Gli empori solidali stanno acquisendo via via sempre più popolarità, nel nostro Paese. Si tratta di una buona notizia. Dimostra infatti come ci sia attenzione verso i consumatori più deboli e poveri, sebbene spesso non ce ne si accorga neppure. L’idea alla base della realizzazione di questi empori è nobile. Chi non può permettersi di fare la spesa in un supermercato, come potrà provvedere alle proprie necessità alimentari? Per combattere gli sprechi e aiutare chi si trovi in queste condizioni, sono stati creati questi punti di distribuzione di cibo, dedicati appositamente a persone che non hanno potere d’acquisto.
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Da spreco a risorsa
Ben sappiamo quanto lo spreco alimentare sia un problema. Siamo consapevoli che si tratti di una sentita questione ambientale, dal momento che per produrre molto del cibo che gettiamo sfruttiamo aree che potrebbero produrre altro nutrimento, e farlo in maniera meno impattante, ma non dimentichiamo che è anche un allarme economico e, forse soprattutto, sociale. All’interno del rapporto The state of food security and nutrition in the world, pubblicato insieme a Unicef, la FAO, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), il Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite (WFP) e l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) ribadiscono quanto allarmante sia questa situazione.
Nel report si stima che circa un decimo della popolazione mondiale (fino a 811 milioni di persone) soffra la fame. Eppure, stando ai dati di un secondo report FAO, ogni anno circa il 17% degli alimenti prodotti, ovvero 931 milioni di tonnellate di cibo, finisce nella spazzatura. Si tratta di cifre allarmanti, le quali stanno portando, con sempre maggior frequenza, alla nascita di diverse iniziative a sostegno delle persone in difficoltà economica. Non di rado, infatti, queste fanno fatica persino a fare la spesa. Tra le trovate più interessanti vi è l’apertura dei cosiddetti empori solidali. Questi esercizi sono una possibilità per trasformare il cibo che andrebbe sprecato in risorsa.
Gli empori solidali
Possiamo pensare agli empori solidali come a dei supermercati. Al loro interno, però, i prodotti vengono messi a disposizione gratuitamente. Il servizio è dedicato a chi si trovi in una situazione di difficoltà economica. Ciò che vi si può trovare viene raccolto attraverso donazioni di privati e organizzazioni o, ancora, grazie a raccolte porta a porta. Gli empori, inoltre, acquistano direttamente alcune merci. In Italia contiamo oltre 1200 imprese che collaborano con gli empori in qualità di fornitori. Pressoché in ogni regione è possibile trovare un emporio solidale. Spesso, sono situati nella grandi città.
Il primo esercizio di questo tipo, aperto da Caritas e dal Centro Servizi per il Volontariato (CSVNET), ha iniziato la sua attività nel 1997, a Genova. Stando al rapporto Empori solidali in Italia, dal 2008 in avanti, con l’apertura degli empori Caritas, questo fenomeno ha iniziato a diffondersi ampiamente. Il 57% delle attività (alla data del report) ha aperto nel triennio 2016/2018.
A gestire i centri sono quasi sempre organizzazioni no profit. Nel 52% dei casi sono associazioni (in maggioranza di volontariato); per il 10% si tratta di cooperative sociali; nel 35% degli esercizi la gestione è di pertinenza di enti ecclesiastici diocesani o parrocchie e, nel restante 3% di totale, sono enti pubblici a coordinare l’emporio. L’86% di questi punti di rifornimento, oltre a mettere a disposizione prodotti alimentari, dedica ulteriori servizi ai beneficiari: orientamento alla ricerca di lavoro, accesso a terapie familiari, consulenze legali e così via.
Che cosa si può acquistare negli empori solidali
Sugli scaffali di questi market, se così vogliamo definirli, si trovano in particolare alimenti di prima necessità non deperibili. Gli empori sono sempre ben forniti di pasta, legumi, biscotti e latte a lunga conservazione. Dispongono poi di nutrimenti freschi, come frutta e verdura. Accanto agli alimenti, abbiamo prodotti per l’igiene personale o per la cura della casa. Non mancano neppure indumenti, giocattoli, libri e molto altro ancora. Tutto quel che può servire nella quotidianità, è disponibile presso un emporio solidale.
Per quanto riguarda l’alimentare, nella maggior parte dei casi si tratta di eccedenze di cibo. Gli alimenti che andrebbero sprecati sono invece ridistribuiti tra i diversi empori. Ciò rende queste attività etiche e sostenibili. Esse non si limitano a contrastare la povertà. Hanno anche l’obiettivo dichiarato di ridurre gli sprechi e favorire direttamente lo sviluppo dell’economia circolare.
Chi può usufruire del servizio
Va da sé che non chiunque può usufruire dei servizi degli empori solidali. È necessario rientrare in determinate categorie e rispettare alcuni requisiti, che si possono differenziare di regione in regione o, addirittura, di emporio in emporio. In generale, questi esercizi si rivolgono a persone dalle condizioni di difficoltà verificate da documentazione ISEE e/o da colloqui individuali tenuti presso i centri d’ascolto della Caritas.
Una volta ottenuto l’accesso, l’individuo e la sua famiglia ricevono un’apposita tessera punti, assegnata in base alle condizioni economiche o alla composizione del proprio nucleo familiare. Alternativamente, si può fare uso di sistemi simili. Tali espedienti servono a monitorare le abitudini di spesa. Più dei tre quarti degli empori pongono limiti di accesso a ogni nucleo, tipicamente rinnovabili per almeno una volta.
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