Nella notte abrogato l’art.21 del Decreto milleproroghe che prevedeva il trasferimento di fondi dalle bonifiche alla decarbonizzazione delle attività produttive.
È rientrata la possibilità che con il Decreto Milleproroghe venisse assegnata una parte dei fondi destinati alla bonifica dell’ex Ilva di Taranto ai progetti di decarbonizzazione dell’impianto stesso. È stato infatti abrogato stanotte, in sede di Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera, l’articolo 21 che prevedeva il trasferimento dei fondi grazie al voto di Pd, M5S, Italia Viva, Forza Italia e alcuni deputati del Gruppo Misto e di Alternativa. I soldi restano dunque alle bonifiche, per essere spesi dai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. “Con la soppressione dell’articolo 21 del decreto Milleproroghe abbiamo vinto una battaglia di civiltà” ha commentato Silvia Fregolent, dell’ufficio di presidenza di Italia Viva e capogruppo in commissione Ambiente alla Camera.
Abrogato l’art.21
La proposta di destinare 575 milioni di euro del patrimonio sequestrato alla famiglia Riva per realizzare le bonifiche, alla decarbonizzazione dei processi produttivi dell’acciaieria, era stata inserita nel Decreto Milleproproghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2021. A Taranto e tra le parti politiche si era alzata la protesta. Comitati territoriali, associazioni ambientaliste e sindacati hanno ribadito con forza che se la decarbonizzazione è il futuro sostenibile dell’acciaieria, non può essere comunque realizzato a discapito delle bonifiche. Ed è stata vana la difesa della norma da parte del ministero dello Sviluppo economico, con le parole del vice ministro Gilberto Pichetto Fratin secondo il quale la decarbonizzazione avrebbe rappresentato un intervento integrativo alle bonifiche, ai fini del miglioramento dell’impatto ambientale. Finalmente nella notte, le Commissioni riunite per approvare le modifiche al testo di legge, hanno accolto l’emendamento che sopprime l’articolo 21. “Abbiamo difeso le bonifiche dell’area piu’ inquinata d’Europa e salvaguardato la possibilita’ di riqualificare e reimpiegare gli oltre 1.000 lavoratori di Ilva, da anni in attesa di un lavoro. La proposta normativa era inaccettabile e offensiva per una citta’ che ha gia’ sacrificato la vita di tanti cittadini e la sua storia” ha affermato il senatore Mario Turco, vicepresidente M5s.
L’allarme dell’Onu
“Adesso e’ il momento di realizzare e accelerare le bonifiche pianificate e finanziate da tempo. Taranto non può più aspettare” ha aggiunto Turco. E a dare l’allarme sull’emergenza ambientale che attanaglia il territorio tarantino, in questi giorni, è arrivato anche un rapporto dell’Onu. Secondo le delegazione che è stata a Taranto nel dicembre scorso e che ha lavorato al documento, il sito pugliese è uno dei luoghi più inquinati dell’Europa occidentale. “L’acciaieria Ilva di Taranto da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani, scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico” afferma Alessandro Marescotti del Comitato cittadino per la salute e l’ambiente, citando quanto affermato nel rapporto. L’organismo internazionale sollecita il Governo italiano a realizzare interventi che azzerino l’inquinamento, per impedire non solo un ulteriore deterioramento dell’ambiente, ma anche gravi diseguaglianze sociali sul tema dei diritti alla salute e alla vita. “Non sono bastate le indagini epidemiologiche che hanno evidenziato l’elevata mortalità causata dall’inquinamento, non è bastata la condanna della Corte di Giustizia europea per violazione dei diritti umani per far comprendere al Governo italiano che la tutela della salute viene prima di tutto e che le fonti inquinanti vanno chiuse e non tollerate” dichiara il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli. Secondo il quale la strada da intraprendere guarda ad esempi virtuosi come i progetti di bonifica e riqualificazione realizzati a Bilbao o nella Ruhr.