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Adattamento ai cambiamenti climatici: l’Italia ha il suo Piano

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Classificata come area a rischio elevato, per l’Italia la lotta al cambiamento climatico è una sfida urgente. Con l’approvazione del Piano nazionale di adattamento, finalmente Ministero dell’Ambiente e enti territoriali potranno adottare le misure adeguate, in un’ottica di sistema.

Per dare una cornice ufficiale alla pianificazione e all’attuazione delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici nel nostro Paese, è stato adottato con il Decreto n.434 del 21 dicembre 2023 dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC) . Il Piano definisce un indirizzo nazionale per la messa a terra di azioni finalizzate a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali, nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che le nuove condizioni climatiche potranno offrire.

Un passaggio reso necessario, come precisa lo stesso Piano, a seguito della recente modifica costituzionale (legge dell’11 febbraio 2022, n. 1), che ha inserito la tutela dell’ambiente nei principi fondamentali della Costituzione, laddove adesso all’art. 9, comma III, si stabilisce che “La Repubblica […] tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Un salto culturale fondamentale per rendere la nostra Carta Costituzionale ancora più attuale.

In sostanza, se da una parte il Piano cerca di dare risposta alle criticità climatiche più urgenti e agli impatti già riscontrati in Italia, dall’altra realizza una prima e necessaria “azione di sistema”, con la creazione di un sistema di governance delle azioni di adattamento nei diversi settori. Il Piano è cioè finalizzato a coordinare i diversi livelli di governo del territorio e i diversi settori di intervento, ponendo le basi per un’azione di breve e lungo termine, articolata su un livello di intervento sistemico e uno di indirizzo.

Lotta al cambiamento climatico: per l’Italia è una sfida urgente  

La lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida particolarmente urgente per il territorio italiano, che si trova nel cosiddetto “hot spot mediterraneo”, un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.

Il nostro Paese è anche soggetto ai rischi naturali (dissesto idrogeologico, alluvioni, erosione delle coste, carenza idrica) e già oggi è evidente come l’aumento delle temperature e l’intensificarsi di eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici come la siccità, le ondate di caldo, i venti forti e le piogge intense amplifichino tali rischi, con impatti economici, sociali e ambientali destinati ad aumentare nei prossimi decenni.

L’importanza di adottare azioni di adattamento climatico è dunque evidente. Basti pensare, con riferimento al solo 2022, che le precipitazioni, durante l’inverno e la primavera nell’Italia centro-settentrionale, sono diminuite di oltre il 40% rispetto alla media del periodo 1991-2020; e diverse aree del Nord Italia hanno sperimentato condizioni di siccità severa ed estrema.

Nell’estate dello stesso anno si è registrato un caldo intenso e prolungato, con un’ondata di calore a fine giugno che ha interessato le regioni centro-settentrionali, raggiungendo temperature di oltre 38 °C in diverse stazioni di misura. A luglio le temperature anomale – e fattori concomitanti il cui peso non è facile determinare – hanno provocato un distaccamento di neve, ghiaccio e rocce dal ghiacciaio della Marmolada, origine di una valanga con numerose vittime.

Pianificare le azioni di adattamento: cosa serve

La pianificazione di azioni di adattamento adeguate necessita di una base di conoscenza dei fenomeni condivisa, di un contesto organizzativo ottimale e una governance multilivello e multisettoriale.

Il Piano prevede perciò misure di rafforzamento amministrativo e delle competenze tecniche. Inoltre, attribuisce ad ogni azione di adattamento un valore (alto, medio-alto, medio, medio-basso, basso), in base ad una valutazione che tiene conto di cinque criteri:

  • efficacia;
  • efficienza economica;
  • effetti di secondo ordine;
  • performance in presenza di incertezza;
  • possibilità di implementazione politica.

In ultimo, le misure per essere attuabili devono contare su finanziamenti adeguati. Secondo i curatori del Piano un riordino della fiscalità che promuova maggiormente l’utilizzo degli strumenti fiscali ambientali produrrebbe un doppio beneficio: ridurre gli impatti negativi sul clima e ridurre l’impatto fiscale su temi quali il lavoro. In ogni caso, sono già attive diverse fonti di finanziamento riconducibili al tema dell’adattamento. 

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