Da Genova a Napoli, da Ancona a Livorno i cittadini si organizzano in comitati per chiedere la riduzione delle emissioni e l’elettrificazione delle banchine.
Basta ai fumi delle navi, soprattutto quelle grandi. In quasi tutte le principali città portuali italiane sono attivi comitati che chiedono la messa al bando delle emissioni nocive che avvelenano l’aria: da Genova a Napoli, da Ancona a Livorno. Senza dimenticare Venezia, dove nelle settimane scorse i cittadini hanno manifestato a bordo di barche a remi e a vela. Il problema è serio, secondo l’inventario delle emissioni realizzato dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale. E il Governo per arginare il fenomeno ha stanziato 700 milioni di euro di risorse dal Pnrr, destinati ad elettrificare i porti e far spengere i motori delle grandi navi mentre sono ormeggiate in banchina. Nel Nord Europa esistono già aree marine a basse emissioni, mentre nel Mediterraneo solo recentemente gli Stati firmatari della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mare Mediterraneo dall’inquinamento, hanno presentato una proposta all’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) per limitare le emissioni di ossido di zolfo (SO2). Un primo passo verso la costituzione di un’area di controllo delle emissioni che dovrebbe diventare attiva dal 2025. Enzo Tortello è il presidente del Comitato Tutela ambientale di Genova nato nel 2017, che vede impegnati una sessantina di cittadini sui temi dell’inquinamento atmosferico legato alle attività portuali.
Tortello, qual è l’attività del Comitato?
“In questi anni spesso abbiamo segnalato ad Asl e Capitaneria di porto le navi più inquinanti, affinchè venissero fatti controlli sul rispetto dei limiti di legge. In questi anni, anche grazie al sostegno dell’Ecoistituto di Reggio Emilia e di Genova, abbiamo organizzato conferenze, raccolto firme, incontrato le istituzioni e presentato le nostre proposte al G20 delle Infrastrutture che si è tenuto a Genova nei mesi scorsi. Lo stesso documento è stato trasmesso alla COP 26 di Glasgow”.
Quali sono i contenuti del documento?
“Sono tanti i temi, a iniziare dalle misurazioni delle emissioni. Noi proponiamo l’impiego di droni equipaggiati di “nasi” elettronici o dispositivi ottici. Permetterebbero di identificare le navi che emettono inquinanti fuori dai limiti. Inoltre, sosteniamo che nel Mediterraneo nasca un’area di controllo delle emissioni che preveda limiti stringenti sia per gli ossidi di zolfo, come già è stato proposto dagli stati firmatari della Convenzione di Barcellona, che per gli ossidi di azoto. È necessario, infine, accelerare l’elettrificazione delle banchine”.
A proposito dell’elettrificazione delle banchine, il Governo ha stanziato 700 milioni di euro del Pnnr. Ma per Genova, come per Livorno e altri siti, c’erano già delle risorse destinate a questi interventi. A che punto siamo?
“A Genova ci sono molte resistenze e gli interventi per realizzare l’elettrificazione delle banchine non sono ancora partiti. Si dibatte molto sul problema delle tariffe. Noi proponiamo di sgravare il prezzo da accise e oneri di sistema, ma bisogna iniziare a intervenire, perché con l’alimentazione elettrica le emissioni locali si abbattono quasi completamente. Anche se l’energia viene prodotta da fonti fossili c’è comunque un vantaggio ambientale. Senza dimenticare che l’elettrico permette di ridurre sensibilmente l’inquinamento acustico. Certe notti non si può dormire per il rumore”.