L’avocado, frutto tropicale, seduce ormai da tempo i palati di mezzo mondo. È diventato una moda per buongustai raffinati e, dunque, fa tendenza un pò ovunque. Proporzionalmente al suo successo commerciale, però, sono aumentate anche le preoccupazioni legate alla sua coltivazione e agli impatti ambientali a essa connessi. Questo tema è molto sentito nelle sue aree di origine, ovvero le Americhe centrali e meridionali. Il processo che porta il frutto dalla piantagione al nostro piatto, sotto forma di avocado toast, salsa guacamole, poke e uramaki ha notevoli risvolti sull’ecosistema. Potrebbe presto scoprirlo anche la giovane filiera dell’avocado in Sicilia.
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L’Italia e l’avocado
Quando acquistiamo l’avocado, dedichiamo attenzione alla sua provenienza. Anche se non tutti ne siamo a conoscenza, il frutto si coltiva in numerose regioni dell’Italia meridionale. Dalla Puglia alla Calabria possiamo contare numerose aree agricole adibite a questa coltura importata, dal momento che il frutto non è nativo delle nostre latitudini. L’avocado in Sicilia è presente ormai da tempo e la regione è quella in cui contiamo il maggior numero di piantagioni dedicate. Queste, inoltre, appaiono in continuo aumento. I primi studi ed esperimenti per coltivare avocado sull’isola risalgono agli anni ’60. In questi decenni, gli albericoltori siciliani hanno acquisito un ampio corpus di conoscenze in materia.
La scelta di investire sull’avocado è legata all’enorme domanda per il prodotto la quale spesso, in Italia, supera l’offerta. Per tal motivo, nel nostro Paese, le piantagioni si sono moltiplicate e lo hanno fatto soprattutto in Sicilia, ove il clima è più simile a quello nel quale il frutto prospera. Il prodotto è molto utilizzato in cucina, tanto da essere parte di piatti di ogni tipo, provenienza e sapore. Ciò ci spiega perché mai ci sia così tanta richiesta e per quale motivo l’avocado in Sicilia si stia diffondendo a macchia d’olio.
L’avocado in Sicilia: una scelta redditizia?
La scelta di introdurre piantagioni di avocado in Sicilia appare vantaggiosa per svariati motivi: la produzione è conveniente e non ha troppi costi e rischi connessi. Sebbene la coltura non sia infatti ubiqua sul territorio insulare e rimanga, tutto sommato, contenuta in proporzione a quella di altri prodotti della terra indigeni, è innegabile che, a fronte di una contenuta barriera di ingresso e di spese di gestione e cura tutt’altro che esose, la qualità del prodotto siciliano sia piuttosto elevata. Gli intenditori ritengono infatti che quello ottenuto da queste parti abbia un’aromaticità complessa e peculiare.
In aggiunta a ciò, molti si lanciano nella coltivazione dell’avocado perché attratti dalla sua etichetta di superfood. Il fatto che possa abbinarsi a moltissimi piatti è, naturalmente, un grande vantaggio per questo frutto. Ciononostante, i biologi nutrizionisti non sono completamente d’accordo con questa definizione, prettamente commerciale. A loro avviso esso è sicuramente un alimento dall’estrema versatilità, ma deve essere ben associato. Si sposa ottimamente a piatti dolci e salati ed è ricco di grassi vegetali buoni, ad esempio Omega-3 e proteine vegetali. La ragione principale del suo utilizzo, ad ogni modo, risiede nel fatto che vada estremamente di moda.
Queste ragioni sono le cause principali dell’esplosione della coltura dell’avocado in Sicilia. Sono però motivo anche di una certa preoccupazione. Se finora, infatti, nessun coltivatore ha ceduto alla tentazione di creare ampie monocolture intensive, nulla ci assicura che ciò non avverrà presto, specie se la domanda dovesse continuare ad aumentare. Il verde frutto, per ora, si sta mantenendo fedele al suo colore anche nei confronti dell’ecosistema che lo ospita. Ma siamo davvero sicuri che ciò non cambierà?
L’avocado in Sicilia e quello indigeno
Ci auguriamo che ciò non avvenga, perché sarebbe estremamente dannoso. Non soltanto dal momento che massacrerebbe le colture locali, minandone la biodiversità e inserendo una specie straniera che potrebbe completamente estromettere dal suolo quelle locali, bensì anche perché si andrebbe a perdere in qualità. Il consumatore di avocado siciliano è infatti conscio del fatto che il prodotto nostrano abbia un prezzo più elevato rispetto a quello proveniente dal latifondo estensivo centroamericano. Similmente, è a conoscenza del fatto che il suo cliente tipo non vuole risparmiare, bensì preferisce acquistare un prodotto più sano, migliore, e che non abbia dovuto varcare l’oceano Atlantico per giungere alla sua tavola.
Quanto beve un avocado
Se le scelte degli agricoltori di avocado in Sicilia fanno loro onore, dobbiamo comunque sottolineare quella che, in una terra così povera d’acqua, è la principale questione legata a questa coltivazione: il fatto che le piante siano tanto assetate. Questo frutto beve infatti, in media, tre o quattro volte di più rispetto a un’arancia. In aggiunta a ciò, è piuttosto debole nei confronti del vento e del freddo. Già a pochissimi gradi sotto lo 0, la pianta muore.
Non tutta l’isola è dunque adatta a questa coltivazione, almeno senza necessità di ricorrere a serre che deturpino il panorama e mortifichino lo sguardo. Le aree vocate sono limitate e lo stesso discorso vale per le specie che possono attecchire. La coltura dell’avocado in Sicilia presenta alcune limitazioni che vanno tenute in considerazione. Auspichiamo che ci si continui a muovere con le cautele che hanno caratterizzato, fino a oggi, le scelte imprenditoriali dei coltivatori di avocado in Sicilia e che a nessuno venga in mente di giocare sporco, introducendo la coltivazione intensiva e procurandosi acqua in maniera spregiudicata e incontrollata.
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