Secondo i dati forniti dall’Associazione italiana energie agroforestali l’utilizzo di biomasse legnose potrebbe essere un valido sostituto delle fonti fossili, con risparmio economico e di CO2, lo sviluppo di filiere locali sostenibili e il contrasto alla povertà energetica.
Senti energie rinnovabili e pensi subito al fotovoltaico, all’eolico, forse all’idroelettrico e alla geotermia; difficilmente il primo pensiero è per le bioenergie, tantomeno per le biomasse forestali, a meno di non essere un addetto ai lavori. Eppure, le biomasse legnose possono dare un contributo importante nel ridurre la dipendenza energetica dell’Italia e nel raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione. Secondo i dati dell’Associazione italiana energie agroforestali (Aiel), le bioenergie – con le risorse legnose attualmente a disposizione – potrebbero sostituire oltre 9 miliardi di metri cubi di gas metano (l’equivalente di 4 milioni di caldaie a fonte fossile ad uso domestico), coprendo fino al 68% dell’energia da fonte rinnovabile nel settore termico e fino al 37% dei consumi termici finali. Non solo. L’uso sostenibile dei biocombustibili legnosi, oltre al taglio alle emissioni di CO2, può avere interessanti ricadute sul fronte occupazionale, sociale ed economico.
I numeri della filiera dei biocombustibili legnosi in Italia
“Il riscaldamento è responsabile di oltre il 60% di tutte le emissioni di gas serra in Italia ed è uno dei settori più difficili da decarbonizzare” spiega Annalisa Paniz direttrice generale dell’Associazione italiana energie agroforestali. Secondo i dati dell’associazione delle imprese che operano lungo la filiera legno-energia, il 25% delle famiglie italiane impiega biomassa legnosa per riscaldarsi e, nel nostro Paese, sono consumati oltre 12 milioni di tonnellate di legna da ardere, oltre 3,2 milioni di tonnellate di pellet e 1,4 milioni di tonnellate di cippato (legno ridotto in scaglie). Le imprese coinvolte nella filiera “dal bosco al camino” sono circa 14.000, per un fatturato complessivo di oltre 4 miliardi di euro, con oltre 72.000 occupati, tra impieghi diretti e legati all’indotto. Una ricaduta occupazionale 7 volte superiore rispetto a quella della produzione di petrolio. Inoltre, la produzione dei biocombustibili legnosi è strettamente connessa alla gestione del territorio. “Con i prezzi attuali inoltre – commenta Paniz – utilizzare legna da ardere o pellet per scaldare una abitazione consente un risparmio medio rispetto al metano pari, rispettivamente, a oltre 900 euro (-55%) e oltre 700 euro (-44%)”. La strategia energetica per il calore rinnovabile dovrebbe fondarsi su piccoli-medi impianti centralizzati a biomassa legnosa, impianti di micro e minicogenerazione, teleriscaldamento e calore di processo, ma anche sulle moderne stufe che, grazie ai progressi tecnologici degli ultimi anni, garantiscono alto rendimento, efficienza energetica e basse emissioni di particolato. “Considerando le risorse legnose attualmente a disposizione – aggiunge la direttrice Aiel – è possibile puntare ad un obiettivo di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da bioenergia, contro gli attuali 7 Mtep, di cui 8,5 Mtep da biomasse legnose, pari a circa 146 GW di potenza installata”.
Utilizzo efficiente e circolare delle risorse legnose
Fondamentale è considerare la filiera foresta-legno nel suo complesso, secondo un approccio sistemico e integrato, e praticare un utilizzo delle risorse legnose efficiente e circolare. Questo, secondo l’Associazione italiana energie agroforestali, permetterebbe di gestire e salvaguardare il bosco, che in Italia si estende su 11 milioni di ettari, il 36% della superficie nazionale. Negli ultimi 50 anni le superfici boscose nel nostro Paese sono in crescita, non tanto come risultato di una politica dedicata, quanto per l’abbandono delle attività primarie e dello spopolamento delle aree montane e collinari. La quantità annuale di legname prelevato con i tagli boschivi è tra il 18% e il 34% dell’accrescimento annuale del bosco, a fronte di una media europea che si attesta intorno al 62%. Le foreste italiane sono lontane da una condizione di sovra-sfruttamento; al contrario, soffrono di un cronico abbandono, causa di fenomeni di instabilità idrogeologica, degrado ambientale e povertà economica. L’incremento dei biocombustibili legnosi consentirebbe, secondo Aiel, lo sviluppo di filiere locali sostenibili e il contrasto alla povertà energetica, portando, nelle aree interne e montane del Paese, occupazione e incremento del potere d’acquisto delle comunità. Oltre a una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento energetico.