A inizio Novecento l’edificio serviva a produrre e stoccare birra, oggi ospita un museo di caratura internazionale, associazioni culturali e istituzioni pubbliche.
Costruita agli inizi del secolo per ospitare una fabbrica di birra, oggi la U-Tower di Dortmund, conosciuta anche come Dortmunder U, è un centro per le arti e la creatività. La rigenerazione della struttura è passata attraverso un percorso pubblico-privato che ha coinvolto anche la comunità locale.
Dalla birra alla cultura il passo è breve
Dortmund è una città di circa 700 mila abitanti nella Renania settentrionale-Vestfalia. La U-Tower è stata il primo grattacielo costruito, tra il 1926 e il 1927, nella cittadina tedesca, utilizzato da uno dei birrifici più grandi e famosi per la fermentazione e lo stoccaggio della birra. Quando la produzione chiuse i battenti, nel 1994, molti edifici furono demoliti, ma non la U-Tower, che aveva assunto negli anni un valore identitario. Nel 2008 la struttura è stata riqualificata nell’ambito del progetto “Ruhr 2010 – Capitale culturale d’Europa” e dal 2010 è divenuta un centro per le arti e la creatività, dove trovano spazio numerosi eventi e hanno sede il Museum Ostwall, noto a livello mondiale per la sua ampia collezione di opere del XX e XI secolo; l’Hartware MedienKunstVerein, associazione per l’arte multimediale contemporanea; l’Ufficio culturale della città di Dortmund; l’Università di scienze e arti applicate di Dortmund; l’Università TU Dortmund; il Centro europeo per l’economia creativa e l’associazione U Cinema.
Rigenerazione e partecipazione
La rigenerazione di Dortmunder U è andata di pari passo con quella di Rheinische Strasse, oggi rebrandizzata come Union Quarter. Circa 63 i milioni di euro impiegati tra il 2008 e il 2018 per la riqualificazione del quartiere e dell’edificio, frutto di collaborazioni pubblico-private. Proprio questa collaborazione “ha permesso di considerare e integrare aspetti economici, ecologici, urbanistici, culturali e sociali nella strategia di rigenerazione”, si legge in “Futuri partecipativi. Rigenerare la città con gli usi temporanei”, lavoro di ricerca svolto nell’ambito del progetto T-Factor. Un approccio non comune ancora, in quegli anni, che ha richiesto processi di learning by doing per oltre 10 anni. Mentre alcuni usi dello stabile sono stati pianificati fin dalle fasi iniziali del progetto, altri sono emersi lungo il cammino, sintomo di una elasticità che fa spesso difetto ai master plan. Un esempio può essere lo Skate Park Utopia, nato da una sinergia tra la municipalità e l’associazione giovanile Skateboard Initiative. “Non potendo più praticare skateboard nel piazzale anteriore dell’U, gli skateboarder iniziarono ad utilizzare le scale sul retro, che si affacciavano su un lotto vacante. La sinergia si è creata quando la municipalità si è rivolta alla Skateboard Initiative con la proposta di utilizzare il lotto vuoto in alternativa al piazzale” spiegano i ricercatori di T-Factor. Che indicano nella dinamicità, elasticità e partecipazione i principali fattori di successo di questa rigenerazione. “Gli incontri del gruppo di consultazione – leggiamo ancora in “Futuri partecipativi” – comprendevano gli stakeholder di vari dipartimenti della municipalità: decisori politici, associazioni della società civile, locatori, imprese e cittadini”. Eventi che sono stati uno dei pilasti nei progetti rigenerativi nella cittadina tedesca.