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Cohousing: cos’è, come funziona e quali sono i suoi vantaggi

Due ragazze abbracciate
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Il concetto di condivisione di uno spazio abitativo è qualcosa che tutti conoscono: nei primi anni di vita infatti chiunque vive sotto lo stesso tetto dei propri genitori e/o fratelli e sorelle, e quando poi si cresce in molti trovano coinquilini o, meglio ancora, compagni e compagne con cui convivere. In tempi non sospetti, ad ogni modo, ha iniziato ad emergere anche un nuovo modo di vivere altri spazi comuni, il cosiddetto cohousing. Ma di cosa si tratta esattamente? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo!

Indice contenuti

Cos’è il cohousing

Scopriamo meglio insieme il concetto di cohousing e proviamo a spiegare quali possono essere i vantaggi per chi sceglie questa opzione.
Ragazzi che giocano a carte

Il Il cohousing è uno dei tanti metodi a nostra disposizione per creare una piccola comunità. Spesso definito – non a caso – anche come “comunità intenzionale“, è esattamente ciò che il nome suggerisce: rappresenta una soluzione con cui alcune persone scelgono consapevolmente come organizzare il loro stile di vita, in totale libertà.

Grazie al cohousing un gruppo di individui collabora per realizzare un quartiere che riflette specifici valori, di norma legati a una visione comune su come si vive insieme. Di frequente, i principi del cohousing si basano su uno stile di vita che promuove connessioni tra le persone, il prendersi cura reciproco e un approccio attento all’ambiente. Le caratteristiche tipiche del cohousing includono tra le altre cose:

  • Un bilanciamento tra vita privata e vita comunitaria;
  • Gruppi di persone aperti che hanno voglia di integrare la comunità circostante;
  • Comunità composte generalmente da 10 a 40 unità abitative, per favorire la facilità delle interazioni;
  • Residenti che vengono attivamente coinvolti nelle decisioni, che spesso vengono prese in modo consensuale.

Attenzione: non bisognerebbe in alcun modo scambiare questa soluzione con una comune. Nel cohousing, infatti, tutti i residenti hanno le loro case che circondano spazi condivisi, dove le persone possono incontrarsi, mangiare insieme e condividere risorse. Il cohousing non consiste nel costringere le persone a mangiare necessariamente insieme ogni sera o nell’imporre regole rigide. Sono infatti i residenti a decidere quando e come vogliono interagire. Non c’è insomma nessuna regola così stringente come invece accade in alcune comuni.

Caratteristiche principali

Vediamo ora più nel dettaglio cosa rende il cohousing così interessante. Come anticipato in precedenza, la forma di proprietà legale più comunemente scelta per le comunità completate è il modello di condominio, anche se non è raro che alcune di queste comunità optino per la struttura di cooperativa. Indipendentemente dalla struttura legale scelta, la comunità sarà comunque sempre soggetta alle norme e alle leggi stabilite dagli atti locali che regolano i condomini o le cooperative. Per il resto, il cohousing non rappresenta di per sé né una specifica forma legale o un metodo particolare di possedere beni immobili.

Importante anche ricordare che lo sviluppo di un cohousing non porta automaticamente alla creazione di abitazioni a prezzi inferiori a quelli di mercato. Anche se non prevede un profitto, nel caso in cui il gruppo di residenti agisca come sviluppatore, le abitazioni risultano spesso di qualità più elevata e includono più elementi ecosostenibili rispetto alle case tradizionali (si pensi per esempio all’installazione di pannelli solari, o di un cappotto termico). Questi aspetti riducono i costi di gestione e manutenzione nel lungo termine, ma comportano un aumento dei costi di costruzione iniziali.

I vantaggi

Ecco tutte le curiosità che forse ancora non conosci riguardo al cohousing, una modalità innovativa di vivere negli stessi spazi.
Due donne che lavorano al computer

Esistono senza dubbi importanti benefici correlati con il vivere in una situazione di cohousing. Un elemento spesso sottovalutato quando si discute di accessibilità economica è – per esempio – il costo complessivo della vita. Grazie alla struttura sociale e alla possibilità di usufruire di risorse condivise, le abitazioni di cohousing permettono di abbattere ingenti spese che nei quartieri tradizionali non è altrimenti possibile ridurre. Le case possono essere più compatte senza intaccare la qualità della vita, e la condivisione delle risorse contribuisce a diminuire i consumi (riducendo così in modo considerevole il peso delle bollette di acqua, gas e luce a fine mese).

C’è di più. In tempi non sospetti si è iniziato a parlare sempre di più anche di senior cohousing, cioè di condivisione di questi spazi vitali tra persone anziane, un trend in crescita particolarmente nel Regno Unito e nel Nord Europa. Con l’aumento dell’aspettativa di vita, la richiesta di abitazioni progettate o adattabili per consentire alle persone agé di mantenere l’indipendenza più a lungo è diventata una priorità assoluta della nostra società.

Ricordiamo inoltre che vivere in solitudine, infatti, aumenta del 26% il rischio di mortalità: va da sé, di conseguenza, che avere al proprio fianco un compagno di stanza/casa/condominio disposto a condividere momenti di svago preziosi, spese varie e qualunque altra esperienza quotidiana è fondamentale per garantirsi un fine vita dignitoso.

Si tratta ovviamente di una soluzione che può essere molto adatta a tanti altri tipi diversi di soggetti: oltre agli anziani, il cohousing può essere progettato anche per gruppi specifici come delle famiglie con bambini o persino per persone con disabilità: queste ultime in particolare troveranno in esso un’importante rete di supporto per soddisfare tutte le loro piccole e grandi necessità quotidiane.

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Alberto Muraro

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