Le correnti marine hanno un impatto significativo sul clima globale, ben più di quanto si possa immaginare. In parole semplici, uno dei principali modi in cui gli oceani influenzano il clima e le condizioni meteorologiche è contribuendo a mantenere il nostro pianeta caldo.
La maggior parte della radiazione solare viene assorbita dall’oceano, in particolare nelle acque tropicali intorno all’equatore, dove l’oceano agisce come un enorme pannello solare che trattiene il calore. Vale in ogni caso la pena ricordare che anche le aree terrestri assorbono una parte della luce solare, e l’atmosfera aiuta a trattenere il calore che altrimenti si disperderebbe rapidamente nello spazio dopo il tramonto.
L’oceano copre il 71% del pianeta e contiene il 97% della sua acqua: emerge dunque in maniera evidente come sia un fattore chiave nello stoccaggio e nel trasferimento dell’energia termica a livello globale. Il movimento di questo calore attraverso le correnti oceaniche locali e globali influisce sulla regolazione delle condizioni meteorologiche locali e delle temperature estreme, sulla stabilizzazione dei modelli climatici globali, sul ciclo dei gas e sulla fornitura di nutrienti e larve agli ecosistemi marini.
Vediamo più nel dettaglio, da un punto di vista scientifico, in che modo le correnti marine influenzano il clima sul nostro pianeta e l’innalzamento o l’abbassamento della colonnina di mercurio.
Cos’è una corrente
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Ci sono diversi elementi che determinano la formazione di una corrente: nello specifico il vento, le differenze di densità dell’acqua e le maree.
Le correnti marine rappresentano il movimento dell’acqua da un’area all’altra e vengono solitamente misurate in metri al secondo o in nodi (1 nodo equivale a 1,85 km/h o 1,15 mph). Analizziamo ora in modo più approfondito tutti i fattori sopracitati che le influenzano.
- L’alternanza tra alta e bassa marea genera correnti particolarmente forti nelle aree costiere, nelle baie e negli estuari. Queste correnti, chiamate “correnti di marea“, seguono un andamento regolare e prevedibile e, in alcuni punti, possono superare gli otto nodi di velocità;
- Il vento agisce sulle correnti oceaniche soprattutto in superficie. Nelle zone costiere, può provocare fenomeni locali come l’upwelling (vale a dire la risalita di acque profonde) mentre negli oceani aperti spinge le masse d’acqua per migliaia di chilometri, dando origine a vaste correnti marine;
- Circolazione termoalina: questo meccanismo è regolato dalle variazioni di densità dell’acqua, determinate da differenze di temperatura (termo) e salinità (alina). Le correnti termoaline si propagano sia in superficie che nelle profondità oceaniche, ma si muovono più lentamente rispetto alle correnti superficiali e di marea.
Le tipologie di correnti marine
Le correnti oceaniche, sia superficiali che profonde, muovono dunque l’acqua orizzontalmente e verticalmente su scala locale e globale. Come già anticipato sono alimentate da vento, maree, rotazione terrestre, energia solare e differenze di densità dell’acqua, ma sono altresì influenzate dalla topografia oceanica, cioè della conformazione dei fondali.
Quelle superficiali, principalmente guidate dal vento, includono correnti di risacca, litoranee e di marea. Le correnti di upwelling portano acqua fredda e ricca di nutrienti in superficie, favorendo il ciclo di upwelling e downwelling (cioè il fenomeno relativo all’accumulo e sprofondamento di acqua ad alta densità e bassa temperatura).
Quelle profonde sono guidate dalla densità dell’acqua, influenzata da temperatura, salinità e profondità. L’ideale “nastro trasportatore” oceanico globale, che completa un ciclo in circa 1.000 anni, trasporta acqua calda meno densa dall’Equatore ai poli e acqua fredda più densa dai poli all’Equatore, regolando clima, meteo e il ciclo di nutrienti e gas.
Un caso emblematico: El Niño
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Di questa particolare corrente oceanica presente nel Pacifico vi abbiamo parlato in questo articolo in modo più approfondito, anche perché, nonostante si trovi quasi agli antipodi rispetto a noi, ha in realtà effetti concreti anche sul clima italiano.
El Niño è un fenomeno climatico caratterizzato dal riscaldamento anomalo delle acque superficiali nel Pacifico tropicale centrale e orientale. Tale aumento delle temperature che altera la direzione dei venti equatoriali e influenza il clima globale. Gli episodi di El Niño si verificano in modo irregolare, con intervalli tra due e dieci anni, e possono avere intensità variabili. L’evento del 2023-2024, con un aumento massimo di circa 2°C rispetto alla media, è stato tra i cinque più intensi mai registrati nella storia.
Sebbene originato nel Pacifico, El Niño provoca impatti su scala mondiale. Il discorso vale per l’appunto anche per il Belpaese e ovviamente per tutta l’Europa. È associato a forti piogge e inondazioni nel Corno d’Africa e negli Stati Uniti meridionali, mentre causa siccità e temperature elevate in Australia, Sud-est asiatico e Africa meridionale. Anche il Sud America settentrionale è soggetto a maggiore aridità. Questi cambiamenti climatici influenzano settori cruciali come agricoltura, risorse idriche e sanità, con effetti significativi sulle economie globali.
Rispetto nello specifico al Vecchio Continente, per esempio, El Niño è stato il fattore fondamentale dietro alle temperature record dell’estate 2024 in gran parte dell’Europa meridionale e orientale. In Italia, in modo particolare, il fenomeno ha contribuito a un’anticipazione della primavera e a condizioni meteorologiche estreme. Tuttavia, in parallelo, alcune zone dell’Europa atlantica, come Portogallo e Irlanda, hanno sperimentato nel medesimo periodo temperature inferiori alla media.