Nell’angolo più freddo e remoto del nostro pianeta, l’Antartide, sta avvenendo un cambiamento sorprendente, sebbene forse non così inatteso. Se un tempo, a quelle latitudini, non trovavamo che un banco di ghiaccio impenetrabile, oggi assistiamo a una rapida diffusione della vegetazione. Il fenomeno della comparsa di aree verdi in Antartide è piuttosto rapido e, ormai, non è più così raro vedere muschi verdi dove una volta il gelo soffocava qualunque tentativo di crescita. Questo processo, figlio del surriscaldamento globale, ha implicazioni profonde, tanto sul clima locale quanto per l’equilibrio ambientale dell’intero pianeta.
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Un fenomeno senza precedenti storici
Le osservazioni portate avanti dai satelliti Landsat della NASA e dallo US Geological Survey hanno rivelato una verità senza precedenti nella storia. Negli ultimi 30 anni, la presenza di aree verdi in Antartide, inviolate dalla candida coltre del ghiaccio, è aumentata di ben 14 volte. Nature Geoscience ha pubblicato uno studio approfondito che mette in evidenza quanto si stia espandendo la vegetazione sulla Penisola Antartica. Ci troviamo in un’area che non è nuova al dissolvimento dei ghiacci, trattandosi della più vulnerabile agli sbalzi climatici, eppure, negli ultimi decenni, il suo riscaldamento è stato tanto veloce quanto inarrestabile.
Le rilevazioni sono state portate avanti da un’équipe di ricercatori dell’Università dell’Hertfordshire, guidati dal professore di telerilevazione, Olly Bartlett. Le immagini satellitari sulle quali si sono basati sono state registrate tra il 1986 e il 2021. Se 39 anni fa avevamo meno di un chilometro quadrato ricoperto di vegetazione, sull’intera penisola, nel 2021 sfioravamo i dodici kmq. L’espansione delle aree verdi in Antartide, dunque, è proseguita a ritmi elevatissimi: tra il 2016 e il 2021 il tasso è stato del 33% superiore rispetto alla media dei 35 anni precedenti. Per dirla con Bartlett, siamo di fronte a una trasformazione epocale, che potrebbe ridefinire completamente l’ecosistema antartico.
Misurare l’inverdimento
Al fine di valutare la copertura vegetale e le sue variazioni, i ricercatori si sono basati su un principio di base nella regolazione del modo in cui le piante interagiscono con la luce solare. Gli organismi fotosintetici, come gli alberi e i vegetali, assorbono specifiche lunghezze d’onda della radiazione solare. In particolare, una porzione considerevole della luce rossa (compresa nello spettro tra 620 e 750 nanometri) viene assorbita poiché è essenziale per la fotosintesi. Questo processo avviene grazie alla clorofilla e ad altri pigmenti fotosintetici. Essi convertono l’energia luminosa in nutrienti fondamentali per la crescita nonché per il metabolismo della pianta.
I vegetali riflettono gran parte della luce vicino all’infrarosso. Tale radiazione non si utilizza nella produzione di energia. Un simile contrasto tra assorbimento e riflessione diventa un indicatore rilevante dello stato di salute della vegetazione. Una copertura verde e rigogliosa assorbe molta radiazione rossa, riflettendo intensamente quella infrarossa. Abbiamo a disposizione sofisticati sensori satellitari, capaci di misurare queste specifiche lunghezze d’onda. I ricercatori possono servirsene per identificare facilmente ove la vegetazione sia sana e in piena attività. Questo metodo è alla base di strumenti come il NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), utile a valutare densità e vitalità del manto vegetale.
Le aree verdi in Antartide sono una spia del cambiamento climatico
I cambiamenti climatici stanno modificando distribuzione e vitalità della vegetazione a livello globale. Quel che sta avvenendo in Antartide ne è una spia incontrovertibile. L’aumento delle temperature sta accelerando il ciclo di crescita di molte specie vegetali, nonché alterando la dinamica degli ecosistemi. Nel caso specifico della Penisola Antartica, l’incremento della temperatura media di quasi 3 °C, dal 1950, ha reso possibile la colonizzazione di muschi e altre forme vegetali, in aree precedentemente inospitali. L’espansione di queste piante, su terreni inadatti alla vita vegetale, è una conseguenza diretta del global warming. I satelliti ci consentono di monitorare queste trasformazioni, in tempo reale.
Thomas Roland, scienziato ambientale presso l’Università di Exeter e coautore dell’approfondimento per Nature Geoscience, ha dichiarato che il tasso di cambiamento osservato è scioccante. Particolarmente preoccupante, poi, sarebbe il fatto che stia avvenendo in una regione così remota e vulnerabile.Rilevare come sia un’area tanto isolata a subire trasformazioni così rapide mette in luce l’impatto davvero globale del cambiamento climatico.
Conseguenze e ripercussioni
Mentre il cambiamento climatico continua ad accelerare, si teme che l’espansione del muschio possa continuare e aprire la strada a ulteriori trasformazioni dell’ecosistema. Le specie autoctone dell’Antartide, adattate a condizioni estreme e uniche, potrebbero non essere in grado di competere con l’arrivo di nuove piante. Specie potenzialmente invasive troverebbero un ambiente sempre più favorevole, grazie alle temperature in aumento. La vegetazione sta già rispondendo al riscaldamento.
L’inverdimento dell’Antartide, oltre ad alterare il paesaggio, avrà ripercussioni globali. La Penisola gioca un ruolo chiave nella regolazione del clima terrestre. I suoi ghiacci riflettono gran parte della radiazione solare nello spazio. Ciò contribuisce a mantenere le temperature globali sotto controllo. Se il bianco dei ghiacci lascia progressivamente spazio al verde della vegetazione, questa capacità riflettente diminuirà. L’incremento della radiazione, naturalmente, amplificherà di conseguenza il surriscaldamento globale.
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