Fino a qualche anno fa si sentiva a parlare di tematiche ambientali anche e soprattutto rispetto al buco dell’ozono, quella fascia a livello dei poli in grado di proteggere il pianeta Terra dai raggi UV dal sole e, di conseguenza, dal rischio di riscaldamento globale. Più di recente, ad ogni modo, anche grazie allo strenuo lavoro degli attivisti climatici (pensiamo agli enormi sforzi profusi da Greta Thunberg) di ambiente si è iniziato a parlare in maniera molto più diffusa e capillare e la comunità internazionale, finalmente, ha realmente iniziato ad aprire gli occhi. D’altra parte, gli effetti dei comportamenti scellerati che il genere umano ha avuto per decenni li stiamo vedendo proprio oggi, con i nostri stessi occhi: sempre più spesso, infatti, assistiamo ad eventi climatici estremi e a temperature mondiali molto più elevate rispetto al passato.
Quanto detto fino a questo punto dipinge un quadro decisamente inquietante e preoccupante, soprattutto in un’ottica futura: cosa ne sarà delle prossime generazioni se non faremo nulla per invertire la rotta? Ecco dunque che in un contesto simile, soprattutto tra i più giovani (che erediteranno il nostro Pianeta!) sta iniziando a strisciare, come un serpente, un’inquietudine diffusa chiamata “ecoansia” da alcuni esperti. Vediamo insieme di cosa si tratta, quali possono essere i suoi sintomi ed effetti e in che modo si potrebbe riuscire a placarla.
Indice
- Cos’è l’ecoansia
- Le cause
- Quante persone la soffrono?
- Gli effetti dell’ecoansia
- Consigli per chi ha l’ecoansia
- Cambiamenti in atto
Cos’è l’ecoansia
Come si può facilmente intuire dal suo nome, l’ecoansia non è nient’altro che l’ansia, o l’inquietudine, legata alle tematiche climatiche. Il fatto che il cambiamento climatico minacci il futuro della Terra può causare importanti impatti psicologici su alcune persone, particolarmente su quelle più fragili.
Al momento non si può considerare una vera e propria malattia, ma non è detto che la sua classificazione non possa cambiare da qui a qualche anno. Quel che è certo è che la preoccupazione per il clima può facilmente portare alcuni a soffrire di disturbi di natura psicologica da non sottovalutare.
A spiegare meglio di cosa si tratta l’ecoansia, a proposito, ci si è messa l’American Psychology Association (APA) statunitense, che l’ha descritta come “la paura cronica di una catastrofe ambientale derivante dall’osservazione dell’impatto apparentemente irrevocabile del cambiamento climatico e dalla preoccupazione associata per il proprio futuro e quello delle prossime generazioni”.
La gravità dei sintomi, per il resto, può ovviamente variare da un soggetto all’altro.
Le cause
Ma cosa scatena, più nello specifico, l’ecoansia? Le cause sono purtroppo numerose e riguardano diversi aspetti della natura che ci circonda.
Tra i fattori scatenanti vale la pena citare, ad esempio, le improvvise ondate di calore e incendi, i cicloni e i tifoni, l‘aumento dell’inquinamento (e i suoi devastanti impatti sulla nostra salute), lo sfruttamento fuori controllo delle risorse naturali e la deforestazione, ma anche l’accumulo di rifiuti negli oceani (e la relativa perdita di biodiversità marina), lo stress idrico e la carenza d’acqua e, infine, l’innalzamento del livello dei mari come conseguenza dello scioglimento dei ghiacciai polari.
Quante persone la soffrono?
Si tratta, invero, di un concetto del quale si è iniziato a parlare, soprattutto sui social, in tempi relativamente recenti. Non ci sono al momento ricerche o studi che indichino il numero preciso di persone che in giro per il mondo soffrano di questo disturbo. Ad ogni modo, uno dei primissimi rapporti sull’impatto psicologico del cambiamento climatico (il Mental Health and Our Changing Climate: Impacts, Implications and Guidance pubblicato dall’APA nel 2017) già aveva messo in guardia l‘opinione pubblica rispetto a questo tipo di preoccupazione crescente.
Gli effetti dell’ecoansia
Quali sono, dunque, i problemi concreti sul fisico causati dall’ecoansia? Come già anticipato, i sintomi variano molto da individuo a individuo. In linea generale, tuttavia, è possibile identificare alcuni effetti piuttosto comuni tra i quali spiccano:
- Disturbi di ansia;
- Stress;
- Disturbi del sonno;
- Nervosismo.
Non è da escludere, in ogni caso, lo scenario in cui una persona che soffre di ecoansia possa cadere in depressione o addirittura vivere una sensazione di soffocamento. Vale inoltre la pena segnalare il senso di colpa che questo tipo di condizione può generare: questo rischio vale soprattutto per i genitori adulti di figli giovani che potrebbero pentirsi dei comportamenti avuti in passato che potrebbero mettere a repentaglio l’avvenire dei loro cari.
Consigli per chi ha l’ecoansia
Per quanto non si possa, sfortunatamente, riuscire a controllare quello che gli altri individui fanno quotidianamente per la salute del pianeta Terra, ci sono certamente una serie di dritte che è importante seguire se si vogliono limitare gli effetti deleteri dell’ecoansia sulla propria psiche.
Prima di tutto, è fondamentale rimanere informati rispetto alle tematiche ambientali e tenere aggiornati anche i nostri amici o famigliari: in questo modo riusciremo perlomeno ad essere in pace con la nostra coscienza per aver contribuito ad una battaglia di importanza cruciale per tutta l’umanità.
Evidentemente, un contributo importante per ridurre al minimo gli effetti dell’ecoansia dipende anche dalle nostre stesse azioni concrete: limitiamo al massimo l’utilizzo di plastica, preferiamo mezzi di trasporto non inquinanti, prodighiamoci in una raccolta differenziata accurata e ricicliamo e riutilizziamo tutto ciò che non è strettamente usa e getta.
Cambiamenti in atto
Per quanto la situazione climatica mondiale sia attualmente preoccupante, ci sono comunque dei segnali positivi che puntano ad un cambiamento in corso nei termini di percezione del problema. Secondo un sondaggio condotto dalla società di tendenze globali WGSN, infatti, il 90% degli intervistati a livello mondiale ha dichiarato che “pensare alla crisi climatica li fa preoccupare per il loro futuro”. La speranza è che, soprattutto per le prossime generazioni, questa consapevolezza porti anche allo sviluppo di politiche ambientali efficaci da parte delle istituzioni internazionali.