20 mesi agli ufficiali del cargo responsabili dello sversamento in mare di oltre 1.000 tonnellate di idrocarburi. Un danno che si ripristinerà nell’arco di decenni.
Dietro le sbarre per 20 mesi. Questa la pena comminata a due ufficiali del cargo giapponese Mv Wakashio ritenuti responsabili dello sversamento di circa 1.000 tonnellate di petrolio nell’Oceano Indiano, presso la costa sud orientale dell’isola di Mauritius. Il capitano indiano Sunil Kumar Nandeshwar e il primo ufficiale, il cingalese Hitihanillage Subhoda Janendra Tilakaratna, al timone del cargo il 25 luglio 2020, quando la nave si arenò sulla barriera corallina dell’isola. Durante il dibattimento i marinai hanno confermato al giudice della capitale Port Luis di aver bevuto a bordo e di non essersi accorti che la nave aveva toccato il fondale a Pointe d’Esny. Il cargo trasportava 3.800 tonnellate di olio combustibile e 200 tonnellate di diesel. In seguito all’incidente, il petrolio, ricco di componenti solubili in acqua, è filtrato in mare ricoprendo mangrovie, coralli e compromettendo uno dei reef più fragili dell’Oceano Indiano, prima che le squadre di soccorso fossero in grado di intervenire. In seguito all’incidente, tre marinai impegnati nelle operazioni di bonifica della marea nera hanno perso la vita ribaltandosi con il loro rimorchiatore.
Un santuario protetto dalla convenzione di Ramsar
Secondo le associazioni ambientaliste locali si tratta del più grande sversamento di petrolio in quell’area. Gli interventi hanno permesso di rimuovere il 75% del versato e ridurre il danno a una fascia costiera di 15 km sui 350 totali dell’isola. Pointe d’Esny è un santuario marino popolato da specie in pericolo e circondato da zone umide di importanza internazionale, tutelate dalla Convenzione di Ramsar. Un capitale naturale, culturale ed economico di grande valore per gli abitanti dell’isola. I pescatori locali denunciano la diminuzione del pescato. E gli assicuratori della nave hanno annunciato che ne risarciranno circa 1.000, con 112mila rupie mauriziane, poco meno di 2.300 euro. Secondo Greenpeace Africa ci vorranno decenni affinchè i fragili ecosistemi del litorale e della laguna si riprendano. “Un disastro che non avrebbe dovuto essere gestito con i minimi standard di trasparenza” ha detto Happy Khambule senior climate and energy campaign manager dell’associazione, secondo il quale il Governo locale e la società Mitsui OSK Lines, proprietaria dell’imbarcazione, non hanno reso disponibili tutte le informazioni in loro possesso per valutare al meglio l’impatto di questo disastro ambientale. Quello finito in mare è un nuovo tipo di petrolio, molto povero in zolfo: meno dello 0,5%. È la prima volta che il Very Low Sulphur Fuel Oil viene sversato e non ci sono studi sui suoi effetti a lungo termine sull’ecosistema.