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Bonifiche: emergenza nazionale

Bonifiche: emergenza nazionale, 6 milioni di italiani pagano sulla propria pelle
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ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera lanciano la campagna “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato”, per stimolare politica e istituzioni

“In Italia le mancate bonifiche sono un’emergenza nazionale di cui si parla poco e che va affrontata senza ulteriori rinvii”. ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera affermano l’urgenza e improcrastinabilità delle bonifiche dei siti più inquinati d’Italia. Lo fanno accendendo i riflettori sul numero dei cittadini – 6 milioni – strettamente coinvolti nel tema del risanamento del territorio, perchè residenti nei Comuni nel cui perimetro ricadono i siti contaminati. Le associazioni lanciano un appello alla politica e alle istituzioni, “responsabili della sottovalutazione del problema”. E lo fanno con una campagna, fatta di tappe che uniranno lungo lo stivale i casi più eclatanti di bonifiche tanto necessarie quando di là da venire. Casi che sono anche storie di battaglie civili, di impegno, di sacrifici e di persone.

Un allarme, quello delle associazioni, che arriva a pochi giorni dal rapporto della Corte dei Conti che punta il dito contro i grandi ritardi nelle procedure di bonifica dei Siti di interesse nazionale.

L’emergenza bonifiche in Italia

“La politica e le istituzioni hanno sottovalutato questo problema – affermano le sei associazioni – e nel frattempo ci sono milioni di cittadine e cittadini che hanno perso la speranza di futuro, tra inquinamento che permane e posti di lavoro che se ne vanno”.

Sono 42 i Siti di Interesse Nazionale in attesa di bonifica: si tratta di circa 170.000 ettari a terra e 78.000 ettari a mare. E necessitano di bonifiche anche i 37 mila i Siti di Interesse Regionale: oltre 43 mila ettari perimetrati. “Sono, in molti casi, aree produttive dove le mancate bonifiche vanno di pari passo con un processo di de-industrializzazione che produce solo degrado ambientale e sociale”, riflettono le associazioni.

Aree in cui vive un italiano su 10: “In Italia sei milioni di persone vivono in aree inquinate da bonificare (dato Istituto Superiore di Sanità). A una persona su dieci viene negato il diritto alla salute, a un ambiente salubre e allo sviluppo sostenibile dei territori”. Diritti sacrificati non senza dolore: “Nelle aree industriali non risanate aumentano anche i casi di tumori e morti”.

La campagna, le tappe, i forum di progettazione partecipata

Per riaccendere i riflettori su queste ferite ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera  uniscono le forze e danno vita ad una campagna nazionale itinerante:“Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato.

Dal 27 novembre 2024 al 3 aprile 2025 le prime sei tappe che toccheranno alcuni luoghi simbolo dell’ingiustizia ambientale e sociale: dal Piemonte, il 27 novembre, a Casale Monferrato, una delle aree in cui insistevano gli stabilimenti ex Eternit dove ancora oggi l’amianto continua a fare vittime, al SIN di Taranto (15 gennaio); dal SIN di Porto Marghera (VE), la più importante area petrolchimica d’Italia (22 gennaio) a quello di Priolo, Augusta, Melilli e Siracusa (12 febbraio); dal sito ex Caffaro di Brescia (12 marzo),dove è stata riscontrata una contaminazione diffusa da metalli pesanti e policlorobifenili (PCB), al SIN Napoli Orientale (3 aprile).  

“Andremo nei territori feriti in questi anni per accompagnare e sostenere comunità che rischiano di rassegnarsi al degrado ambientale e sociale. La giusta transizione ecologica del Paese deve partire da queste aree, per tanti versi dimenticate dalle istituzioni, e da chi le abita”.

Obiettivo della campagna, chiariscono i promotori, “portare in primo piano le storie, le ferite ambientali e le conseguenze sulla salute dei cittadini, chiedendo impegni concreti e tempi certi per le bonifiche mai realizzate, insieme a un piano di rigenerazione produttiva, con la partecipazione delle comunità locali, nell’ottica della transizione ecologica, per creare nuovi posti di lavoro dell’economia verde”. 

E affinché le bonifiche non si traducano in progetti calati dall’altro senza tenere conto dei bisogni reali dei cittadini, le associazioni promuoveranno in ogni tappa la costituzione di “forum di progettazione partecipata” per il futuro delle aree, coinvolgendo in primis le comunità locali”.

Un richiamo per le istituzioni

La messa in sicurezza e la rigenerazione di questi territori è – secondo ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera – un enorme rimosso nazionale. “Serve una presa di coscienza collettiva ma anche un serio impegno da parte delle istituzioni nazionali, a cominciare dai ministeri dell’Ambiente e delle Imprese, e quelle regionali e locali”. Per questo, a chi ha responsabilità politiche, di governo e amministrative, viene chiesto “di mettersi una mano sulla coscienza, ascoltando le persone che vivono in aree inquinate da bonificare garantendo loro il diritto alla salute, ad un ambiente sano e allo sviluppo occupazionale nell’ottica della transizione ecologica”.

Viene ricordato infatti che bonificare le aree inquinate non è solo una questione di giustizia, ma anche di economia: secondo una stima di Confindustria, “un investimento di 10 miliardi di euro nelle bonifiche dei SIN potrebbe creare 200mila nuovi posti di lavoro. Lo Stato, da parte sua, rientrerebbe di circa 4,7 miliardi di euro attraverso maggiori entrate fiscali e contributi sociali”.

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