La nuova delibera di Arera consente ai produttori di biogas di ricevere un prezzo minimo basato sui costi effettivamente sostenuti. E mette in sicurezza un settore strategico per la transizione ecologica.
Per i produttori di biogas, c’è tempo fino al 24 maggio per rispondere alla consultazione di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e usufruire delle nuove tariffe incentivate stabilite nella sua nuova delibera. Arera ha infatti emanato all’inizio di aprile la delibera sui prezzi minimi garantiti per gli impianti di biogas: una misura vitale per lo sviluppo del settore delle bioenergie, in sofferenza per la scadenza del vecchio regime di incentivi, e per il funzionamento dell’intero mix energetico di fonti rinnovabili.
Contrariamente al fotovoltaico e all’eolico, che producono energia in maniera non continuativa, in base alla disponibilità di sole e vento, necessitando di costosi sistemi di accumulo per estenderne la copertura, il biogas è una fonte energetica rinnovabile che si produce in modo continuato. Deriva infatti dalla digestione anaerobica (processo biologico di degradazione del substrato organico in assenza di ossigeno libero) di residui agricoli e reflui zootecnici.
Italia leader in Europa nella produzione di biogas
L’Italia è il secondo produttore di biogas in Europa, dopo la Francia, secondo le statistiche della European Biogas Association. Ci sono attualmente sul nostro territorio quasi 2.000 impianti di biogas, per una potenza installata totale annua di circa 1.400 MW. Un po’ meno dei 1.600 MW annui prodotti dalla centrale elettrica a carbone di Torre Valdaliga a Civitavecchia, tanto per avere un termine di paragone. La vita di questi impianti era però messa a rischio dalla scadenza della vecchia tariffa incentivata per la produzione di energia elettrica (prossima o già sopraggiunta a seconda dei tempi di adesione di ogni impianto). Molti impianti risultano già fermi, per i costi eccessi di produzione dell’energia in mancanza di sovvenzione e altri erano a rischio di dover sospendere l’attività.
Una grossa spinta allo sviluppo del settore è già arrivata con il PNRR e il conseguente Decreto biometano 2022. Un provvedimento che ha messo a disposizione tariffe e incentivi in conto capitale che stanno consentendo l’upgrade di molti impianti di biogas (almeno 600 impianti secondo le recenti stime del GSE) alla produzione di biometano da immettere in rete. Erano rimasti esclusi, sia per ragioni di dimensioni che per ragioni logistiche (eccessiva distanza dalle reti del gas naturale), più di 1.000 impianti, per cui erano scaduti o stavano per scadere le tariffe incentivate per la produzione di energia elettrica rinnovabile da immettere in rete.
La normativa sui prezzi minimi garantiti consente a tutti gli impianti biogas che beneficiano di incentivi in scadenza entro il 31 dicembre 2027 – e che non possono convertire a biometano – di ricevere un prezzo minimo basato sui costi di produzione effettivi, consentendo loro di continuare la produzione di energia elettrica e termica rinnovabile.
Biogas, energia strategica per la transizione
La delibera di Arera è stata fortemente sollecitata dal settore, di cui di fatto consente una vita a lungo termine. “Questo provvedimento – ha sottolineato il presidente del Consorzio Italiano Biogas Piero Gattoni – arriva a chiusura di un lungo e intenso lavoro che abbiamo portato avanti con il Governo, con le forze parlamentari e, nel corso di questi ultimi mesi, con l’Autorità. La decisione di Arera sui prezzi minimi garantiti per gli impianti biogas rappresenta un passo fondamentale per non disperdere il patrimonio di impianti di biogas che sono diventati un’infrastruttura strategica per la competitività e la transizione ecologica”.