Sappiamo perfettamente quanto sia importante affidarci sempre più a fonti di energia green, che abbiano il minor impatto possibile sull’ambiente. La transizione energetica dalle fonti di energia fossile (il carbone, il petrolio, il gas) a quelle rinnovabili è assolutamente cruciale per garantire a noi e alle altre specie animali un futuro sereno sul pianeta Terra. In molti, da questo punto di vista, conoscono ad esempio l’energia eolica (chi non ha mai visto una pala eolica?) e quella solare (idem per i pannelli). Ma forse non tutti sanno che grazie ad una speciale centrale mareomotrice è possibile creare energia pulita anche grazie al moto ondoso. Ma come funziona un simile sistema? Vediamolo insieme.
Cos’è e come funziona una centrale mareomotrice
Per quanto sia un’invenzione relativamente recente una curiosità legata all’energia mareomotrice è il fatto che sia conosciuta dall’uomo fin dall’antichità: i nostri antenati, infatti, sapevano molto bene che grazie alla forza dell’acqua sarebbe stato possibile creare degli speciali mulini che avrebbero aiutato i contadini ad irrigare i loro campi. Per quanto riguarda invece la creazione di energia vera e propria, dalle cronache risulta che i primi a usufruire di questa fonte di energia fossero stati padre e figlio Girard nel 1799, anno in cui i due depositarono il primo brevetto per trarre energia dal movimento delle onde.
Ad ogni modo al giorno d’oggi esistono fondamentalmente due sistemi efficaci per sfruttare questo tipo di fonte rinnovabile: da un lato troviamo le centrali mareomotrici, dall’altro gli idrogeneratori.
Le prime sono strutture che vantano speciali sistemi a barriera in grado di spostare orizzontalmente masse ingenti di acqua: nella maggior parte dei casi vengono costruite in mare aperto, oppure lungo il corso dei fiumi. Nel momento dell‘alta marea, dunque di notte, l’acqua viene raccolta in grandi bacini, mentre con l’arrivo della bassa marea l’acqua defluisce naturalmente attraverso speciali tubi idraulici all’interno dei quali sono montate delle turbine collegate a dei generatori di energia elettrica. Si tratta, in ogni caso, di impianti che hanno un importante impatto ambientale, oltre ad essere particolarmente costosi.
Molto diverso è il discorso per gli idrogeneratori, che al contrario vantano un impatto ambientale piuttosto ridotto. Queste turbine galleggianti nel mare generano energia elettrica sfruttando l’energia cinetica derivante dal movimento dell’acqua.
Gli impianti in Italia e nel resto del mondo
Ma a che punto siamo nel nostro Paese con questo tipo di tecnologia? E per quanto riguarda il resto del globo? Al momento il Belpaese può vantare la turbina Kobold nello Stretto di Messina (è ancorata tra Ganzirri e Torre Faro a circa 100 metri dalla costa) connessa alla rete elettrica nazionale e con una potenza di circa 25 kW. Si tratta di un motivo di vanto per il nostro Paese, trattandosi del primo prototipo al mondo per la ricerca sul campo e la produzione di energia a partire dalle correnti marine.
Inoltre, nell’ottobre del 2020 ha preso il via la sperimentazione nel porto di Civitavecchia del progetto WaveSax, un convertitore del moto ondoso in energia elettrica. Al momento, secondo quanto riporta progetto OceanSET 2020, l’Italia è il secondo Paese al mondo per finanziamenti pubblici all’energia mareomotrice.
A livello mondiale, per il resto, il fiore all’occhiello del settore è ad oggi certamente il MeyGen: situato in Scozia, si tratta dell’impianto di produzione di energia mareomotrice più grande al mondo, con una potenza attuale di 252 MW. Al momento si sta cercando di sperimentare questo tipo di tecnologica anche in Paesi come la Corea del Sud e la Francia, con la speranza che entro il 2050 questo settore possa raggiungere un valore di 90 miliardi di euro (questi, perlomeno, sono gli obiettivi che si è prefissata l’Unione Europea).
I vantaggi e gli svantaggi dell’energia mareomotrice
Questo tipo di tecnologia ha dalla sua parte il fatto che potenzialmente è in grado di generare importanti quantità di energia con una risorsa di fatto inesauribile come l’acqua. Se progettati nella maniera corretta, inoltre, alcuni di questi impianti come abbiamo visto in precedenza possono vantare un impatto ambientale ridotto. Molto importante in questo senso sono ovviamente la costante manutenzione delle centrali e degli idrogeneratori, ma anche l’innovazione, che ci permetterà in futuro di avere impianti sempre più efficienti.
Un altro aspetto positivo è il fatto che le centrali mareomotrici presentano un funzionamento molto simile a quelle idroelettriche: questo fa sì che la loro fase di progettazione sia più semplice, poiché ingegneri e costruttori hanno a loro disposizione dati già affidabili e collaudati.
D’altra parte, come anticipato, è indubbio che una centrale mareomotrice comporti alti costi di realizzazione e di gestione, al di là del fatto che richiede spazi enormi per essere installata. Un altro importante problema da non sottovalutare è l’impatto ambientale legato al livello di corrosività dell’acqua marina, che è in grado di rovinare le strutture facendo così finire in mare sostanze potenzialmente inquinanti.