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Da Modena nuova vita alle batterie

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Le batterie di vecchi pc rinascono nelle e-bike realizzate su design e progetto dell’Università di Modena e con il coinvolgimento di ragazzi disabili e di detenuti.

Le batterie usate di vecchi pc danno vita a nuove e-bike. È questa l’idea del progetto Velomodena 2.0, gestito dall’associazione Amazzonia 90 Sviluppo, che punta alla creazione di una start up per fabbricare e-bike su design e progetto dell’Università di Modena. La costruzione dei componenti è a cura di studenti con fragilità sociale della scuola professionale modenese Città dei Ragazzi, mentre l’assemblaggio dei pezzi è finalizzato dai ragazzi disabili della cooperativa sociale Il Nazareno, di Carpi (Mo).

Sostenibilità economica e utilità sociale

Si possono riutilizzare batterie di computer, aspirapolvere, trapani e altri elettrodomestici: generalmente, il 70% delle celle è ancora in ottime condizioni e può essere destinato a formare nuovi pacchi batterie, in grado di garantire al motore elettrico delle bici un’autonomia da 2 a 4 ore. Anche le camere d’aria saranno recuperate, salvandole dallo smaltimento, grazie al lavoro dei detenuti del carcere di Modena: pezze e mastice sul foro e nuova vita, come si faceva una volta. L’Università di Modena, oltre alle e-bike, ha progettato dei tandem cargo per accompagnare a casa le persone anziane non autosufficienti. “I mezzi saranno condotti da un volontario, ma ci sarà lo spazio per ospitare un ragazzo disabile, per coinvolgerlo nel servizio – spiega Giovanni Pradelli, presidente di Amazzonia 90 Sviluppo – I tandem saranno utilizzati inoltre per realizzare escursioni naturalistiche e culturali con persone portatrici di disabilità. Ci sono già diverse amministrazioni comunali del modenese interessate”.

Obiettivo start-up

Il Centro ricerche interdipartimentale sulla Sicurezza e Prevenzione dei rischi dell’Università di Modena ha il compito di valutare la sostenibilità economica del progetto e individuare possibili prospettive di sviluppo sul mercato. “Perché il nostro obiettivo – conclude Pradelli – è quello di far partire una start-up e creare posti di lavoro”. Chiudendo il cerchio di un’esperienza di economia circolare nata all’interno di una comunità locale, che riduce la produzione di rifiuti, recupera materia prima e valorizza risorse umane con fragilità fisiche e sociali.

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Redazione

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