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Come si smaltiscono i rifiuti radioattivi?

Rifiuti radioattivi: una centrale nucleare fumante
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Quello dei rifiuti radioattivi è un argomento piuttosto attuale. Le tematiche ecologiche sono infatti centrali oggi nelle preoccupazioni di tutti e, quando si parla di rifiuti così pericolosi, l’attenzione non può che essere massima. Il corretto smaltimento di queste sostanze, affinché non provochino danni a uomo e ambiente, è di importanza capitale per una corretta salvaguardia del nostro pianeta. Nonostante l’Italia abbia rinunciato al nucleare, com’è noto, in seguito a due referendum, il primo nel 1987 e il secondo nel 2011, quello dello smaltimento dei rifiuti radioattivi è ancora un tema importante. Gli ultimi impianti nucleari sono stati dismessi negli anni ‘80 e abbiamo ancora scorie di cui disporre a Borgo Sabotino, Trino e Caorso.

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Lo smaltimento dei rifiuti radioattivi in Italia

Nel nostro Paese, per smaltire rifiuti radioattivi, si seguono norme piuttosto rigide. Le misure da rispettare sono sia europee sia nazionali e l’obiettivo comune è, da un lato, quello di salvaguardare l’ambiente, mentre, dall’altro, quello di tutelare l’essere umano. Il trattamento corretto è quello di portare gli scarti presso un luogo autorizzato o, alternativamente – in determinate eventualità e rispettando precise indicazioni – disperderli nell’ambiente. Nel primo caso, il materiale di scarto viene trasportato in un impianto, senza che i rifiuti vengano recuperati in seguito. Nel secondo, invece, si studiano apposite aree del pianeta dove smaltire i rifiuti. Questi saranno sempre controllati dalle autorità.

Al fine di depositare rifiuti radioattivi, in Italia e in Europa ci si serve di magazzini dedicati a scarti di bassa e media pericolosità. I Paesi più grandi hanno istituito, da tempo, la formazione di depositi appositi. Quelli più piccoli, i quali non l’hanno ancora fatto, non hanno modo di procedere in questa maniera o, ancor più semplicemente, possiedono una quantità di rifiuti considerevolmente inferiore, possono partecipare a programmi comunitari per la definizione di un Deposito Geologico Europeo. In Italia, il decreto legislativo n. 31 del 2010 ha dato incarico alla Sogin di progettare e realizzare un Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi.

Con il vaglio di questo progetto, il Paese presenta una struttura studiata nel dettaglio, il cui obiettivo è quello di riporre, in totale sicurezza e in superficie, i rifiuti radioattivi. All’interno di questo magazzino saranno presenti scarti generati da attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

Classificare i rifiuti radioattivi

Rifiuti radioattivi: maschere antigas
I rifiuti radioattivi devono essere riposti in luoghi ove la loro capacità di contaminazione sia ridotta al minimo

Per indicare a chiunque si avvicini alla scoria lo scarto con cui abbia a che fare, si ricorre a un’apposita catalogazione e classificazione del rifiuto radioattivo. Essa viene elaborata in base alla sua pericolosità. I depositi contaminati si distinguono in tre differenti categorie:

  • Categoria I: rifiuto a bassa attività. La radioattività decade in qualche anno e il pericolo di contaminazione è poco elevato. È il caso di scarti medici e scientifici.
  • Categoria II: rifiuti radioattivi a vita breve, dove l’aggettivo è naturalmente relativo poiché parliamo di scarti che resteranno comunque pericolosi per qualche secolo.
  • Categoria III: scarti nocivi e da maneggiare con cura, dal momento che resteranno radioattivi per centinaia di migliaia di anni.

I rifiuti di prima categoria devono essere trattati con una certa cura, ma si smaltiscono con frequenza pressoché giornaliera in ogni angolo del mondo. La prassi è immagazzinare le sostanze in un luogo sicuro e custodirle in quella location fino al decadimento della radioattività. Per le altre due categorie, invece, il procedimento è certamente più complesso e laborioso.

Smaltire gli scarti più pericolosi

Il primo passo per procedere a uno smaltimento corretto è, naturalmente, quello di catalogare in maniera oculata la pericolosità del rifiuto. Non appena si sia stabilito di avere a che fare con uno scarto di seconda o terza categoria, si può procedere in due diverse maniere, a seconda di come si intenda disporne:

  • tramite condizionamento: in questo caso si opera in maniera fisica e chimica sullo scarto, maneggiandolo sempre con estrema attenzione, per trasformare il rifiuto radioattivo in una composizione solida e stabile. Così facendo, il trasporto sarà piuttosto semplice e lo smaltimento più agevole. In genere, i prodotti vengono collocati in depositi dedicati, realizzati con cemento e vetro.
  • Tramite smaltimento in depositi definitivi: come dice il nome stesso, questa soluzione è un abbandono in luogo che potrebbe anche non essere mai più aperto. Location di questo tipo sono collocate in zone isolate e fuori mano. Se occorre gestire rifiuti di categoria II, è sufficiente uno smaltimento superficiale protetto da barriere artificiali di cemento. Qualora invece lo scarto fosse più pericoloso, di categoria III, bisognerà fare uso di formazioni geologiche poste in profondità e realizzate appositamente per custodire scorie di questo tipo.

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Mattia Mezzetti

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