A volte la natura può diventare arte. Un caso emblematico proprio in questo senso è senza ombra di dubbio stato la cattedrale vegetale di Bergamo: stiamo parlando di un’originale struttura interamente costruita negli scorsi anni con materiale vegetale locale, realizzata su un dosso isolato lungo la salita per il Pizzo Arera (raggiungibile solo in automobile) e circondata da una cortina naturale di alberi. Ecco tutte le curiosità riguardo a questo progetto così interessante.
Indice contenuti
- Cos’era la cattedrale vegetale di Bergamo
- Com’è stato realizzato il progetto
- Un luogo speciale
- La fine della cattedrale
Cos’è la cattedrale vegetale di Bergamo
Ci troviamo di fronte in questo caso ad un cosiddetto progetto di land art: la cattedrale è una sorta di installazione dove l’arte si integra alla perfezione con l’ambiente naturale tutto intorno. Di per sé, la struttura (come d’altra parte suggerisce anche il nome) ha le sembianze di una cattedrale, dove al posto di mattoni e cemento c’era il legno. Tutte le sue grandi colonne racchiudono al loro interno dei grandi alberi di faggio che, crescendo con il passare del tempo, riusciranno a rompere lentamente la struttura: è una soluzione dal grande impatto visivo e con un significato profondo, legato alla capacità della natura di riappropriarsi dei propri spazi, e questo nonostante l’intervento degli uomini.
Com’è stato realizzato il progetto
La cattedrale vegetale di Bergamo è un’iniziativa davvero lodevole sviluppata grazie alla stretta collaborazione tra i Comuni di Oltre il Colle, Roncobello e Ardesio, con l’intento di trasformare lo spazio naturale in cui sorge la struttura in un luogo di incontro e cultura. L’obiettivo iniziale da parte dei promotori era quello di stimolare profonde riflessioni sulla natura, cercando di superare la tradizionale contrapposizione tra cultura e ambiente, integrando l’opera umana nel ciclo naturale di crescita e decadimento della Terra.
La struttura è stata costruita seguendo in maniera certosina l’antichissima tecnica dell’intreccio, utilizzando legno flessibile, ma anche elementi come picchetti, chiodi e corde, nel rispetto delle tradizioni artigianali del passato.
Il progetto iniziale era stato inoltre concepito considerando il ciclo naturale ed ecologico di vita, e i concetti di sviluppo e decadimento: le strutture che circondano gli alberi sono progettate per deteriorarsi gradualmente, consentendo alle piante di emergere e crescere liberamente nella loro forma naturale e con una forza per molti versi devastante. Questo processo ha dato vita a una straordinaria opera completamente vegetale, che conserva l’aspetto originario di una cattedrale intrecciata, ma che si trasforma continuamente in un’installazione vivente capace di mutare nel tempo. E regalando a chi ha la fortuna di ammirarla uno spettacolo visivo davvero mozzafiato.
Un luogo speciale
Va da sé che il luogo dove sorge la cattedrale vegetale di Bergamo presenta un fascino a dir poco unico nel suo genere, quasi mistico.
Nella medesima area, tra l’altro, si trova anche un piccolo laghetto, circondato da una recinzione in legno, le cui acque calme creano un’atmosfera particolarmente suggestiva.
Per il resto, l’opera di per sé esprime una sua spiritualità di fondo proprio in funzione della sua forma a cattedrale: le strutture che accolgono gli alberi sono identiche tra loro e disposte a intervalli regolari, richiamando proprio le colonne che caratterizzano le chiede tradizionali, quelle dove migliaia di credenti ogni domenica si affollano in preghiera.
Questa combinazione di elementi così particolari trasmette dunque un profondo senso di connessione spirituale, difficilmente percepibile altrove.
La fine della cattedrale di Lodi
L’artista Giuliano Mauri, l’autore del progetto scomparso nel 2009, ha in realtà ideato anche altre due cattedrali simili, tra cui una a Borgo Valsugana e una a Lodi. Purtroppo però quest’ultima non esiste più ormai da tempo: dopo il crollo di un paio di colonne a settembre del 2018 (si pensa a causa di un fungo che aveva attaccato il legno) l’opera di land art è stata colpita da una forte tempesta di vento nel mese di ottobre 2019 (la medesima che aveva devastato i boschi del Veneto e del Trentino), e successivamente da nuove avversità meteorologiche invernali, che avevano provocato la caduta di 37 colonne.
Per motivi di sicurezza, il Comune di Lodi ha quindi prima deciso di eliminare tutti i cartelli segnaletici che indicavano il luogo (anche per evitare che il nome dell’artista fosse associato a un’opera che non rispecchiava più la sua immagine), poi è stato deciso di rimuovere completamente l’installazione.
Va detto che in un primo momento era stata avanzata l’idea di far rinascere la Cattedrale di Mauri grazie al contributo di privati; si è sempre trattato solo di un’ipotesi, poiché non esisteva ancora un progetto concreto, nonostante la famiglia si fosse dimostrata desiderosa di ridare vita al suggestivo tempio naturale inaugurato nell’aprile 2017 e chiuso con transenne dalla fine di settembre 2018 proprio a causa dei sopracitati cedimenti strutturali. L’iniziativa sarebbe stata dunque interamente privata, con il coinvolgimento del Comune di Lodi limitato alla concessione in comodato d’uso gratuito del terreno lungo il fiume, dove l’opera sarebbe stata ricostruita. Tuttavia, infine, la famiglia dell’artista ha desistito e ha preferito non proseguire con la ricostruire dell’opera.