L’inquinamento indoor è un problema serio e spesso sottovalutato, conun impatto significativo sulla salute e sul benessere delle persone.
Analisi e ricerche sull’inquinamento indoor ci dicono che anche se generalmente siamo abituati a percepire la qualità dell’aria in ambienti climatizzati o chiusi come discreta e libera da inquinanti nocivi per la salute, la realtà è un’altra. Anche gli ambienti chiusi, dall’ufficio alle scuole, fino a casa nostra, possono ospitare una vasta gamma di contaminanti, provenienti sia da fonti interne, come materiali da costruzione e prodotti per la pulizia, sia da agenti esterni, come le polveri sottili e i gas nocivi dell’inquinamento atmosferico. La loro presenza può causare disturbi immediati, come irritazioni e mal di testa, ma anche patologie croniche nel lungo termine e persino morti premature.
La pericolosità di questi agenti è monitorata e controllata da Rapporti come il “Mal’Aria 2023” di Legambiente, i quali denunciano, infatti, che lo stato dell’inquinamento atmosferico delle città italiane è sempre più preoccupante e decresce troppo lentamente. Il problema è particolarmente accentuato in città come Milano, dove l’inquinamento dell’aria esterna contribuisce all’aggravarsi della qualità dell’aria interna, rendendo necessario un approccio più strutturato per garantire ambienti più salubri.
Come affrontare questa sfida? Ci vogliono consapevolezza da parte dei cittadini e azioni mirate a livello normativo e sanitario. Vediamo quindi nel dettaglio cos’è l’inquinamento indoor, quali sono le sue cause, i suoi effetti e come combatterlo.
Cos’è l’inquinamento indoor?
Quando si parla di inquinamento indoor ci si riferisce alla presenza di contaminanti e sostanze nocive nell’aria degli ambienti chiusi, come case, uffici, scuole, cinema, bar, negozi, ospedali e mezzi di trasporto pubblici e privati. Come specifica il Ministero della Salute, si tratta della “modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo”.
Infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’aria all’interno di un edificio può essere significativamente più inquinata rispetto all’esterno a causa della scarsa ventilazione e dell’accumulo di sostanze nocive provenienti da fonti interne. Questo fenomeno è particolarmente rilevante in contesti urbani, dove le persone trascorrono la maggior parte del tempo al chiuso.
A differenza dell’inquinamento atmosferico esterno, che tende a dissiparsi più facilmente, gli inquinanti indoor possono accumularsi, rendendo necessario adottare strategie mirate per ridurne la concentrazione e minimizzare i rischi per la salute.
Quali sono le cause dell’inquinamento indoor?

L’inquinamento dell’aria interna è determinato da molteplici fattori, che possono essere suddivisi in due grandi categorie: fonti interne ed esterne.
Le fonti interne comprendono le emissioni prodotte direttamente all’interno degli edifici. Ad esempio, l’uso di materiali da costruzione contenenti sostanze tossiche, come la formaldeide o il Radon, può contribuire significativamente alla contaminazione dell’aria. Anche mobili e tappeti possono rilasciare composti organici volatili (COV), particolarmente dannosi se presenti in alte concentrazioni. Altre fonti interne includono le stufe a legna, il fumo di sigaretta e i prodotti per la pulizia, che spesso contengono sostanze chimiche aggressive. Sono da tenere d’occhio anche profumi e candele per ambienti, fumi passivi, polveri, muffe e allergeni come i peli di animali.
Le fonti esterne, invece, sono legate all’inquinamento atmosferico urbano, che penetra negli edifici attraverso porte, finestre o sistemi di ventilazione. Le particelle sottili e gli ossidi di azoto provenienti dal traffico veicolare, ad esempio, possono accumularsi negli spazi chiusi, peggiorando la qualità dell’aria interna. Tra i fattori esterni ci sono anche l’ozono che si produce quando gli inquinanti prodotti dai motori di veicoli e industri incontrano i raggi solari ultravioletti, l’anidride carbonica o diossido di carbonio (CO2), il principale prodotto della combustione, e il monossido di carbonio (CO), di cui il 90% proviene dagli scarichi dei veicoli a benzina.
Entriamo ora nel dettaglio dei principali agenti che causano questo problema. Tra i contaminanti più comuni responsabili dell’inquinamento indoor troviamo:
- Particolato fine (PM2,5 e PM10): queste particelle microscopiche, originate da processi di combustione come il riscaldamento domestico o la cottura dei cibi, possono penetrare in profondità nei polmoni e nel sistema circolatorio, causando problemi respiratori e cardiovascolari.
- Composti Organici Volatili (COV): benzene, toluene, formaldeide e altri composti chimici volatili possono essere rilasciati da vernici, colle, profumi e prodotti per la pulizia. L’esposizione prolungata a queste sostanze può provocare irritazioni agli occhi, mal di testa e, in alcuni casi, patologie croniche più gravi.
- Monossido di carbonio (CO): è un gas incolore e inodore, prodotto dalla combustione incompleta di combustibili fossili, che può accumularsi in ambienti con ventilazione insufficiente. In concentrazioni elevate, può causare intossicazioni anche fatali.
- Radon: questo gas radioattivo naturale si sprigiona dal suolo e può infiltrarsi nelle abitazioni attraverso le fondamenta e le cantine. Il radon è una delle principali cause di tumore ai polmoni tra i non fumatori.
- Muffe e umidità: ambienti con scarsa ventilazione e umidità elevata favoriscono la proliferazione di muffe, che rilasciano spore potenzialmente dannose per il sistema respiratorio.
Effetti e patologie derivanti dall’inquinamento indoor
Purtroppo l’esposizione costante a inquinanti indoor può avere conseguenze significative sulla salute umana. Gli effetti possono variare da sintomi lievi a patologie croniche più gravi.
Nel breve termine, le persone possono manifestare irritazioni agli occhi, al naso e alla gola, mal di testa, stanchezza e vertigini. Questi sintomi sono spesso sottovalutati e attribuiti ad altre cause, come stress o stanchezza accumulata. Tuttavia, una prolungata esposizione all’inquinamento indoor può aggravare disturbi respiratori preesistenti, come l’asma, e aumentare il rischio di infezioni polmonari.
Nel lungo periodo, gli effetti possono essere ancora più gravi. Studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione prolungata a sostanze come il radon o i composti organici volatili è correlata a un maggiore rischio di sviluppare malattie croniche, tra cui patologie cardiovascolari e tumori polmonari.
Come combattere l’inquinamento indoor
Cosa possiamo fare quindi praticamente per limitare l’esposizione a questi fattori che minano la nostra salute? Ci sono alcuni rimedi all’inquinamento indoor a cui possiamo ricorrere in maniera semplice ed efficace:
- Ventilare gli ambienti: aprire le finestre regolarmente, anche nei mesi più freddi, permette di eliminare le sostanze nocive accumulate e favorisce il ricambio d’aria.
- Utilizzare materiali a basse emissioni: scegliere mobili, vernici e rivestimenti certificati a basso contenuto di COV contribuisce a ridurre la presenza di sostanze chimiche dannose nell’aria.
- Evitare l’uso di prodotti chimici aggressivi: optare per detergenti ecologici e naturali limita l’immissione di composti nocivi nell’ambiente domestico.
- Monitorare l’umidità: mantenere un livello di umidità tra il 40% e il 60% previene la formazione di muffe e la proliferazione di batteri.
- Installare purificatori d’aria: dispositivi dotati di filtri HEPA aiutano a rimuovere particolato fine, allergeni e sostanze inquinanti, migliorando sensibilmente la qualità dell’aria indoor.
- Piante che riducono l’inquinamento indoor: alcuni tipi di piante sono molto utili nel migliorare la salubrità degli ambienti, infatti trasformano le sostanze nocive per l’uomo in principi nutritivi e salutari.
Il caso di Milano

Nel contesto del Bel Paese, Milano si distingue negativamente per i suoi livelli elevati di inquinamento indoor. Secondo un’indagine condotta tra il 2022 e il 2023 da Dyson all’interno del progetto globale Air Quality Connected Data, le concentrazioni di PM2,5 all’interno degli edifici milanesi risultano fino a 2,63 volte superiori rispetto all’aria esterna, registrando il peggior risultato globale. Questo fenomeno tutto meneghino è dovuto in grossa sostanza all’intenso traffico cittadino e dalla presenza di particolato fine generato dagli impianti di riscaldamento domestico, particolarmente diffusi durante i mesi invernali. Il picco è registrato nelle ore serali e notturne.
Ad aggravare il dato vi è una serie di fattori critici come la scarsa ventilazione naturale negli edifici storici e nei grattacieli moderni, che spesso dipendono interamente da impianti di climatizzazione artificiale. Le rilevazioni effettuate in scuole e uffici dimostrano che l’accumulo di CO2 e altre sostanze nocive supera frequentemente i livelli di sicurezza consigliati. Questo influenza negativamente la concentrazione e il benessere di chi vive e lavora in questi spazi. A conferma delle ricerche private ci sono anche i dati pubblici. Secondo alcuni studi riportati dall’ISPRA,l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, a Milano negli edifici pubblici il valore medio di esposizione al benzene (8,5 μg/m³) supera il limite europeo (5 μg/m³), con concentrazioni indoor superiori all’outdoor. Non si salvano neanche i mezzi di trasporto pubblici, dovei l’esposizione al CO è più che doppia rispetto all’aria esterna, soprattutto in auto/taxi.
Una fotografia preoccupante di una delle città più industrializzate del Paese, che però è solo la punta dell’iceberg di un contesto negativo a livello nazionale. L’Italia, infatti. si colloca all’ottavo posto per livello medio anno di PM2,5, accanto a India, Cina, Turchia, Emirati Arabi Uniti e non solo.