La Legge del 12 luglio 2024, num.101, di conversione del D.L. n. 63/2024 è in Gazzetta Ufficiale dal giorno seguente, il 13 luglio dello scorso anno. Ma che cosa è cambiato, di fatto, per il fotovoltaico, in questi ultimi 6 mesi?
Il cosiddetto Decreto Agricoltura, la legge numero 163/ 2024, conferma le disposizioni di contenimento sull’uso del suolo agricolo destinato alla realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici o all’implementazione di quelli già esistenti. Sono fatti salvi tutti quelli destinati al Parco Agrisolare, com’è stato ribattezzato l’intervento, i quali saranno finanziati con Fondi PNRR. La misura modifica le norme relative al fotovoltaico a terra. Nei paragrafi successivi, evidenziamo le principali novità entrate in vigore sei mesi fa. Queste sono attualmente legge.
Stop ai nuovi impianti solari in aree agricole
Il Decreto Agricoltura ha iniziato il suo iter parlamentare nel maggio 2024. Secondo quanto prevede è vietata l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici, con moduli collocati a terra, oppure l’aumento della estensione di quelli già esistenti. Ciò vale in tutte le zone classificate come agricole dai piani urbanistici. Lo si specifica alla voce Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale.
Lo stop è stato fortemente voluto dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, come confermato dalle parole del ministro Francesco Lollobrigida. Per citarlo, la misura pone fine all’installazione selvaggia del fotovoltaico a terra. Le Regioni avevano sollevato più volte la questione. Le amministrazioni locali desideravano avere precise disposizioni in riferimento all’individuazione delle aree idonee, e naturalmente a quelle non idonee, per l’installazione dei moduli. Relativamente a questa attività, più nello specifico, è stato emanato il Decreto MASE, in data 21 giugno 2024.
Naturalmente, è stato necessario trovare un compromesso con la UE rispetto alle esigenze di transizione energetica e del raggiungimento degli obiettivi del PNRR e del PNIEC (Piano Nazionale Italiano di Energia e Clima) che punta al raggiungimento della produzione di 40 GW di fotovoltaico entro il 2030. Per poter ottenere l’avallo del Decreto Agricoltura si è evitato di limitare l’Agrivoltaico, ovvero l’impiantistica solare sollevata da terra, sotto la quale la coltivazione resta possibile. Tale pratica non sarà limitata né ridimensionata.
Le novità dalla legge di conversione relativa al fotovoltaico a terra
Il divieto all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici in aree agricole, che rappresenta l’aspetto più rilevante della nuova norma e si pone come un netto cambio di direzione rispetto al recente passato, è inserito all’art. 5 del Decreto Legge. In fase di conversione, com’era facilmente prevedibile, tale elemento ha visto numerose modifiche. Nel dettaglio, il comma 1-bis all’articolo 20 del decreto legislativo n. 199/2021, ovvero il precedente regolamento relativo agli impianti fotovoltaici a terra, ha affrontato una decisa riscrittura.
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Dove si può collocare il fotovoltaico a terra?
L’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra, in zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti, è ora autorizzata esclusivamente nelle aree:
- ove sono già installati impianti della stessa fonte. La realizzazione è però limitata agli interventi di modifica, rifacimento o potenziamento di sistemi già attivi. La ricostruzione integrale è permessa soltanto a condizione che non comporti alcun incremento dell’area occupata;
- cave e miniere presso le quali non siano più in corso operazioni estrattive. In questo insieme includiamo quelle già oggetto di ripristino ambientale e con piano operativo terminato e non più ripristinato. Similmente, consideriamo in questo gruppo anche i lotti di discarica chiusi;
- siti e impianti nelle disponibilità delle società del gruppo Ferrovie dello Stato e dei gestori di infrastrutture ferroviarie, nonché delle società concessionarie autostradali;
- siti e impianti di simile condizione e destinazione d’uso, nella disponibilità delle società di gestione aeroportuale, all’interno delle aree adibite ai servizi di trasporto aereo di merci e/o persone;
- aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti o classificate agricole ma non distanti più di 500 metri dal medesimo impianto o stabilimento e, ancora, adiacenti alla rete autostradale, entro una distanza non superiore a 300 metri.
Vi sono altre casistiche particolari che godono di eccezioni al divieto di installazione di impianti solari a terra. Nello specifico, si tratta di quei casi in cui l’area agricola individuata sia sede di:
- una comunità energetica che si basa su energia rinnovabile (CER). In questo caso, sarà possibile installare l’impianto di riferimento comunitario su superficie agricola;
- progetti attuativi di misure di investimento riconosciute e saldate con fondi PNRR, pianificazioni necessarie al conseguimento degli obiettivi messi per iscritto sul medesimo piano o altre opere accessorie richieste dal Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza;
- progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della legge, sia già stata avviata almeno una delle procedure amministrative. Qualora la valutazione ambientale necessaria all’ottenimento dei titoli per la costruzione e/o l’esercizio degli impianti e delle relative opere connesse sia stato disposto e autorizzato, sarà possibile procedere.
Che cosa comporta la legge
Verrebbe da dire che, come spesso accade, sia stato lasciato ampio spazio di manovra a chi desideri continuare a realizzare impianti fotovoltaici, anche piuttosto vasti, su suolo agricolo. Le eccezioni sono infatti svariate e non sembra troppo difficile aggirare il decreto. Indipendentemente da questo aspetto, però, la misura si muove nella direzione giusta. Si fatica a capire per quale motivo si destinino spazi agricoli alla realizzazione di sistemi solari quando sarebbe più semplice e gradevole all’occhio installare le celle sui tetti di case e infrastrutture industriali, le quali non di rado ne sono sprovviste mentre il campo coltivabile attiguo ne è ricoperto.