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Da minatori a guide turistiche con il Parco geominerario della Sardegna

Miniera Porto Flavio
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Per millenni sono stati giacimenti sfruttati per i minerali, ma dal 2001 la Sardegna lavora per trasformare gli ex siti minerari in giacimenti culturali e attrattori turistici. Con un certo successo.

Cavità sotterranee, villaggi operai, pozzi di estrazione, migliaia di chilometri di gallerie, impianti industriali, ferrovie. L’attività estrattiva ha segnato profondamente l’ambiente e il paesaggio della Sardegna, interessata da una storia mineraria iniziata con l’estrazione dell’ossidiana. Greci, Fenici ed Etruschi erano attratti dalle risorse dell’isola “dalle vene d’argento”, ma furono i Romani a sviluppare intensamente l’attività estrattiva di piombo, rame, ferro e argento. Per il carbone bisognerà aspettare la seconda metà dell’Ottocento. L’attività mineraria ha trainato lo sviluppo industriale della Sardegna, ma ha provocato instabilità nei terreni, con aree soggette a franosità e crolli, vulnerabilità delle falde freatiche e inquinamento dei terreni. Perché i residui delle lavorazioni, ricchi di reagenti chimici e metalli pesanti, hanno causato la dispersione nell’ambiente di elementi tossici.

Dove si trasportava il carbone si accolgono i turisti

È alla fine degli anni Novanta, con il declino dell’attività estrattiva, che nasce un movimento di opinione pubblica per istituire un parco attraverso la bonifica delle aree contaminate e la trasformazione delle miniere in siti culturali e turistici. Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna fondato nel 2001 comprende otto aree minerarie, per un’estensione di 3.500 Km quadrati e interessa il territorio di 81 Comuni. Il Parco interpreta la strategia di conservazione e valorizzazione del patrimonio geologico promossa dalla Rete dei geoparchi dell’Unione europea. Igea, la società pubblica partecipata dalla Regione Sardegna, che ha gestito negli ultimi 20 anni la dismissione di cantieri e impianti e le attività di bonifica e messa in sicurezza, ha poi ceduto direttamente alle amministrazioni comunali i beni di archeologia industriale recuperati. Parco e Comuni hanno poi costituito associazioni ad hoc per la loro gestione e valorizzazione turistica. Oggi sono visitabili 16 siti, tra miniere e musei dedicati alla storia mineraria. Una delle più note è senza dubbio la miniera di Porto Flavia, un’opera ingegneristica tra cielo e mare, che si affaccia su uno strapiombo davanti al faraglione di Pan di Zucchero. Attraverso un tunnel di 600 metri scavato dai minatori nella roccia a picco sul mare, i minerali destinati alle fonderie nord europee erano imbarcati direttamente sulle navi, con una drastica riduzione di tempi e costi di trasporto. La creazione del Parco ha consentito la valorizzazione dell’accoglienza turistica in paesi che contano poche migliaia di abitanti. La fine delle attività estrattive ha generato lavoro e investimenti nelle bonifiche ambientali e nella riqualificazione di gallerie, uffici amministrativi, palazzine direzionali e linee ferroviarie che adesso sono utilizzate a fini turistici. Dove prima si trasportava il carbone ora si accolgono comitive di visitatori.

Miniere Sardegna

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Redazione

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