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Boom di reati ambientali, nel 2023 superata la soglia dei 35mila

Boom di reati ambientali
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È stata pubblicata la nuova edizione del Rapporto Ecomafia di Legambiente, reati ambientali in crescita del 15,7%, soprattutto nel ciclo del cemento e dei rifiuti. Nelle Regioni a tradizionale presenza mafiosa si sono concentrati il 43,5% degli illeciti, mentre il business rimane stabile a quota 8,8 miliardi di euro.

Nel 2023 si sono contati 35.487 reati ambientali, registrando un incremento che supera il 15%, con una media di 97 illeciti al giorno e un fatturato stimato in almeno 8,8 miliardi di euro. Reati che si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno e in particolare nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – Campania, Puglia, Sicilia e Calabria– dove si concentra il 43,5% deli illeciti penali. Sono complessivamente 378 i clan mafiosi censiti. 

Aumenta rispetto all’anno precedente anche il numero delle persone denunciate (34.481, +30,6%), così come quello degli arresti (319, +43%) e quello dei sequestri (7.152, +19%). Rispetto ai singoli settori, continua a crescere la pressione del ciclo illegale del cemento (13.008 reati, +6,5%), che si conferma il segmento con il più alto numero di reati ambientali, rappresentando quasi il 37% degli illeciti, anche se il maggiore incremento si registra nel ciclo dei rifiuti (9.309 reati, + 66%), che copre l’altra fetta più grossa della torta, pari a oltre il 26%.

Segue con 6.581 reati la filiera degli illeciti contro gli animali (dal bracconaggio alla pesca illegale, dai traffici di specie protette a quelli di animali da affezione fino agli allevamenti), che copre circa il 18,5% degli illeciti complessivi, seguiti dagli incendi boschivi e di vegetazione con 3.691 illeciti (10,4%), per finire con il resto del vasto campionario di ecocrimini.

I reati di aggressione al patrimonio culturale

Crescono anche i numeri dell’aggressione al patrimonio culturale (642 i furti alle opere d’arte, +58,9%) e degli illeciti nelle filiere agroalimentari (45.067 illeciti amministrativi, + 9,1%), a cominciare dal caporalato.

Sul fronte dei delitti ambientali, ovvero quelli più gravi e per questo inseriti nel nostro Codice penale grazie alla tanto attesa legge 68 del 2015, nel 2023 sono stati contestati in 600 casi, in lieve calo rispetto all’anno precedente quando erano stati contestati 637 volte. Un calo dovuto con ogni probabilità al calo dei controlli, passati da 1.559 a 1.405. Il delitto di inquinamento ambientale resta nel 2023 quello più contestato, 111 volte, portando a ben 210 denunce e 21 arresti. Preoccupa anche la situazione dei comuni sciolti per mafia: 19 quelli sciolti al momento della stesura del report.

Numeri da record per una edizione particolare del rapporto “Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia” di Legambiente (edito da Edizioni Ambiente), ricorrendo il trentesimo anno dalla pubblicazione della prima edizione, che da allora è rimasto l’unico caso al mondo di un lavoro del genere.

Un report scritto ogni anno dall’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente raccogliendo ed elaborando i dati sull’attività repressiva di tutte le forze dell’ordine, delle capitanerie di porto e degli altri organi di polizia giudiziaria, come l’Agenzia delle Dogane e la rete delle Agenzie regionali di protezione ambientali coordinate dal Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA).

Dati letti e ragionati alla luce delle analisi elaborate dalle principali autorità investigative, come la Direzione investigativa antimafia (Dia), la Direzione Nazionale antimafia (Dna), i singoli nuclei investigativi delle singole forze di polizia, e ancora l’Autorità anticorruzione dell’UE (Olaf), un lavoro di squadra che ogni anno interroga tutti sulle evoluzioni nazionali e internazionali della criminalità ambientale e sulle capacità di repressione messe in campo.

La classifica regionale dei reati ambientali

Scendendo più nel dettaglio dei dati, a livello regionale la Campania si conferma al primo posto della classifica con più illeciti ambientali, 4.952 reati, pari al 14% del totale nazionale, seguita dalla Sicilia (3.922 reati), dalla Puglia (3.643) e dalla Calabria (2.912), subito dopo la Toscana (2.318), il Lazio (2.200). Balza dal quindicesimo al settimo posto la Sardegna (2.076), mentre la Lombardia si conferma come la regione del Nord col maggior numero di reati (1.974).

A livello provinciale, Napoli torna al primo posto, a quota con 1.494 reati, seguita da Avellino (in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9%) e Bari. Roma scende al quarto posto, con 867 illeciti penali, seguita da Salerno, Palermo, Foggia e Cosenza. La prima provincia del Nord è quella di Venezia, con 662 reati, che si colloca al nono posto ed entra nella classifica delle prime venti province per illegalità ambientale. 

Numeri che complessivamente vanno letti, come sempre, nella loro duplice dimensione, ovvero che se da una parte registrano una forte pressione ecocriminale, dall’altra certificano una capacità di risposta delle istituzioni, che migliora anno dopo anno, anche grazie a una legislazione sempre più stringente e un know how investigativo sempre più affinato raggiunto da tutte le forze di polizia, che è ormai riconosciuti anche a livello internazionale.

La vecchia piaga dell’abusivismo edilizio

Come accennato, nonostante l’abusivismo edilizio non sia un tema oggetto del dibattito pubblico, esso rappresenta, come ogni anno, il settore con il numero più alto di reati accertati. Un dato confermato non solo dal Rapporto di Legambiente, come dimostrano i dati dell’Istat contenuti nella Relazione del 2024 sugli indicatori del BES (Benessere equo e sostenibile), dove nelle Regioni del Sud si concentra il 48,8% delle nuove costruzioni abusive.

A fronte di questa pressione del mattone selvaggio, spiega il Rapporto di Legambiente, rimangono ancora troppo poche le demolizioni di immobili abusivi eseguite (a seguito di sentenza di demolizione definitiva), anche se non mancano le buone notizie, come quella dell’abbattimento, avvenuto nel dicembre del 2023, del Palazzo Mangeruca, l’ecomostro di Torre Melissa, in provincia di Crotone. In provincia di Catanzaro, a Staletti, invece, le ruspe demolitrici sono entrate in azione contro una delle villette costruite illegalmente su demanio marittimo. In Sicilia prosegue l’incessante lavoro di ripristino della legalità da parte del sindaco di Carini, Giovi Monteleone, con l’abbattimento di immobili, villette, miniappartamenti realizzati abusivamente lungo il litorale.

Reati ambientali: le proposte di policy Legambiente

Come ogni edizione, il Rapporto si chiude con un elenco di proposte, questa volta ben quindici, utili per migliorare l’azione di repressione e di prevenzione in linea con i principi sanciti dalla Costituzione e dall’intelaiature normative dell’UE. Proposte elaborate, è bene precisare, insieme alla rete che ha contribuito alla sua scrittura, e di queste sei sono indicate come di assoluta priorità:

  • Recepire quanto prima la nuova direttiva europea in materia di tutela penale dell’ambiente, approvata dal Parlamento europeo il 27 febbraio 2024, che introduce nuove fattispecie di reato rispetto a quelle già previste dal nostro Codice penale e prevede l’adozione di strategie nazionali contro la criminalità ambientale;
  • Introdurre nel Codice penale i delitti contro le agromafie;
  • Introdurre nel Codice penale i delitti contro gli animali;
  • Restituire ai prefetti pieni poteri per la demolizione degli immobili che i Comuni non hanno abbattuto, a partire dall’ultimo condono edilizio;
  • Inasprire le sanzioni contro i reati nel ciclo dei rifiuti;
  • Completare l’approvazione dei decreti attuativi del Sistema nazionale di protezione ambientale e potenziare gli organici delle Agenzie regionali, per garantire controlli adeguati sul PNRR e sulle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

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