C’è un virus che ha contagiato l’informazione climatica (e non solo, a dire il vero) e non sembra voler allentare la sua morsa: quello delle bufale sul clima. Nonostante stiamo attraversando un momento topico, nel quale gli impatti climatici sembrano farsi costantemente più gravi, la disinformazione appare fuori controllo. In questo modo, si mina la comprensione della reale rilevanza del problema. Abbiamo comunque a nostra disposizione alcuni importanti strumenti per tenere sotto controllo questo virus e impedirgli, quantomeno, di deviarci in maniera irreversibile, portandoci a trascurare quello che, con ogni, probabilità, è il problema più grande che affligge il nostro tempo e la nostra generazione.
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Gli effetti negativi della disinformazione
Lunghi e inusuali periodi di caldo estremo sono divenuti ormai la norma, alle nostre latitudini. Le temperature del Mar Mediterraneo raggiungono, durante la stagione estiva, livelli mai registrati in oltre un secolo. Piogge e precipitazioni si fanno, anno dopo anno, molto più intense e violente. Simili fenomeni atmosferici danno origine ad alluvioni che mettono in ginocchio interi territori. Non dobbiamo guardarci molto lontano: la crisi climatica si sta manifestando in maniera sempre più evidente. Ciononostante, alcune notizie false ne sminuiscono portata e gravità. È questa la realtà che emerge da una recente analisi di IDMO (Italian Digital Media Observatory).
Un esempio vicino a noi risale a maggio 2023. In quel periodo, come il lettore ricorderà, si verificò la pesante alluvione in Emilia-Romagna. Durante quella mesta circostanza, la disinformazione sul clima triplicò rispetto al mese precedente. Presero a circolare notizie false, e spesso tendenziose, le quali miravano a nascondere le reali cause dell’evento. Lo attribuivano a fattori molto lontani dall’azione antropica e dalla reazione di risposta del pianeta che ci ospita. Si trattò di un’opera di disinformazione volta a placare gli animi non tanto dei romagnoli, quanto degli altri italiani, lontani dall’epicentro del disastro.
“La disinformazione provoca una serie di effetti negativi sulla percezione delle persone. Siamo però dotati di strumenti che ci danno modo di smascherare le bugie, contribuendo a un’opinione pubblica più informata.”
L’opinione di John Cook, psicologo del Melbourne Centre for Behaviour Change e fondatore di Skeptical Science, il pluripremiato sito sulla disinformazione climatica, è comune a quella di svariati altri scienziati.
L’importanza del fact checking contro le bufale sul clima
Raccontare i fatti utilizzando tecniche di fact-checking è molto importante, sostiene Cook. C’è però anche qualcosa in più: una cassetta degli attrezzi che torna utile a chiunque desideri vaccinarsi contro le fake news. Le armi del gioco e dell’ironia, applicate al pensiero critico, sono strumenti potentissimi per riconoscere e smontare le tecniche retoriche.
“Le persone comprendono meglio, e di più, se sono attivamente coinvolte nel pensiero critico. Una delle tecniche più efficaci è quella di coinvolgere gli individui attivamente. Lo si può fare attraverso applicazioni per smartphone o giochi, rendendoli così protagonisti di tutte quelle attività necessarie a smascherare il negazionismo.”
Fino a qualche anno fa andava per la maggiore la negazione dell’esistenza del problema. All’epoca, si desiderava stravolgere le fondamenta delle conoscenze scientifiche, relativamente al ruolo delle persone e dei combustibili fossili. Oggi l’approccio si è diversificato, è infatti preferibile screditare le politiche e le soluzioni necessarie ad affrontare, nel modo giusto, la crisi climatica.
Che ruolo gioca il coinvolgimento della cittadinanza
“Le soluzioni alla crisi climatica si costruiscono attraverso il coinvolgimento attivo della cittadinanza. Per costruire società resilienti agli impatti dei cambiamenti climatici bisogna individuare delle azioni che sono efficaci se progettate e realizzate bene a livello locale.”
“Con Agorà stiamo realizzando, in tutta Europa, una serie di iniziative che chiamano le comunità a essere consapevoli non solo della giusta informazione sul clima, ma anche di come utilizzare la conoscenza prodotta dalla ricerca scientifica. Occorre tradurre quest’ultima in proposte concrete. Così sapremo proteggerci dagli impatti negativi della crisi climatica, trasformandola in opportunità di sviluppo sostenibile.”
Il pensiero di Paola Mercogliano, climatologa CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e coordinatrice del progetto di ricerca Agorà, mira, tra le altre cose, alla rieducazione delle persone, per così scrivere. Si vuole insegnare a non fidarsi ciecamente di quanto si dica ma a verificare, per quanto possibile, su fonti attendibili.
Il WWF e le bufale sul clima
“Mentre la vostra casa brucia, perdereste tempo prezioso a discutere con chi non vuole chiamare i vigili del fuoco? No, di certo. Eppure, è esattamente quello che sta avvenendo sulla crisi climatica. L’accesso a informazioni puntuali, verificate e fondate sulla scienza è un diritto dei cittadini. Dobbiamo permettere a tutti di comprendere, così che ciascuno possa agire sulla crisi climatica. Si tratta della vera emergenza del nostro tempo e, quotidianamente, ne subiamo gli impatti.”
Ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di WWF Italia. A margine di un incontro organizzato dall’associazione e dedicato proprio all’estirpazione delle fake news, la portavoce ha anche sottolineato:
“Ormai è chiaro che chiunque neghi il riscaldamento globale cerca solo di rallentare l’azione per abbattere le emissioni di gas serra. Esse sono provocate per l’87% dall’uso dei combustibili fossili (gas, petrolio, carbone). La sfida che ci aspetta è troppo importante, sia per la natura sia per l’umanità. Dobbiamo ricercare un nuovo impulso comune per l’azione contro la crisi climatica. Occorre fare del Piano Energia Clima uno strumento per ridurre davvero le emissioni. Chi deve agire deve farlo in fretta, non continuare a cercare scuse.”
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