Il Decreto Energia stabilisce che i beni del Demanio militare rappresentano aree idonee all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile. Aprendo la strada a nuove opportunità di valorizzazione delle aree dismesse e di collaborazione con i territori.
Spazio alle rinnovabili nelle aree del Demanio militare. L’articolo 20 del Decreto Energia, varato dal Governo in risposta della crisi energetica esplosa con la guerra in Ucraina e recentemente convertito in legge, prevede che il Ministero della Difesa possa affidare a terzi i beni del Demanio militare per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ricorrendo, per la copertura degli oneri, anche alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nell’ottica dell’efficientamento del patrimonio immobiliare del dicastero, questa disposizione serve a facilitare l’installazione di moduli fotovoltaici sui tetti delle caserme e sulle coperture dei capannoni a uso militare. Ma non solo. Sono da includere anche le vaste aree non edificate di pertinenza del Ministero della Difesa: poligoni, ex aeroporti o aree dismesse, che potranno tutti essere adoperati per la realizzazione di impianti per la produzione di energia pulita.
Collaborazione tra enti militari e territorio per impianti di energia da fonti rinnovabili
L’articolo 20, intitolato “Contributo del Ministero della Difesa alla resilienza energetica nazionale”, rispetto allo scopo di rendere più resiliente l’apparato di difesa nazionale, allarga l’obiettivo e apre la strada a una collaborazione fra gli enti militari e il territorio che li ospita, prevedendo che l’energia prodotta da questi impianti possa essere adoperata per la costituzione e l’alimentazione di Comunità energetiche rinnovabili. Comunità alle quali, precisa la legge, “possono partecipare gli enti militari territoriali”. Al terzo e ultimo comma il Decreto attribuisce ai beni militari la qualifica di “superfici e aree idonee” ai sensi del decreto legislativo n. 199/2021 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Una novità rilevante, che rappresenta un punto chiave rispetto alle effettive possibilità di realizzazione degli impianti, anche di grandi dimensioni, consentendo di scavalcare le normative regionali in materia che sono state, finora, uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese. Secondo la norma, i beni del Demanio miliare sono di diritto superfici e aree idonee all’installazione di impianti a fonte rinnovabile; non si potrà quindi eccepire né l’impatto paesaggistico, né la sottrazione dei terreni all’uso agricolo.
Parchi solari con impianti fotovoltaici nelle aree militari dismesse
Difesa Servizi Spa – la società in house del Ministero della Difesa che colloca sul mercato una serie di beni, servizi e prestazioni, tra cui “la gestione economica, esclusa l’alienazione, degli immobili e dei beni patrimoniali” e “la valorizzazione ambientale di strutture militari ai fini della produzione di energia derivante da fonti rinnovabili” – ha installato ad oggi 415mila metri quadri di coperture fotovoltaiche sugli edifici militari e 940mila metri quadri sui terreni, per una potenza complessiva di circa 70 megawatt. Numeri che potrebbero, ora, crescere rapidamente grazie al passaggio normativo contenuto nel Decreto Energia, che consentirebbe anche di sbloccare proposte ferme da tempo. Come il progetto del 2018 di Legambiente a Piacenza, per il riuso dell’area dell’aeroporto militare di San Damiano, dove si propone di realizzare un parco tematico solare dotato di un impianto fotovoltaico di 50-55 megawatt (MWp), con laboratori e sale per tenere lezioni e convegni sulle rinnovabili. O quello più recente di Legambiente Lazio e del Circolo di Frosinone “Il Cigno” che propongono di realizzare un grande parco fotovoltaico nell’area dell’aeroporto militare “G. Moscardini” di Frosinone, in vista del trasferimento in altra sede del 72° Stormo dell’Aeronautica Militare e dell’annessa scuola di volo elicotteristica. L’idea è quella di utilizzare i 90 ettari di pista destinati a essere dismessi nel 2025 per ospitare l’impianto, dare vita a comunità energetiche con i territori interessati e adoperare i fabbricati a uso militare presenti nell’area per creare un polo didattico e di ricerca sulle rinnovabili. La realizzazione di parchi solari in aree militari dismesse è già una realtà in molti Paesi europei, Germania in testa, dove a metà febbraio nell’ex base Nato di Xanten è stato completato un grande parco solare: 10mila moduli fotovoltaici che generano circa 4,4 milioni di chilowattora (kWh) all’anno di elettricità verde per la regione del Basso Reno.