Chiudi
Cerca nel sito:

Diritto di vivere in classe A: siamo ancora lontani

edilizia residenziale pubblica
Condividi l'articolo

Secondo Legambiente 93mila condomini e 900mila abitazioni sono ancora da riqualificare; l’edilizia popolare è vetusta e riceve poca manutenzione. Quanto siamo lontani dal diritto di vivere in classe A.

Crisi climatica e sociale, dipendenza energetica dalla Russia, affrancamento dalle fonti fossili, caro bollette. Tutti temi caldissimi. Legati tra loro da un elemento comune: la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio porterebbe grossi vantaggi. Ce lo racconta Civico 5.0, la campagna con cui Legambiente analizza lo status energetico dell’edilizia in Italia: focus di questa quarta edizione, l’edilizia popolare.

93mila condomini e 900mila alloggi da riqualificare

Il settore edilizio è tra i maggiori responsabili del cambiamento climatico. Secondo il vecchio Piano nazionale integrato Energia e Clima, incide per oltre il 17% sulle emissioni totali in atmosfera, non solo a causa dell’uso di fonti fossili, ma anche per le forti dispersioni di calore. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, Legambiente stima che in Italia “occorrerebbe intervenire in maniera strutturale per riqualificare oltre 93 mila condomini l’anno a partire dal 2022”. Se a questa riconversione si aggiungesse anche quella di altri 900 mila alloggi, tra abitazioni unifamiliari e indipendenti, in otto anni si ridurrebbero di oltre 29 milioni di tonnellate di CO2 e 14,5 miliardi di metri cubi di gas fossile, pari a più del 19% degli attuali consumi totali del Paese. Senza dimenticare i vantaggi di cui beneficerebbero i nuclei familiari vivendo in abitazioni in classe A, a partire dalla riduzione dell’80% dei consumi rispetto a una Classe G. O, ancora, le opportunità per le imprese e per il Paese. Basti pensare agli investimenti del settore smart building che nel 2020 in Italia ha fatto registrare un volume di affari di oltre 7,6 miliardi di euro. “La riqualificazione in chiave energetica unita alla rigenerazione urbana, all’elettrificazione dei consumi domestici e alla modifica degli stili di vita – osserva Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente – rappresenta una chiave fondamentale per affrontare le emergenze attuali, nonché un investimento senza pari per il futuro dell’Italia”.

Edilizia popolare vetusta, con poca manutenzione

Per restituire un’istantanea dello stato energetico del nostro patrimonio edilizio, i tecnici di Legambiente muniti di termocamere hanno effettuato monitoraggi documentando il comportamento termico degli edifici, con focus sull’edilizia popolare. Cinque le Regioni interessate, sette le città e nove i quartieri: Corvetto a Milano, l’Isolotto a Firenze, San Giovanni a Teduccio a Napoli, il Quarticciolo, Casilino 23 e Villa dei Gordiani a Roma, Villaggio Kennedy a Piazza Armerina, Viale Autonomia a Caltagirone e Via Turati a Caltanisetta. “Un viaggio da Nord a Sud che, ancora una volta, racconta di un’edilizia popolare vetusta, poco manutenuta e curata, cui si accompagnano dispersioni degli infissi, involucri poco coibentati e sistemi murari disperdenti”, riferisce l’associazione. Tutte criticità aggravate dal caro bollette post-pandemia che, secondo dati Arera, nel primo trimestre 2022 ha portato a un aumento del costo della bolletta luce del 131% rispetto all’anno precedente e del 94% di quella del gas. “Eppure – denuncia Legambiente – di fronte all’aumento delle bollette nessuna politica strutturale è stata messa in campo in questi mesi”.

Condividi l'articolo
Redazione

Ultime Notizie

Cerca nel sito