Quando pensiamo al pianeta Terra e alla sua salvaguardia spesso ci focalizziamo soltanto sul clima o sull’inquinamento dell’aria o delle fonti idriche, ma c’è purtroppo anche un altro grosso problema che è necessario approfondire: si tratta del consumo del suolo. La terra che utilizziamo per le nostre attività quotidiane, come per esempio l’agricoltura, è infatti molto più delicata di quello che potremmo pensare. Consumando i terreni e, concedeteci il termine, “spremendoli come limoni” potremmo seriamente rischiare di generare danni ingenti mettendo a repentaglio la vita delle persone in giro per il mondo (e non solo). Ecco dunque tutto quello che è necessario sapere nel merito della questione, con un particolare focus sui mezzi a nostra disposizione per combattere il fenomeno.
Indice
Cosa si intende con consumo del suolo
Si parta prima di tutto dalle basi: il consumo del suolo non è nient’altro che l’uso intensivo delle terre per scopi urbanistici, agricoli e industriali, con conseguenti impatti significativi sull’ambiente e sulla biodiversità. Da un lato, l’utilizzo della terra è un’opzione impossibile da bypassare: se vogliamo coltivare frutta e verdura per il nostro nutrimento, o se vogliamo allevare bestiame, dobbiamo per forza di cose utilizzare il terreno a nostra disposizione. C’è però, ovviamente, una notevole differenza fra utilizzo controllato e sfruttamento illimitato.
In una situazione ottimale, il suolo offre all’umanità tutti i servizi ecosistemici indispensabili per il proprio sostentamento: stiamo parlando per esempio dei servizi di approvvigionamento (come prodotti alimentari e biomassa, materie prime, ecc.), ma anche dei servizi di regolazione (come la regolazione del clima, la cattura e stoccaggio del carbonio, il controllo dell’erosione e dei nutrienti, la regolazione della qualità dell’acqua, la protezione e la mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, ecc.); i servizi di supporto (come il supporto fisico, la decomposizione e mineralizzazione della materia organica, l’habitat per le specie, la conservazione della biodiversità, ecc.) e infine i servizi culturali (come i servizi ricreativi, il paesaggio, il patrimonio naturale, ecc.).
Le stesse attività che fanno parte del consumo del suolo, tuttavia, sono anche quelle che lo mettono in serio pericolo se non adeguatamente monitorate: i loro danni spesso diventano evidenti solo quando sono irreversibili o quando il loro ripristino diventa estremamente costoso.
Le conseguenze del consumo del suolo
A lungo, il fenomeno del consumo del suolo a livello europeo è rimasto dopo tutto piuttosto stabile: solo negli ultimi anni, dal 2000 al 2018 secondo i dati più recenti, abbiamo assistito ad un aumento significativo dell’uso (e dell’abuso) di questa risorsa naturale.
La crescente tendenza al consumo di suolo ha delle conseguenze da non sottovalutare: come anticipato, mette infatti sotto pressione la biodiversità, degrada gli habitat e contribuisce a problematiche che vanno dalla cattura del carbonio all‘impermeabilizzazione del suolo, dalla frammentazione del paesaggio all’aumento del rischio di inondazioni. Un esempio su tutti è legato agli smottamenti e alle frane che in tempi non sospetti sono state causa della morte di un numero ingente di persone che si sono trovate, loro malgrado, a vivere nei pressi di aree dove si è assistito al consumo incontrollato del suolo.
Pensiamo inoltre agli effetti di questo problema sulle aree boschive. Le foreste coprono circa il 40% della superficie terrestre europea: oltre a fornire cibo, fibre e habitat per molte specie, contribuiscono alla rimozione netta annuale di gas serra. Attraverso le sue attività di uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura (LULUCF), l’UE rimuove attualmente un totale netto di 244 Mt CO2e dall’atmosfera, equivalente al 7% delle sue emissioni annuali di gas serra. Si tratta di un settore che, tra l’altro, giocherà un ruolo cruciale nel raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.
I suoli organici, comprese le torbiere, immagazzinano grandi quantità di carbonio e sono quindi altrettanto importanti per gli sforzi di mitigazione basati sul suolo: risulta dunque evidente come la tutela sostenibile del suolo richieda una prospettiva di gestione a lungo termine e importanti sforzi da parte dei policy maker internazionali.
Soluzioni possibili
Per fortuna, siamo ancora in tempo per invertire questa tendenza negativa e riappropriarci del suolo senza per questo mettere a repentaglio la nostra salute e quella dell’ambiente circostante.
Ricordiamo ad ogni modo che ogni luogo differisce da un altro nella sua capacità di fornire servizi ecosistemici essenziali: per questo, cambieranno in base ai vari scenari anche gli incentivi per proteggerli o migliorarli. Per esempio, in alcuni casi potrebbe essere necessario ripristinare le zone umide per immagazzinare carbonio, in altri potrebbe bastare incentivare la creazione di habitat per la fauna locale.
Nelle aree più densamente popolate sarà in parallelo necessario implementare politiche che consentano la demolizione e la ristrutturazione delle abitazioni, insieme agli sforzi per restituire i terreni inutilizzati al loro stato naturale (il programma Stadtumbau lanciato in Germania è da questo punto di vista molto interessante). Ovunque la popolazione sia in netto aumento si dovrebbe evitare uno sviluppo a bassa densità, esteso e inefficiente. In generale, la crescita urbana dovrebbe essere gestita aumentando dove possibile la densità, per ridurre i costi dei servizi e delle infrastrutture, preservando così l’ambiente naturale per le future generazioni.