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Città galleggianti: sono davvero il futuro per delle metropoli sostenibili?

Due palme su un'isola
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Non è certo un mistero che la disponibilità di terra dove è possibile costruire i nostri palazzi e le nostre case sia limitata: mano a mano che espandiamo il nostro spazio di azione diminuiscono i luoghi dove è possibile costruire nuove strutture e abitazioni. C’è un però: sempre più spesso i costruttori e gli ingegneri stanno puntando alle distese infinite del mare e dell’oceano, dove nei prossimi anni potrebbero iniziare a spuntare anche svariati progetti di città galleggianti. Per quanto interessanti, si tratta di iniziative rispetto alle quali ci sono ancora tanti dubbi e punti oscuri: sono davvero il futuro delle metropoli sostenibili? Proviamo a rispondere insieme a questa e ad altre domande.

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Cosa sono le città galleggianti

Città di notte
Le città galleggianti potrebbero davvero rappresentare il futuro delle nostre metropoli sostenibili? Ecco tutto quello che devi sapere a proposito

È importante ricordare, innanzitutto, che a causa del cambiamento climatico, molte parti del mondo sono colpite dall’innalzamento del livello del mare. Questo sta riducendo la quantità di terreno disponibile in regioni già densamente popolate. Si pensi ad esempio al caso dell’arcipelago delle Maldive, dove circa l’80% del territorio si trova a meno di 1 metro sopra il livello del mare e dove già diverse aree rischiano di finire sotto l’oceano se il livello delle acque si dovesse alzare ulteriormente per il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai. Una sorte simile potrebbe in realtà toccare anche a metropoli come Miami, Shanghai e Bangkok, ma anche la nostra stessa Venezia.

Una floating city, o città galleggiante, è dunque un progetto pensato proprio per rispondere alle impellenti necessità di numerose città costiere, particolarmente a rischio a causa dell’innalzamento del livello del mare. La configurazione fondamentale di questo tipo di agglomerati urbani include unità operative caratterizzate da linee curve, varie composizioni e volumi a forma di goccia collegate a piattaforme galleggianti sviluppate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.

L’obiettivo finale sarebbe quello di rendere queste città “del futuro” sostenibili e resilienti,ma anche auto sufficienti dal punto di vista energetico e fornite di sistemi di trasporto green al 100% che dunque le renderebbero libere dai carburanti a base di petrolio.

Le caratteristiche principali

Una floating city che si rispetti, come anticipato, dovrebbe includere una serie di quartieri dove sono inseriti edifici con un rivestimento di vetro fotovoltaico, dovrebbe essere ricchissima di alberi e in generale di spazi verdi; questi ultimi comprendono altresì gli orti urbani, fondamentali per rendere queste comunità potenzialmente autosufficienti anche dal punto di vista alimentare.

In ogni floating city saranno idealmente presenti, oltre agli stabilimenti residenziali, anche zone conviviali come centri religiosi o culturali, o ancora mercati. Una città galleggiante, per il resto, dovrebbe essere raggiungibile via acqua o aria e comprenderebbe dunque diversi moli esterni e magari anche un eliporto o un droneport dove poter atterrare.

L’esempio di OCEANIX Busan

In un recente report, il World Economic Forum ha parlato del primo vero progetto di città galleggiante in essere, vale a dire OCEANIX Busan, al largo delle coste della Corea del Sud. Si tratta di una collaborazione tra UN-Habitat, la città metropolitana di Busan ,e OCEANIX, una società di tecnologia marina con sede a New York.

In occasione della presentazione del progetto presso le Nazioni Unite, la Direttrice Esecutiva di UN-Habitat, Maimunah Mohd Sharif, ha così parlato di OCEANIX Busan (la cui costruzione è iniziata nel 2013):

Non possiamo risolvere i problemi di oggi con gli strumenti di ieri. Dobbiamo innovare soluzioni per le sfide globali. Ma in questo slancio verso l’innovazione, dobbiamo essere inclusivi ed equi, assicurandoci di non lasciare indietro nessuno e nessun luogo.

Ma quali sono le sue caratteristiche, dunque? OCEANIX Busan è stata progettata per presentare tre piattaforme interconnesse che dovrebbero ospitare una comunità di 12.000 persone (con la possibilità di aumentare questi numeri fino a 100.000). Ognuna delle piattaforme, per il resto, sarà unita alla terraferma creando così una laguna protetta e offrendo spazio per attività ricreative sull’acqua.

I vantaggi

Potrebbe a questo punto sorgere spontanea una domanda: ma come fa una città galleggiante, gia di per sé sul mare, a proteggersi dall’innalzamento delle acque? Ebbene, chi le sta progettando sta lavorando per assicurare che siano presenti al loro interno edifici e piattaforme che possono sollevarsi in base all’andamento delle maree, offrendo così una soluzione dinamica.

C’è inoltre un altro vantaggio da tenere in considerazione: il posizionamento strategico delle strutture galleggianti può infatti aiutare a mitigare gli effetti dell‘isola di calore urbana, contribuendo a creare un pianeta più fresco.

SI ricordi inoltre il fatto che l’integrazione degli ecosistemi marini nel tessuto urbano delle città galleggianti è in grado di migliorare la biodiversità e ripristinare gli ambienti marini danneggiati.

Le problematiche

Le città galleggianti potrebbero rappresentare una valida alternativa per il nostro futuro edilizio sostenibile: scopriamo insieme tutti i dettagli a riguardo.
Venezia al tramonto

Per quanto avveniristica, si tratta di una soluzione che presenta non poche criticità. La costruzione e la manutenzione delle città galleggianti richiedono tecnologie e infrastrutture avanzate che non tutti i Paesi (e il discorso vale soprattutto per quelli in via di sviluppo) possono permettersi.

Inoltre, l’esposizione alle condizioni meteorologiche marine, all’acqua salata e alla corrosione potrebbe rendere la costruzione e la manutenzione particolarmente complesse e costose.

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Alberto Muraro

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