Chi ama truccarsi e prendersi cura del proprio corpo e della propria apparenza ha finalmente a sua disposizione un nuovo importante strumento che, come se non bastasse, è persino sostenibile e rispettoso della salute dei nostri preziosissimi oceani. Negli ultimi tempi, infatti, nel mondo della cosmetica ha iniziato a diffondersi un nuovo interessante trend chiamato beauty blue. Ma di cosa si tratta e perchè è così importante? Scopriamolo insieme!
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Cos’è la tendenza beauty blue
La pioniera in questo senso è stata Jeannie Jarnot, la fondatrice del brand Beauty Heroes, che per prima ha parlato di beauty blue, o bellezza blu. In sostanza, si sta parlando della necessità da parte dei marchi di creare trucchi il più possibile sostenibili grazie a ingredienti e formule ad hoc. La presenza di elementi “green” all’interno dei prodotti cosmetici non è esattamente una novità (per fortuna) ma dare una definizione a questa pratica può risultare utile per sensibilizzare le aziende su un tema che, oggi più che mai, è al centro del dibattito pubblico.
Non bisognerebbe, in ogni caso, pensare che il trend beauty blu comporti una serie di pratiche pensate solo ed esclusivamente alla salute dei nostri mari. Sarebbe, in effetti, un pensiero piuttosto riduttivo, avendo il beauty blu un valore dalla portata ancora maggiore. Il suo obiettivo non è infatti solo quello di proteggere, ma anche di generare valore per il pianeta Terra, attraverso l’innovazione e le campagne di sensibilizzazione ambientale.
L’emergere del fenomeno
L’esistenza di questa nuova tendenza si lega prima di tutto ad una nuova consapevolezza ambientale da parte dell’industria dei prodotti solari. Con circa 14.000 tonnellate di crema solare che finiscono negli oceani del mondo, ci si è infatti resi conto che i principali ingredienti chimici attivi negli SPF, come l’ottinoxato e l’ossibenzone, sono fattori di stress ambientale per le barriere coralline e la vita marina: da qui è emersa la necessità di stabilire nuovi standard industriali con la creazione delle etichette “reef-safe” (sicuro per la barriera corallina) e “ocean-safe” (sicuro per l’oceano) nei prodotti.
Si tratta di una mossa legata anche ad un tema di reputazione per l’aziende, che sempre più spesso si ritrovano costrette a dimostrarsi sostenibili se vogliono che i loro clienti continuino ad acquistare i loro prodotti. Il “sentiment” del pubblico in questo senso, d’altra parte, parla chiaro: secondo un rapporto stilato dell’Economist Intelligence Unit e della World Ocean Initiative risulta che l’83% del pubblico generale è preoccupato per i problemi che riguardano l’oceano, con il 26% che si definisce addirittura “molto preoccupato”.
Questo nuovo cambio di prospettiva e di approccio ha per esempio portato alla promulgazione, nelle isole Hawaii, di un regolamento che vieta la vendita di creme solari contenenti ossibenzone e ottinoxato e che ha costretto i marchi a investire in ingredienti alternativi per proteggere la nostra pelle e gli oceani al contempo.
Le azioni del blue beauty
Ma in che modo, dal lato pratico, le aziende beauty possono dimostrarsi realmente sostenibili a livello di prodotto? Vediamo insieme qualche azione concreta che possono mettere in atto.
- Utilizzano ingredienti non OGM, biologici e raccolti in modo naturale;
- Usano un imballaggio esterno minimo, o imballaggi biodegradabili, riciclati o riutilizzabili;
- Vantano certificazione carbon-neutral;
- Dicono “no” alla plastica;
- Assicurano trasparenza nella catena di approvvigionamento;
- Lavorano con agricoltori e fornitori locali, supportando così anche l’economia del posto;
- Hanno un programma di riciclaggio rivolto ai clienti (e un programma intelligente di donazione dei resi);
- Investono il budget di Ricerca e Sviluppo in tecnologie verdi e sono impegnate in campagne di donazione ispirate da cause green.
Ovviamente, anche noi stessi come clienti dovremmo mettere in atto una serie di comportamenti sostenibili, se non vogliamo che gli sforzi del beauty blue vengano gettati alle ortiche. Impariamo per esempio a comprare meno, e comprare meglio, in modo da evitare eventuali sprechi; cerchiamo sempre prodotti con packaging sostenibili, meglio se privi di plastica o addirittura biodegradabili. Proviamo, infine, a prenderci cura di noi stessi con prodotti non tossici, privi di sostanze chimiche e non naturali, rispettando così i nostri specchi d’acqua.
Le prospettive future
Sempre in un’ottica simile si sta anche iniziando a parlare della possibilità, per il mondo del beauty, di limitare l’utilizzo di acqua nei prodotti, dando vita a quelle che in termine tecnico vengono chiamate formulazioni anidre. Il motivo dietro questa scelta è evidente: ci sono infatti ben 4 miliardi di persone — quasi due terzi della popolazione mondiale — che sono costrette ad affrontare una grave scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno, secondo l’UNICEF.
Per risolvere il problema in questo senso è possibile che in futuro assisteremo sempre più spesso all’arrivo sul mercato di confezioni stick, proprio perché queste ultime possono contenere formulazioni solide e anidre, la soluzione ottimale per risparmiare acqua.