La Comunità energetica rinnovabile CER 2.0 è il nuovo modello di società di territorio, proposto da Cursa, ente pubblico che promuove l’innovazione. Non si limita alla produzione e alla condivisione di energia rinnovabile, secondo lo scopo classico di una CER, ma spinge sulla difesa ambientale a vantaggio delle comunità.
Da comunità energetica rinnovabile a cleantech community. È il nuovo modello proposto da Cursa, il Consorzio universitario per la ricerca socioeconomica e l’ambiente, per le società di territorio. A scopo energetico, ma non solo. Quella che Cursa chiama anche CER 2.0 non si limita, infatti, alla produzione e alla condivisione di energia rinnovabile, secondo lo scopo classico di una CER, bensì allarga la propria azione ad altre funzioni e servizi utili all’ambiente e al territorio.
Esaltando così la missione statutaria propria della CER, cioè fare fino in fondo gli interessi di Comuni, cittadini e operatori locali. Uno strumento (tanto più utile nelle numerose aree del nostro Paese dove lo spopolamento e l’assenza di prospettive mette a rischio la sopravvivenza stessa di molti Comuni) che hanno deciso di sperimentare cinque Comuni abruzzesi, già messi in ginocchio dal terremoto del 2009 che devastò l’Aquila, la sua provincia e quella di Teramo.
Fossa, Scoppito, Poggio Picenze, Navelli e San Demetrio (tutti in provincia dell’Aquila, nell’area del cratere), che sono tra i vincitori del bando del 2022 per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili, intendono passare, coadiuvati da Cursa (ente pubblico che promuove l’innovazione a tutti i livelli), alla costituzione di un’unica CER che li veda raggruppati e apra inoltre all’aggregazione di altri Comuni dell’area, per configurarsi come la CER del cratere sismico 2009.
Che cos’è una CER
Ma facciamo un passo indietro. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono gruppi di utenti che collaborano per produrre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili come sole, vento, acqua, maree, onde, calore geotermico e biomasse. Il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) n. 414 del 7 dicembre 2023 ha incoraggiato la creazione delle CER in Italia; in particolare i Comuni con meno di 5.000 abitanti possono beneficiare di un contributo a fondo perduto del 40% delle spese per la realizzazione delle CER. In realtà, per tutti i Comuni anche quelli più grandi è possibile ottenere una tariffa incentivo per l’energia che si condivide ovvero per quella che si produce e si consuma in contemporanea tra i soci della CER.
Che cos’è la CER 2.0
La CER 2.0 o Cleantech Community – spiega Cursa – è una società di territorio che si occuperà di svolgere, in aggiunta ai servizi di condivisione energetica propri della CER (chiamiamola 1.0), anche quelli riguardanti il bilanciamento della rete di distribuzione elettrica e la valorizzazione di boschi e terreni agricoli di proprietà comunale da cui è possibile ricavare ulteriori risultati ambientali, sociali ed economici attraverso una loro gestione sostenibile.
In particolare, la CER 2.0:
- opera per divenire un provider di servizi di bilanciamento della rete di distribuzione elettrica;
- valorizza talune funzioni eco-sistemiche anche sotto il profilo economico e ambientale, connesse alla gestione di boschi e aree agricole;
- organizza filiere di produzione del biochar per generare crediti di carbonio e altri prodotti valorizzabili;
- studia il sistema territoriale e le sue risorse ambientali, culturali, etc. e ne diffonde la conoscenza sia all’interno che all’esterno, concependo percorsi innovativi di valorizzazione, capaci di portare alla generazione di prodotti turistici integrati, collocabili sul mercato.
CER 2.0: una logica d’impresa e non di spesa per una sostenibilità di lungo corso
Attraverso la CER 2.0, larealizzazione e gestione degli impianti energetici, ai fini della condivisione dell’energia rinnovabile o la valorizzazione del capitale naturale e dei suoi servizi ecosistemici, l’organizzazione e collocazione sul mercato di risorse culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche e altro, sotto forma di prodotti turistici integrati, si uniscono come tasselli di un mosaico unico, il cui valore ambientale, economico e sociale andrà dimostrato e misurato coi benefici reali raggiunti per Comuni, cittadini e operatori locali.
Una logica d’impresa e non di spesa, che mira alla sostenibilità economica a lungo termine, come spiega il direttore di Cursa Stefano Banini. “L’ottica è di massimizzare i benefici per i cittadini e i Comuni soci della CER 2.0, senza però penalizzare le imprese che dovranno dare supporto alle operazioni realizzative e gestionali, occupandosi di fornire beni, lavori e servizi in funzione delle necessità e alle migliori condizioni possibili”, dice Banini. E la certezza della sostenibilità sul lungo periodo del progetto deriva, secondo Cursa, dal fatto che nel processo di attivazione di una CER 2.0, non si può fare a meno di valutare prima la sostenibilità economica, sociale e ambientale di ciò che si vuole realizzare.
La tariffa incentivata
Tenendo conto che una CER può incassare per legge una tariffa incentivata per un periodo di vent’anni, le risorse previste nel piano economico-finanziario, gestite in modo oculato possono consentire il successo anche di operazioni sociali come quelle sopra descritte. Spingendo ancora più a fondo nella direzione della crescita sostenibile del territorio e della difesa ambientale a vantaggio delle comunità.
Per questo, Fossa, Scoppito, Poggio Picenze, Navelli e San Demetrio, dove sono in corso di realizzazione gli impianti fotovoltaici previsti dai progetti presentati al bando 2022, hanno deciso di tentare l’esperienza della cleantech community. Dopo l’avvio delle cinque configurazioni impiantistiche e delle relative CER, le cinque amministrazioni puntano alla costituzione di una CER unica, costituendosi come soggetto giuridico unico. Con l’obiettivo finale di dare vita, attraverso l’aggregazione di altri Comuni dell’area, della Comunità energetica rinnovabile del cratere sismico 2009.