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Commissione Ue e Agenzia ambiente: “Stato e tendenze del suolo sono allarmanti”

Stato e tendenze del suolo sono allarmanti
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“Almeno il 63% dei suoli dell’UE sono in cattiva salute”. L’allarme arriva dallo “State of Soils in Europe 2024”, pubblicato dal JRC della Commissione Europea e dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA): “Azione collettiva, monitoraggio e sostegno legislativo possono invertire a rotta”

Il recente rapporto sullo stato dei suoli in Europa (“State of Soils in Europe 2024“), prodotto dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione Ue e dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) fornisce un’analisi dettagliata delle cause e delle conseguenze del degrado del suolo in Europa e nei paesi dello spazio economico europeo (tra cui Ucraina, Turchia e Balcani occidentali). Tra le principali minacce evidenziate, la perdita di carbonio organico, l’erosione, la compattazione, l’inquinamento, la salinizzazione e la perdita di biodiversità del suolo.

Il degrado dei suoli, che interessa almeno il 63% delle superfici dell’UE (un report del JRC dell’anno scorso indicava 61%), comporta rischi per la sicurezza alimentare, la qualità dell’acqua, la biodiversità e la salute umana.  “Il rapporto – si legge – mostra uno stato e tendenze allarmanti, con il degrado del suolo che è peggiorato notevolmente negli ultimi anni, e sottolinea la necessità di un’azione immediata per invertire questa tendenza”. Viene sottolineata l’importanza di politiche di governance sostenibile del suolo e la partecipazione pubblica attraverso la citizen science. Viene raccomandata l’adozione di strategie integrate per il monitoraggio e la protezione dei suoli, in linea con gli obiettivi della Strategia dell’UE per il suolo 2030.

Circa il 24% dei suoli europei è affetto da erosione idrica, con proiezioni che indicano un aumento del 13-25% entro il 2050. Inoltre, il 74% dei terreni agricoli presenta squilibri nutrizionali, con un surplus di azoto in crescita che minaccia la salute umana e ambientale. La perdita di carbonio organico nel suolo e il degrado delle torbiere, responsabili del 5% delle emissioni totali di gas serra nell’UE, sono ulteriori preoccupazioni.

“I suoli sani devono essere al centro del Green Deal europeo – affermano le ricercatrici e i ricercatori -. Essi forniscono cibo, regolano il clima e ospitano il 60% della biodiversità terrestre.”

Le principali minacce per i suoli

Tra i principali fattori di degrado dei suoli, confermati dal lavoro di JRC e AEA, troviamo:

  • Cambiamenti climatici: prolungati periodi di siccità e temperature elevate accelerano la decomposizione della materia organica, con perdita di carbonio e fertilità;
  • Uso del suolo: l’urbanizzazione e la gestione intensiva delle colture aumentano la pressione sul suolo, riducendo la biodiversità e aumentando l’erosione;
  • Inquinamento: l’eccesso di nutrienti come azoto e fosforo, legati all’uso intensivo dei fertilizzanti minaccia la qualità del suolo e delle acque;
  • Fattori ambientali: Incendi, siccità e tempeste aumentano il degrado del suolo, richiedendo strategie di adattamento mirate.

Suoli agricoli, erosione e inaridimento

Il rapporto “State of Soils in Europe 2024” rivela che l’erosione del suolo nell’UE ha raggiunto livelli allarmanti. Attualmente, circa il 24% dei suoli europei è colpito da erosione causata dal dilavamento dell’acqua, con una perdita stimata di 1 miliardo di tonnellate di suolo all’anno. Con proiezioni che indicano un possibile aumento del 13-25% entro il 2050, specialmente nelle terre coltivate. “L’erosione compromette la produttività agricola, la biodiversità e la resilienza agli eventi climatici estremi”, ricorda lo studio.

L’Italia è uno dei paesi europei più colpiti dall’erosione del suolo da acqua, con una perdita stimata da JRC e AEA attorno al milione di tonnellate di terreno fertile ogni anno. Le regioni meridionali, come Puglia, Sicilia e Calabria, sono particolarmente vulnerabili, soprattutto in aree con colture intensive o terreni incolti.

Il carbonio organico nei terreni europei, fondamentale per la salute del suolo e la sua produttività, sta diminuendo nelle aree agricole europee. Tra il 2009 e il 2018, JRC e AEA stimano una perdita di 70 milioni di tonnellate di carbonio organico nei suoli coltivati dell’UE e del Regno Unito. Inoltre, il 74% dei terreni agricoli nell’UE presenta squilibri nutrizionali, con un aumento del surplus di azoto (legato soprattutto all’abuso di fertilizzanti, produce acidificazione, riduzione della biodiversità e dalla capacità di assorbimento di nutrienti da parte delle piante). Un eccesso che può danneggiare la salute umana, le colture, gli ecosistemi e contribuire al cambiamento climatico.

Inoltre, il 50% delle torbiere europee è degradato, contribuendo al 5% delle emissioni totali di gas serra nell’UE. La conservazione di queste aree è cruciale per mitigare il cambiamento climatico, ricordano i ricercatori.

L’inquinamento dei suoli

Il report non poteva non descrivere l’inquinamento dei suoli europei. Anche se avverte che molti paesi mancano di dati completi (la proposta della legge sul monitoraggio del suolo mira a colmare questa lacuna).

L’inquinamento del suolo deriva da diverse fonti, principalmente agricole, industriali e urbane. Le principali sostanze inquinanti includono:

  • Residui di pesticidi e fertilizzanti: “”I residui di pesticidi rappresentano una delle principali cause di contaminazione nei suoli europei, con concentrazioni particolarmente elevate nelle regioni agricole più intensive”.

Inoltre circa il 74% dei terreni agricoli nell’UE e della Gran Bretagna presenta input eccessivi di azoto, contribuendo al fenomeno dell’inquinamento da nitrati. Un problema che riguarda da vicino anche l’Italia: “La valle del Po è una delle aree con i maggiori superamenti dei carichi critici di azoto, influenzando la qualità ecologica delle aree naturali e agricole”;

  • Metalli pesanti: cadmio, piombo e mercurio sono rilevati frequentemente, provenienti da attività industriali e utilizzo di fanghi di depurazione. Sebbene con variazioni anche importanti a livello regionale, i metalli pesanti si accumulano soprattutto nelle aree vicine a siti industriali o di smaltimento di rifiuti;
  • Inquinanti organici persistenti (POPs): Composti chimici come diossine, policlorobifenili (PCB) e altri derivati industriali sono rilevati nei suoli agricoli e forestali europei;
  • Microplastiche: Le microplastiche provengono principalmente dai rifiuti urbani e dalle pratiche agricole (ad esempio, l’utilizzo di teli plastici). Ilfenomeno è particolarmente preoccupante nelle zone urbane e nelle aree agricole che utilizzano sistemi intensivi.

Tutti questi fattori hanno impatti molto significativi. Sulla riduzione della fertilità del suolo: l’accumulo di metalli pesanti e sostanze chimiche altera l’equilibrio biologico e chimico del suolo, riducendo la capacità produttiva. Sulle falde acquifere: le sostanze inquinanti possono filtrare nel sottosuolo, contaminando riserve idriche e corsi d’acqua. Sulla biodiversità: l’accumulo di sostanze tossiche influisce negativamente sulle comunità microbiche e sulla fauna del suolo. E sulla salute umana: i contaminanti possono entrare nella catena alimentare attraverso le colture agricole, rappresentando un pericolo per la salute.

Impatto del degrado del suolo al di fuori dell’UE

Lo studio pubblicato dalla Commissione e dall’Agenzia europea per l’ambiente, come indicato, fornisce una fotografia dei suoli anche nei Paesi dello spazio economico europeo, come Ucraina, Turchia e Balcani occidentali.

In Ucraina, riferisce il documento, che è uno dei principali serbatoi di cereali mondiali, l’aggressione russa ha causato li deterioramento di oltre 10 milioni di ettari di terreno (una superficie superiore a quella di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna messe insieme), con tempi di recupero che il JRC e l’AEA stimano in decenni o secoli.

In Turchia, circa 1,5 milioni di ettari di terra presentano problemi di salinità, influenzando la produttività agricola e la salute degli ecosistemi.

Nei Balcani occidentali, sono stati identificati oltre 100 siti contaminati o potenzialmente contaminati a causa di attività minerarie e industriali, sebbene l’entità reale dell’inquinamento del suolo rimanga sconosciuta.

Le raccomandazioni

Lo “State of Soils in Europe 2024” sottolinea l’importanza di politiche di governance sostenibile del suolo e la partecipazione pubblica attraverso la citizen science. Viene raccomandata l’adozione di strategie integrate per il monitoraggio e la protezione dei suoli, in linea con gli obiettivi della strategia dell’UE per il suolo 2030.

In particolare, per mitigare gli effetti dell’inquinamento del suolo, il rapporto propone la riduzione dell’uso di sostanze chimiche, conpratiche agricole sostenibili che impiegano meno fertilizzanti e pesticidi. Viene citata anche l’esperienza di alcune regioni italiane che hanno implementato politiche per la promozione di agricoltura conservativa, che prevede la riduzione delle lavorazioni meccaniche del terreno e l’adozione di colture di copertura. Interventi che mirano a mitigare l’erosione e migliorare la qualità del suolo.

Necessario, ovviamente, il recupero dei suoli contaminati, con interventi mirati per bonificare le aree industriali dismesse e i siti inquinati.

“Affrontare il degrado del suolo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi ambientali, agricoli e climatici dell’UE”, ricorda lo studio. “I numeri sono chiari: il degrado del suolo è peggiorato significativamente nell’ultimo decennio, ma con un’azione collettiva, un monitoraggio rafforzato e un sostegno legislativo, l’UE può ripristinare questa risorsa vitale e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire”.

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