La Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile declina gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu adattandoli al contesto italiano, con un approccio concreto e misurabile. La vera sfida adesso è attuare gli impegni assunti.
Con due anni di ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista, arriva la revisione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata il 18 settembre scorso dal Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE). La Strategia declina gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU adattandoli al contesto italiano, grazie al contributo, oltre che dei ministeri competenti, della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome, gli enti territoriali, la società civile e gli attori non statali riuniti nel Forum nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.
Cosa è l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile rappresenta un programma d’azione per trovare risposte comuni alle grandi sfide del Pianeta, dalla povertà estrema alla crisi climatica, dalla lotta all’inquinamento alle crisi sanitarie. Sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, si articola in 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – e in 169 target, che costituiscono il nuovo quadro di riferimento per lo sviluppo sostenibile. Quest’ultimo inteso come uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri, armonizzando a tal fine le tre dimensioni della crescita economica, dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente.
Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile: quali sono le novità
Finito il tempo delle parole adesso si aspettano i fatti, per dare concretezza ai 72 obiettivi classificati “rilevanti” per le Scelte e gli Obiettivi strategici nazionali, correlati a indicatori verificabili anche a livello territoriale. Per raggiungere i suoi obiettivi, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile parte dalle cosiddette cinque “P”, che connettono trasversalmente dinamiche economiche, questioni sociali e qualità ambientale: persone, pianeta, prosperità, pace e partnership. Da queste discendono quindici scelte strategiche, dalla gestione sostenibile delle risorse naturali all’abbattimento delle emissioni climalteranti, dalla promozione di un benessere economico sostenibile, al contrasto alla povertà e allo sviluppo di un’occupazione di qualità, di una società non violenta, inclusiva e rispettosa dei diritti umani, senza discriminazioni.
Tra le novità della nuova Strategia vi è la definizione di “valori obiettivo“, misurati annualmente attraverso una serie di indicatori: 55 sono indicatori di primo livello e costituiscono un nucleo comune per tutte le amministrazioni centrali e territoriali; altri 190 sono di secondo livello e garantiscono il monitoraggio complessivo degli obiettivi. Ogni indicatore è associato a obiettivi specifici da raggiungere, come all’eventuale quadro strategico e di finanziamento già presente.
In questo percorso l’Unione Europea ha svolto un ruolo importante nella definizione dell’Agenda 2030, essendosi impegnata, insieme agli Stati membri, a guidarne l’attuazione, sia mediante l’integrazione degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile nelle politiche dell’Unione, che sostenendo gli sforzi profusi dai Paesi membri, in particolare quelli che ne hanno più bisogno, attraverso le sue politiche esterne. Per il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin “la nuova Strategia si caratterizza per un approccio concreto e molto partecipativo, per unire tutti di fronte a obiettivi comuni: le grandi questioni climatiche hanno un riflesso evidente sull’ambiente, ma sono strettamente collegate anche a temi quali la crescita economica e l’esasperazione delle diseguaglianze sociali”. “Questa Strategia – ha aggiunto – non è dunque un libro delle buone intenzioni, ma un quadro strategico di azione per portare avanti le tre dimensioni della sostenibilità, ambientale sociale ed economica, che deve mettere in coerenza tutti i livelli amministrativi, con la spinta propositiva della società”.
Secondo il direttore scientifico di ASviS Enrico Giovannini, invece, “la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile può essere uno strumento fondamentale per spingere l’Italia verso l’Agenda 2030, purché sia attuata immediatamente. Con sette anni di ritardo rispetto alla firma dell’Agenda 2030, la coerenza delle politiche, la cultura dello sviluppo sostenibile e la partecipazione della società civile diventano finalmente elementi essenziali del processo sul quale il Governo ha deciso di impegnarsi”.