La presenza di aree desertiche in giro per il mondo è in specifiche zone qualcosa di naturale legato alle specifiche caratteristiche di quel luogo. Si pensi ad esempio al deserto del Sahara, il più grande del mondo. Diverso invece è il discorso per alcuni posti dove, a causa del cambiamento climatico e dunque del riscaldamento globale, stiamo assistendo ad un preoccupante processo di desertificazione. Non facciamo l’errore di pensare che si tratti di un problema esclusivo di Paesi distanti dalle nostre latitudini: di mancanza d’acqua e di desertificazione, infatti, si sta iniziando a parlare anche in Italia. Vediamo insieme come è possibile combattere la desertificazione.
Indice contenuti
- Cos’è la desertificazione
- Come combattere la desertificazione
- 1. Piantare più alberi
- 2. Migliorare la gestione dell’acqua
- 3. Irrigazione a goccia
- 4. Usare pietre magiche
Cos’è la desertificazione
Quando in alcune zone secche la vegetazione, tra cui le praterie e gli arbusti, si riduce in modo progressivo si parla di desertificazione. Questo termine, di conseguenza, non riguarda l’espansione fisica dei deserti già esistenti, ma i vari fattori che mettono a rischio ecosistemi attualmente non desertici, trasformandoli in deserti.
Le attività umane, come la deforestazione e l’eccessivo sfruttamento delle riserve idriche sotterranee, stanno accelerando in modo drammatico il processo di desertificazione. A questi fattori si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, anch’esso di origine antropica, che si manifestano attraverso fenomeni meteorologici estremi come siccità, uragani, incendi e tanti altri disastri naturali.
Secondo le Nazioni Unite, ogni anno il genere umano si ritrova costretto a dire addio a oltre 24 miliardi di tonnellate di terreno fertile. Attualmente, due terzi del pianeta stanno affrontando un processo di desertificazione e, se non verranno prese misure adeguate, entro il 2050 si perderanno 1,5 milioni di km² di terre agricole. Giusto per avere un’idea della portata del problema, si sta parlando di un’estensione pari a tutta la superficie coltivabile dell’India.
Come combattere la desertificazione
Fatte le dovute premesse, è necessario ricordare che a nostra disposizione ci sono delle soluzioni concrete che ci potrebbero aiutare ad affrontare il problema. Vediamole qui di seguito.
1. Piantare più alberi
La piantumazione di nuovi alberi è certamente una delle strategie più utili in questo senso. Le piante svolgono un ruolo cruciale nella conservazione del suolo, poiché le loro radici aiutano a mantenere il terreno stabile, riducendo di conseguenza l’erosione causata da vento e pioggia. Le chiome degli alberi, inoltre, forniscono ombra, limitando l’evaporazione dell’acqua e creando un ambiente più fresco e umido, ideale per la crescita di altre specie vegetali.
Gli alberi favoriscono anche l’aumento della biodiversità, poiché sono in grado di fornire rifugio e risorse vitali a molte specie di animali e insetti. Iniziative di riforestazione su vasta scala, come la “Grande Muraglia Verde” in Africa, puntano a costruire barriere naturali contro l’espansione del deserto, migliorando al contempo le condizioni ambientali e le prospettive economiche per le comunità locali.
2. Migliorare la qualità del suolo
La salute del suolo può essere migliorata adottando tecniche agricole sostenibili, che favoriscono la riduzione del numero di animali da pascolo e la sostituzione con colture. Il pascolo eccessivo è una delle principali cause di degrado del suolo, poiché l’eccessivo sfruttamento da parte degli animali provoca la perdita della vegetazione, lasciando il terreno vulnerabile all’erosione. Questo è uno dei tanti motivi per cui, ormai da tempo, c’è chi si batte per un minor consumo di carne: l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, infatti, è ormai ampiamente dimostrato.
Un approccio sostenibile consiste inoltre nell’utilizzo del letame degli animali come fertilizzante per le coltivazioni. Questo metodo riduce l’uso di fertilizzanti chimici e migliora la struttura del suolo, rendendolo più resistente all’erosione. Inoltre, pratiche agricole come la rotazione delle colture o ancora l’uso di piante di copertura aiutano a proteggere ulteriormente il terreno dal degrado.
La conservazione del suolo attraverso pratiche sostenibili è essenziale per preservarne la capacità di sostenere la vita vegetale e animale nel lungo termine. Queste tecniche possono anche rafforzare la sicurezza alimentare delle comunità locali, riducendo la dipendenza dalle importazioni di cibo in alcuni Paesi.
3. L’irrigazione a goccia
L’irrigazione a goccia è una tecnica avanzata che consente di ottimizzare l’uso dell’acqua in agricoltura. Consiste nel far gocciolare lentamente l’acqua direttamente sulle radici delle piante attraverso piccoli fori in un tubo posto sopra il suolo. Questo metodo riduce notevolmente lo spreco di acqua, poiché l’acqua viene utilizzata in modo mirato e non dispersa nell’ambiente circostante.
Un ulteriore vantaggio dell’irrigazione a goccia è che può essere alimentata da una pompa solare, rendendola una soluzione energeticamente efficiente e sostenibile. L’uso di energia solare per l’irrigazione potrebbe essere particolarmente utile in alcune zone desertiche, dove la luce solare è abbondante e l’accesso a fonti di energia convenzionali potrebbe essere limitato.
L’irrigazione a goccia, combinata con altre tecniche di conservazione dell’acqua, può contribuire significativamente a migliorare la produttività agricola in aree aride, riducendo al contempo l’impatto della desertificazione.
4. Usare pietre magiche
Le “pietre magiche”, note anche come barriere di pietra o bunds in inglese, rappresentano una tecnica di adattamento impiegata per recuperare l’umidità e la fertilità del suolo nelle aree soggette a desertificazione. Queste pietre vengono disposte intorno ai terreni degradati con l’obiettivo di trattenere l’acqua il più possibile. L’aumento dell’umidità contribuisce a contrastare la desertificazione, rendendo il terreno più adatto alla coltivazione e prevenendo ulteriori danni dovuti all’erosione. Il metodo è semplice e a basso costo, poiché si basa sull’impiego di risorse naturali come rocce e acqua piovana. Inoltre, può essere facile da sfruttare anche in alcuni dei Paesi più poveri del mondo, dove – si sa – l’accesso all’acqua è spesso molto complicato.