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Come sta la Laguna di Orbetello?

Laguna di Orbetello
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Fondali bassi e scarso ricambio di acqua con il mare. L’equilibrio della Laguna di Orbetello è continuamente minacciato da eutrofizzazione, inquinamento e crisi distrofiche. E con il cambiamento climatico i rischi aumentano.

Le zone umide costiere rappresentano il punto di incontro non solo geografico, ma anche biologico, tra terra e mare. Occupano il 13% dello sviluppo costiero mondiale e comprendono le foci fluviali, le lagune propriamente dette e gli stagni costieri. Aree che, sotto la spinta delle attività antropiche, nell’ultimo secolo si sono ridotte notevolmente: solo in Europa si stima che sia scomparso il 90% delle zone umide esistenti, con il relativo patrimonio di biodiversità di specie animali e vegetali.

La Laguna di Orbetello, ecosistema delicato

La Laguna di Orbetello rappresenta uno dei più interessanti ecosistemi salmastri rimasti in Europa. Si tratta di un grande lago costiero, con una superficie di 25 km2, racchiuso dai tomboli della Feniglia a Sud e della Giannella a Nord; il tombolo interno, in parte artificiale in parte naturale dove si trova la città di Orbetello, separa la laguna di levante da quella di ponente.

La Laguna di Orbetello riveste una grande importanza dal punto di vista naturalistico e conservazionistico: è un Sito di Importanza Comunitaria (SIC), ossia un sito che contribuisce a mantenere o ripristinare habitat o specie in uno stato di conservazione soddisfacente. È anche Zona di Protezione Speciale (ZPS), ossia un’area istituita in base alla Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” successivamente sostituita dalla Direttiva 09/147/CE, che ha lo scopo di garantire la conservazione delle specie ornitiche di interesse comunitario.

La Laguna di Orbetello è classificata come zona umida di interesse nazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, che si pone come obiettivo la tutela internazionale delle zone umide mediante la loro individuazione e delimitazione, lo studio degli aspetti caratteristici, in particolare dell’avifauna, e la messa in atto di programmi che ne consentano la conservazione degli habitat, della flora e della fauna.

Una propaggine della laguna di ponente e il tombolo sabbioso della Giannella rientrano nella Riserva naturale statale di popolamento animale della Laguna di Orbetello, gestita da WWF Italia, che rappresenta un importante luogo di sosta, svernamento e riproduzione di numerose specie di avifauna.

Come tutti gli stagni costieri, la Laguna di Orbetello rappresenta un ecosistema delicato, caratterizzato da basso fondale e limitato ricambio di acqua con il mare. I suoi parametri chimico-fisici – temperatura, salinità, ossigeno disciolto – subiscono ampie variazioni, sia nell’arco della giornata che della stagione, e la sua integrità è continuamente minacciata: gli stagni costieri sono ambienti cosiddetti “di transizione” e la loro naturale evoluzione è quella di scomparire con il passare del tempo.

Le crisi distrofiche nella Laguna di Orbetello

Per il territorio di Orbetello, la Laguna è molto importante anche dal punto di vista economico. E proprio la presenza di attività di itticoltura – che hanno tutto l’interesse nel cercare di mantenere l’ambiente lagunare nelle migliori condizioni ecologiche possibili – ha determinato la sopravvivenza della Laguna, grazie a interventi tesi ad evitare l’eutrofizzazione, l’apporto di inquinanti e migliorare il ricambio delle acque, ai fini di evitare crisi anossiche, frequenti in questi ecosistemi.

La Laguna di Orbetello, in particolare, è soggetta da decenni a processi di forte eutrofizzazione che si manifestano essenzialmente con lo sviluppo di macroalghe e fitoplancton (microalghe). Negli ultimi 40 anni, l’incremento del grado di eutrofizzazione della Laguna ha progressivamente condotto a cambiamenti sia qualitativi che quantitativi della vegetazione, che è passata dalla dominanza di piante radicate acquatiche, in particolare Ruppia cirrhosa, alla presenza esclusiva di macroalghe; cambiamento che ha contribuito a sviluppare crisi distrofiche.

Le macroalghe, infatti, hanno un elevato tasso di accrescimento ma un breve ciclo vitale, generalmente limitato ad un arco stagionale; quando cadono sul fondo si decompongono innescando processi di solfato riduzione che causano una drastica diminuzione dell’ossigeno disciolto nella colonna d’acqua e lo sviluppo di gas tossici dal fondale, principalmente idrogeno solforato (H2S). Al contrario, le fanerogame hanno un ciclo vitale significativamente più lungo, generalmente annuale, e sono in grado di trasferire, attraverso le strutture ipogee, parte dell’ossigeno prodotto durante la fotosintesi ai sedimenti, mantenendoli in buono stato ossidativo.

I bloom macroalgari della Laguna

Nella Laguna i bloom macroalgali hanno avuto inizio a partire dalla metà degli anni 60, periodicamente accompagnati da iperproliferazione delle microalghe. Le macroalghe flottanti si sviluppavano, inizialmente, in prossimità delle fonti eutrofizzanti (scarichi urbani e reflui delle itticolture) per poi essere trasportate dai venti nelle altre aree della Laguna, con il conseguente diffuso arricchimento dei fondali di materia organica e nutrienti. Le condizioni di anaerobiosi e solfato riduzione causate dalla decomposizione delle notevoli masse macroalgali, specialmente nei mesi estivi, sono state le principali cause delle morie della fauna acquatica verificatesi dopo la metà degli anni 80, accompagnate da episodici sversamenti di acque colorate e maleodoranti nelle spiagge adiacenti alla laguna, causa di problemi alle attività turistiche.

Le ultime due crisi distrofiche, con conseguenze estremamente gravi per la fauna ittica, sono avvenute nel luglio del 2015, con la morte di circa 200 tonnellate di pesci, e nello stesso mese di questo 2024.

La crisi del luglio 2024

Verso la fine del mese di luglio, la crisi ha avuto i suoi effetti negativi soprattutto nella Laguna di Levante, ove sono state raccolte più di 100 tonnellate di esemplari di pesci, morti. Il fenomeno poteva considerarsi annunciato viste le condizioni ecologiche della laguna e le probabili conseguenze del cambiamento climatico in quanto Copernicus, il servizio meteo dell’Unione Europea, aveva indicato i mesi che vanno da giugno 2023 a giugno 2024 come i più caldi mai registrati a livello mondiale.

Già nel mese di giugno, nella Laguna i valori del fosforo e dell’azoto inorganico disciolto nelle acque erano estremamente elevati, ad indicare una notevole eutrofizzazione; inoltre, la Laguna era ricoperta da migliaia di tonnellate di Valonia aegagropila, un’alga caratterizzata dalla presenza di una grande quantità di acqua intracellulare che ne determina una minore resistenza alle alte temperature.

Le temperature delle acque raggiunte a luglio, superiori a 28°-30° C, ne hanno causato la morte. La loro disgregazione ha provocato un aumento massiccio della già notevole eutrofizzazione, con la conseguente crescita dei batteri anaerobi responsabili della produzione di idrogeno solforato e quindi delle crisi anossiche. La fauna ittica che si trovava all’interno delle aree distrofiche e della produzione di idrogeno solforato non ha avuto scampo, mentre i pesci che si trovavano al margine di queste zone si sono rifugiati nelle due aree di Fibbia e Nassa, dove l’apporto di acqua dal mare manteneva sufficientemente elevata la concentrazione di ossigeno che le ha protette fino al termine della crisi.

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