Il nostro meraviglioso Paese è fatto di spiagge incantevoli, immensi pascoli montani, città tra le più nelle al mondo, ma purtroppo anche di aree piuttosto desertiche in stato di abbandono, dove faticano a crescere piante e a vivere gli animali. La siccità crescente in alcune aree dell’Italia sta iniziando a generare nuovi piccoli deserti. Proprio così, anche alle nostre latitudini, che non sono certo tropicali. Proviamo a spiegare insieme questo fenomeno e vediamo insieme cosa si può fare per limitarlo, per quanto possibile.
Come si forma un deserto?
Partiamo innanzitutto dal processo di desertificazione che come abbiamo anticipato sta iniziando a interessare anche alcune aree del Belpaese.
La desertificazione è un processo di degrado del suolo in aree aride, semi-aride e sub-umide causato da fattori naturali, come cambiamenti climatici, e attività umane, come la deforestazione, l’eccessivo sfruttamento agricolo e l’urbanizzazione incontrollata. Questo processo porta alla perdita di fertilità del suolo, alla riduzione della biodiversità e, in casi estremi, alla trasformazione di aree fertili in veri e propri deserti.
Desertificazione in Italia
Ciò a cui stiamo assistendo in alcune aree distanti migliaia di chilometri dal nostro Paese potrebbe tra qualche tempo avvenire anche in Italia. Questo perché, soprattutto al Sud, le piogge sono in calo e spesso la disponibilità d’acqua (anche per gli stessi cittadini) è molto limitata.
L’allarme è stato lanciato anche dalla Coldiretti, che in occasione della Giornata dell’ambiente 2024 ha evidenziato come ben il 28% del nostro territorio è a serio rischio desertificazione. Inoltre, secondo Ispra, nel 2023 l’acqua disponibile nel Paese è diminuita del 18%, con conseguenze più gravi nel Meridione. Il 2024 è stato in generale segnato da una siccità preoccupante, in particolare in Sicilia, dove la situazione è stata a lungo critica. Gli agricoltori siciliani, supportati dalla Coldiretti, hanno tra l’altro manifestato a Palermo chiedendo interventi immediati per salvare allevamenti e coltivazioni, duramente colpiti dalla carenza di cibo e acqua.
Purtroppo, problemi simili non si sono registrati solo in Sicilia: situazioni analoghe si sono infatti presentate anche in Sardegna, Puglia e Basilicata con pesanti ripercussioni sulla produzione agricola, specialmente sulle colture di grano.
Come se non bastasse, il quadro è stato reso ancor più complesso da temperature in costante aumento: il primo quadrimestre del 2024, a proposito, è stato il più caldo mai registrato, con temperature superiori di 1,84 gradi rispetto alla media storica.
I “deserti” italiani
In Italia non si può tecnicamente parlare di veri e propri deserti, come possono essere il celebre Sahara o il Gobi in Asia Orientale. Esistono, in realtà, delle aree caratterizzate da grandi dune sabbiose, arbusti e scarsità d’acqua che rendono l’ambiente simile ai reali deserti.
È per esempio il caso delle dune di Piscinas in Sardegna. Non distante da Oristano si estende uno dei deserti naturali più spettacolari e vasti d’Europa: si tratta di un’area che copre circa cinque chilometri quadrati, dove si ergono maestose dune di sabbia, alcune delle quali raggiungono un’altezza di 100 metri, tra le più alte in assoluto del Vecchio Continente.
Vale anche la pena citare il deserto di Accona, una vasta area in provincia di Siena caratterizzata da un terreno argilloso e dall’aspetto unico. Quest’area, che in epoca pliocenica era il fondale del Mar Tirreno, presenta ancora oggi depositi di argilla, salgemma e gesso, che le conferiscono un’atmosfera quasi marziana.
L’ultimo deserto italiano che possiamo citare sono le dune di Capocotta nel Lazio, uno degli ultimissimi esempi esistenti ben conservati degli antichi cordoni dunari che un tempo caratterizzavano il litorale romano, con altezze che superavano i 10 metri.
Ancora oggi questo luogo così particolare rimane un autentico rifugio per numerose specie di flora e fauna, che qui trovano il loro habitat ideale, e questo nonostante i forti processi di urbanizzazione che hanno interessato l’area. Le dune di Capocotta, tra le meglio preservate in Italia, costituiscono un vero tesoro naturale e un’area di straordinaria bellezza.
Le conseguenze della desertificazione
Le conseguenze della desertificazione sono molteplici e hanno un impatto significativo sia sull’ambiente che sulle comunità umane. Tra i principali effetti troviamo:
- Impatto sulle comunità locali: le aree colpite vedono un aumento dell’emigrazione verso le città, con un conseguente spopolamento delle zone rurali e la perdita di tradizioni culturali;
- Perdita di biodiversità: la degradazione del suolo comporta una riduzione della vegetazione naturale, mettendo a rischio flora e fauna locali;
- Declino della produttività agricola: con suoli meno fertili, le colture diventano a loro volta meno redditizie, mettendo in crisi l’economia agricola;
- Stress idrico: la desertificazione riduce la capacità del suolo di trattenere l’acqua, aggravando i problemi di siccità.
Per evitare che scenari simili si presentino nei prossimi anni anche in Italia è necessario un approccio su più fronti. Da un lato è una buona idea puntare sulla piantumazione di un maggior numero di alberi in zona, che può aiutare a stabilizzare il suolo, ridurre l’erosione e migliorare la capacità del terreno di trattenere l’acqua; d’altra parte, è necessario uno sforzo congiunto di popolazione e autorità locali per evitare gli sprechi idrici.