distruggendo questi luoghi, a poco a poco, in maniera lenta ma inesorabile. Come ci sentiamo ripetere da ogni angolo, l’agonia della Terra dipende da noi esseri umani.
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L’impatto della deforestazione sul clima
Il WWF ha preparato, proprio in occasione della Giornata Internazionale delle Foreste, il suo report dal titolo Deforestazione e cambiamento climatico: l’impatto dei consumi sui sistemi naturali. Il documento parla proprio dell’importanza delle macchie boschive e invita tutti a partecipare all’iniziativa denominata Earth Hour, programmata per il prossimo 23 marzo. Si tratta di un’ora di buio, tra le 20.30 e le 21.30, nella quale tenere spente tutte le luci come gesto simbolico per un futuro più sicuro, giusto e sostenibile.
Le foreste distribuite sul pianeta trattengono complessivamente ben 861 miliardi di tonnellate di carbonio. Tradotto per chi fatichi a relazionarsi a numeri di tale grandezza significa che esse assorbono, ogni anno, circa un terzo delle emissioni antropiche di anidride carbonica. Così facendo, ne evitano l’accumulo nell’atmosfera. Non solo. I boschi operano in vera e propria simbiosi con il clima, producendo l’ossigeno che ci occorre per respirare e regolando il regime delle piogge, ancorando il terreno ed evitando che l’acqua dovuta alle precipitazioni più abbondanti finisca per sconvolgere l’assetto del suolo e provocare danni sul territorio.
Va da sé che tutti questi benefici sono seriamente messi in crisi quando foreste e altri ecosistemi naturali sono devastati dall’azione antropica. Per quantificare la gravità della becera deforestazione causata dall’uomo, basti considerare che ogni albero è costituito, per il 20% circa del proprio peso, da carbonio. Ciò si deve, naturalmente, all’azione della fotosintesi clorofilliana. Ogni volta in cui si taglia una pianta, una considerevole parte di questa CO2 viene nuovamente reimmessa nell’ambiente.
La Giornata Internazionale delle foreste deve educarci
L’assurdità della deforestazione è quindi presto chiarita. Abbattendo le macchie boschive si trasforma la soluzione in problema. Il disboscamento selvaggio è la seconda fonte di CO2, per quantità di emissioni, dovuta all’azione dell’uomo. Soltanto dall’anno 2000 in avanti, quando abbiamo cominciato a tracciare con attenzione l’impatto di questa operazione, si è perso il 10% della superficie forestale mondiale. Per 25 anni consecutivi abbiamo liberato almeno 8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera ogni 12 mesi. Tale quantità poteva restare stipata all’interno dell’organismo degli alberi, se li avessimo lasciati al loro posto.
La deforestazione non mette a rischio soltanto il clima, causando i problemi ora elencati, essa minaccia anche la sopravvivenza delle popolazioni indigene. Queste, infatti, dipendono strettamente dagli ecosistemi. Inoltre, provoca anche la perdita dell’habitat di molte specie animali e vegetali, arrivando a causarne l’estinzione. In occasione della Giornata Internazionale delle foreste, teniamo bene a mente tutte queste sfaccettature. Ecosistemi di questo genere sono fondamentali per la nostra sopravvivenza. Molto spesso, però, non ce ne accorgiamo neppure.
Persa un’area ampia come la Germania
Tutelare foreste e altri habitat naturali significa proteggere il futuro dell’umanità, quello della biodiversità e, in definitiva, dell’intero Pianeta. Ognuno di noi può contribuire, incominciando dalle proprie scelte alimentari. Lo stesso WWF ci segnala che quasi il 90% della deforestazione, a livello globale, è dovuto all’espansione dell’agricoltura. Gli allevamenti di bovini – assieme alle coltivazioni di palma da olio, soia, cacao, gomma, legno e caffè – sono responsabili di ben il 57% della deforestazione connessa con l’agricoltura tra il 2001 e il 2015. Sostanzialmente, queste attività produttive ci hanno portato via un’area adibita a foresta ampia quanto la Germania.
Nella Giornata Internazionale delle foreste, la UE ha molto da imparare
Affamata di materie prime, l’Unione Europea è il secondo importatore mondiale di prodotti derivanti dalla deforestazione. Ciò significa che noi europei, con il nostro stile di vita poco attento alle esigenze del pianeta, siamo parte della ragione per cui si disbosca senza soluzione di continuità e impattiamo anche su zone umide, savane, praterie e tutti gli altri ecosistemi distrutti per fare spazio a pascoli e allevamenti. Si stima che, nel 2017 e durante gli anni precedenti alla pandemia, dei quali abbiamo già elaborato i dati, l’UE abbia causato, da sola, il 16% della deforestazione associata al commercio internazionale di materie prime. Una parte consistente della perdita di biodiversità, si deve a noi.
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