Sul nostro pianeta vi sono zone, geograficamente ben delimitate, in cui l’aspettativa di vita è superiore, spesso considerevolmente, alla media globale. Naturalmente, questo fatto ha incuriosito moltissimo gli scienziati, che le stanno studiando da tempo per svelarne tutti i segreti. In queste aree la concentrazione di ultracentenari è particolarmente elevata e, come se non bastasse, la maggior parte di questi appare in ottima salute. Che cosa possiamo imparare dalle persone che vivono in queste zone? Sono a conoscenza di un segreto che consente loro di vivere così a lungo o si tratta soltanto di un caso?
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Dove si trovano le blue zones?
Nel nostro Paese abbiamo alcune comunità, situate in Sardegna, all’interno delle quali vivono alcuni ultracentenari. In Giappone, la percentuale di questi super-anziani si concentra sull’isola di Okinawa. In Grecia è l’isola di Ikaria a ospitarne numerosi. Dall’altra parte dell’Atlantico abbiamo una blue zone a Nicoya, in Costa Rica e, sulle sponde del Pacifico, ne troviamo un’altra a Loma Linda, in California. In tutte queste aree l’aspettativa di vita è sensibilmente superiore alla media globale. A tali latitudini, le possibilità di vivere fino a 100 anni o più sono molto elevate, in percentuali superiori rispetto a quelle tipiche delle altre parti del mondo.
A cosa si deve la maggiore speranza di vita
Le blue zones sono piuttosto lontane tra loro, eppure sono accomunate da caratteristiche simili. In queste comunità l’alimentazione tipica si somiglia, così come le possibilità di movimento e le relazioni sociali tra gli abitanti indigeni. Non esiste una formula specifica per la longevità, è però possibile individuare somiglianze tra lo stile di vita degli abitanti di queste aree e trarre alcuni principi generali. L’identificazione delle caratteristiche che, probabilmente, incidono sulla durata della vita, si devono al più importante studioso di blue zones a livello mondiale, Dan Buettner. Il divulgatore scientifico è un’autorità, relativamente a questo tema, e ha individuato alcuni punti in comune tra le esperienze di vita.
Movimento naturale
La prima caratteristica che accomuna gli abitanti delle blue zones sparse per il mondo è quella del moto. I residenti di queste aree non frequentano certo le palestre, eppure sono costantemente in movimento, naturalmente, in base alle loro occupazioni quotidiane. Pensiamo agli abitanti dell’Ogliastra, in Sardegna: la particolare conformazione geografica dell’area in cui risiedono li costringe a salire centinaia di scalini ogni giorno.
Secondo uno studio recente della Tulane University, salire più di cinque rampe di scale al giorno può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche di una percentuale fino al 20%. Un’altra forma di attività fisica per gli abitanti delle blue zones è rappresentata dalla cura degli orti, una pratica che coinvolge forza fisica, coordinazione e capacità cardiovascolare. Non di rado, questa attività si ripete più volte a settimana. Nel caso in cui non abbiano occupazioni fisiche pressanti o particolari, gli abitanti delle blue zones prediligono partecipare a sport divertenti e sociali. In questa maniera si mantengono attivi e socializzano con coetanei e concittadini.
Alimentazione curata
L’alimentazione nelle blue zones è influenzata dall’area geografica. I residenti di queste aree non si nutrono degli stessi prodotti ma, in barba alle barriere geografiche, condividono il principio della moderazione. Dal Giappone alla Grecia, tutti lasciano il tavolo soddisfatti, indubbiamente ben nutriti ma mai veramente pieni. La leggera restrizione calorica, praticata in queste zone, può rallentare il processo di invecchiamento. Le blue zones sono tendenzialmente rurali e i loro abitanti basano l’alimentazione su cibi poco processati e, prevalentemente, di origine vegetale.
Le proteine animali sono consumate in piccole quantità ma la loro qualità è generalmente elevata. In queste comunità, l’alimentazione è vissuta come un momento conviviale e di festa, i pasti si celebrano e si vivono assieme, rafforzando in questo modo anche i legami sociali, i quali giocano un ruolo tutt’altro che trascurabile nell’innalzare la qualità di vita.
Relazioni e legami nelle blue zones
Uno degli elementi chiave delle blue zones, come è già emerso, è la presenza di forti e duraturi legami sociali. Recenti studi, condotti dall’Università di Harvard, hanno messo in evidenza l’importanza dei rapporti sociali sulla longevità, dimostrando che hanno un impatto significativo sul patrimonio genetico e l’aspettativa di vita.
Gli abitanti di queste aree specifiche coltivano legami sociali profondi, tendenzialmente più stretti di quelli che intesse chi vive in città, e integrano attivamente gli anziani nella società. Questo coinvolgimento gioca un ruolo importante nella protezione dalle malattie neurodegenerative. L’isolamento e la solitudine possono infatti accelerare il processo di invecchiamento, fisico ma soprattutto cognitivo.
Accettazione e serenità
Un altro aspetto rilevante, e comune alle blue zones, è quello della cosiddetta prospettiva mentale. Essa si manifesta nell’accettazione, positiva e serena, dell’invecchiamento. Esiste un legame tra mentalità positiva riguardo all’avanzamento dell’età e maggiore longevità. Naturalmente, un’accettazione serena dell’invecchiamento è influenzata dallo stato di salute. Se si spengono le candeline in buona forma, è facile restare sereni. Malattie e sofferenze, al contrario, possono generare avversione nei confronti del passare del tempo.
Gli abitanti delle blue zones tendono a vivere con serenità, mostrando bassi livelli di stress lungo l’intero arco della loro vita e mantenendo un atteggiamento rilassato verso l’invecchiamento. Questa serenità potrebbe derivare da un generale stato di benessere promosso dagli altri tre pilastri fondamentali della vita in queste zone, quelli che abbiamo descritto poc’anzi.
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