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Arriva il caricabatteria universale per ridurre i rifiuti, migliorarne raccolta e recupero

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Oltre 11mila tonnellate di caricabatterie vengono smaltite ogni anno in Europa, con grosse difficoltà nella raccolta e nel recupero. Entro la fine del 2024 tutti i dispositivi elettronici saranno dotati della stessa porta di ricarica USB-C. Con un risparmio stimato per i consumatori di 250 milioni di euro all’anno.

Finalmente diventa legge il diritto dei consumatori ad avere il caricabatteria universale. Il Parlamento europeo ha approvato il 4 ottobre in via definitiva la riforma della Direttiva sulle apparecchiature radio, la 2014/53, che permetterà di utilizzare un unico caricatore per i dispositivi elettronici. Entro la fine del 2024, tutti i telefoni cellulari, i tablet e le fotocamere nell’Unione europea dovranno essere dotati di una porta di ricarica USB-C; dalla primavera 2026, l’obbligo si estenderà ai computer portatili.

Il primo obiettivo della norma sul caricabatteria universale è diminuire la produzione di Raee

La riforma rientra nella strategia europea di riduzione della produzione di rifiuti, in particolare quelli da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) che, ancora oggi, contano alte percentuali di dispersione dai circuiti ufficiali, con gravi conseguenze ambientali e sociali. All’interno dell’Unione infatti, nonostante rappresenti l’area più avanzata dal punto di vista del riciclo dei rifiuti, si riesce a riciclare appena il 40% dell’immesso sul mercato. Il restante 60% finisce nell’indifferenziato, quindi in discarica, oppure in canali informali o illegali. I target europei entrati in vigore nel 2019 prevedono che gli Stati membri debbano raggiungere un tasso minimo di raccolta del 65% dei Raee immessi sul mercato nei tre anni precedenti, calcolato sul peso medio delle apparecchiature o, in alternativa, dell’85% dei Raee prodotti nel territorio dello Stato membro. Per raggiungere questi obiettivi a marzo 2020 la Commissione europea ha introdotto il diritto alla riparazione e proposto il miglioramento della riutilizzabilità dei prodotti in generale. La nuova norma sul caricabatteria universale mira non soltanto a superare il cosiddetto lock-in tecnologico, ossia la dipendenza del consumatore da un singolo produttore, ma soprattutto a limitare la produzione di rifiuti dalle 11mila tonnellate di caricabatterie che ogni anno vengono smaltite nelle piazzole ecologiche e nei punti vendita preposti al ritiro dei Raee, oltre a quelle non tracciate che prendono vie illegali. L’Unione europea stima che con il caricatore unico, oltre a minori impatti ambientali, i consumatori risparmieranno fino a 250 milioni di euro l’anno.

Cosa prevede la norma europea sul caricabatteria universale

Secondo la nuova norma, tutti i dispositivi che operano con una potenza fino a 100 Watt dovranno essere dotati di una porta USB-C, indipendentemente dal produttore. Sul fronte delle prestazioni, gli utenti potranno ricaricare i propri dispositivi alla stessa velocità, con qualsiasi caricabatterie compatibile. Una volta approvata formalmente dal Consiglio, la Direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. I Paesi membri avranno 12 mesi di tempo per recepire le norme e poi altrettanti per la loro applicazione. Le nuove norme riguarderanno esclusivamente i prodotti immessi sul mercato dopo la data di applicazione, senza effetto retroattivo.

Altro obiettivo della norma sul caricabatteria universale è migliorare raccolta e recupero dei Raee

La nuova strategia industriale dell’Unione europea mette in guardia gli Stati membri rispetto ai cambiamenti indotti dalla transizione dell’industria europea verso la neutralità climatica, che potrebbe sostituire l’attuale dipendenza dai combustibili fossili da quella verso le materie prime, per le quali la concorrenza mondiale diventa sempre più intensa. Per raggiungere una propria autonomia strategica, l’Unione europea dovrà perciò prevedere un accesso diversificato e senza distorsioni ai mercati globali delle materie prime e, allo stesso tempo, affrontare il rapido aumento della domanda riducendo e riutilizzando i materiali prima di riciclarli. Ecco che la riforma sul caricabatterie universale si inserisce in questa visione di medio e lungo termine. I Raee offrono infatti l’opportunità di recuperare metalli preziosi come rame, nickel, indio, palladio e terre rare. Tanto che il progetto europeo Prosum (Prospecting secondary raw materials in the urban mine and mining waste) ha individuato ben 49 elementi chimici presenti nei Raee, di cui 18 classificati come materie prime critiche, perchè scarse e concentrate in pochi Paesi. Si tratta di una fragilità tutta europea, considerato che reperisce tra il 75 e il 100% della maggior parte dei metalli dall’esterno, mentre dalla Cina arriva il 98% delle terre rare.

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