Per decenni l’uomo ha sfruttato le risorse naturali non rinnovabili (il petrolio, il gas naturale e il carbone) inconsapevole che le conseguenze del loro utilizzo avrebbero portato ben presto al disastro climatico. L’aumento fuori controllo delle emissioni inquinanti di anidride carbonica nell’atmosfera ha generato un incremento lento ma costante delle temperature mondiali, con effetti devastanti sugli ecosistemi e aree molto delicate come i ghiacciai, fonte preziosissima di acqua e habitat di decine di specie oggi in pericolo. Molti ghiacciai europei a proposito sono oggi praticamente scomparsi rispetto al passato: questo l’allarme della comunità scientifica, che da tempo sta cercando di proporre possibili soluzioni ad un problema di assoluta gravità.
Indice contenuti
- Ghiacciai europei scomparsi: la situazione oggi
- Come stanno i ghiacciai italiani
- Le possibili soluzioni
Ghiacciai europei scomparsi: la situazione oggi
Lo stato dell’arte è a dir poco preoccupante e le prospettive future non potrebbero essere più inquietanti di così. Una ricerca pubblicata a fine 2023 dalla International Cryosphere Climate Initiative ha evidenziato come un terzo del ghiaccio attualmente presente sui ghiacciai delle Alpi europee è destinato a scomparire prima del 2050.
Il quadro generale è persino più grave di quanto si pensasse, anche in considerazione del fatto che le previsioni restano identiche anche se le emissioni globali dovessero per assurdo azzerarsi immediatamente. I ricercatori definiscono questa quantità di ghiaccio in via di scioglimento come il “minimo assoluto”, cioè uno scenario teorico che mostra ciò che è già inevitabilmente perduto alla luce delle condizioni attuali. Se invece la riduzione del ghiaccio continuasse con la stessa velocità osservata negli ultimi vent’anni, quasi metà del ghiaccio presente oggi potrebbe sparire entro il 2050; questa percentuale potrebbe salire a due terzi se il ritmo di perdita mantenesse il trend dell’ultimo decennio, quando il fenomeno si è intensificato proprio a causa dell’aumento delle temperature.
Le stime degli esperti sono particolarmente pessimistiche anche in riferimento ai grandi ghiacciai alpini situati a quote molto elevate, che subiranno a loro volta un arretramento di diversi chilometri nei prossimi trent’anni, persino con scenari di emissioni molto contenute. Inoltre, ogni decimo di grado di riscaldamento oltre le temperature attuali comporterà una perdita di ghiaccio più rapida e consistente per le Alpi.
Alla luce di quanto evidenziato fino a questo punto, risulta dunque evidente come le azioni che verranno intraprese fin d’ora avranno un impatto cruciale sia sulle risorse idriche a nostra disposizione sia sulla sopravvivenza di piante e animali che vivono sulle pendici dei ghiacciai del Vecchio Continente.
Come stanno i ghiacciai italiani
Altri studi ripresi da Rinnovabili.it parlano di una perdita di estensione dei ghiacciai italiani del 50% negli ultimi 100 anni e di un’ulteriore accelerazione del loro ritmo di scioglimento negli ultimi 15 anni. Si pensi ad esempio al ghiacciaio dei Forni nel gruppo Ortles-Cevedale in Alta Valtellina, la cui fusione a ottobre 2023 è stata del 15% superiore rispetto alla media degli anni precedenti. Durante l’ondata di calore di metà agosto 2023, il suo spessore è diminuito di 9 cm al giorno (qui si è raggiunto lo zero termico sopra i 5.000 metri per più giorni, un fenomeno che ne ha provocato la fusione continua anche di notte). La fusione media estiva è stata di 6,5-7,6 cm al giorno, a seconda della presenza di detriti.
Non va di certo meglio sul ghiacciaio del Miage in Valle d’Aosta, a sua volta in grave sofferenza: tra il 2008 e il 2022 questo ghiacciaio ha perso l’equivalente di 40 mila piscine olimpioniche d’acqua, e tra il 2018 e il 2023 la sola area del lago ha perso 1,1 miliardi di litri di acqua, con un terzo di queste perdite registrato nel giro di 12 mesi appena.
Le possibili soluzioni
Risulta chiaro alla luce delle evidenze scientifiche a nostra disposizione che è urgente più che mai trovare delle vie di fuga per limitare lo scioglimento dei ghiacciai e scongiurare gli scenari peggiori.
Per garantire – prima di tutto – l’approvvigionamento idrico di alcune comunità una prima idea potrebbe essere la creazione di ghiacciai artificiali o stupa di ghiaccio: tale tecnica prevede la costruzione di strutture coniche di ghiaccio che immagazzinano l’acqua di fusione invernale. Durante l’estate, quando l’acqua scarseggia, le stupa si sciolgono lentamente, fornendo risorse idriche alle cittadine situate a valle. Inventata in Ladakh, regione in India alle pendici della catena dell’Himalaya, questa soluzione imita in modo piuttosto efficace il naturale scioglimento dei ghiacciai.
È essenziale per il resto integrare diverse discipline per comprendere meglio il problema dei ghiacciai in fase di scioglimento e spingere i policy maker a elaborare nuove strategie concrete, compreso il coinvolgimento della società civile. Dobbiamo infatti iniziare a ragionare tutti insieme in un’ottica di riduzione dell’uso dei combustibili fossili, favorendo il ricorso alle energie rinnovabili e, perché no, anche puntando sull’energia nucleare. Diminuendo le emissioni inquinanti è possibile riuscire a contrastare l’innalzamento delle temperature a livello planetario: si tratta però di un obiettivo che potrà essere raggiunto solo con una stretta collaborazione tra entità sovranazionali, governi e popolazione locale.