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L’Ecobilancio dello Stato 2022 – 2024

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Il documento pubblicato dal Ministero dell’Economia svela quanta parte del bilancio statale, nei prossimi tre anni, è destinata alla transizione energetica e più in generale alla protezione dell’ambiente. Andranno poi fatti i conti con le ripercussioni degli eventi internazionali.

Quanto lo Stato prevede di spendere, nei prossimi tre anni, per la transizione ecologica e la protezione dell’ambiente è stato reso noto a inizio anno dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con l’Ecobilancio 2022, che contiene le previsioni di spesa per la protezione dell’ambiente e la gestione delle risorse naturali per gli esercizi finanziari 2022-2024. Si tratta di un documento voluto dalla legge di riforma della contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 31 dicembre 2009) allo scopo di monitorare i fondi messi a disposizione per la transizione ecologica e in genere per i temi ambientali, stabilendo che in allegato al Rendiconto generale dello Stato siano illustrate “le risorse impiegate per finalità di protezione dell’ambiente, riguardanti attività di tutela, conservazione, ripristino e utilizzo sostenibile delle risorse e del patrimonio naturale”.

Le spese del 2022

Per l’anno in corso, le spese complessive ammontano a circa 9,5 miliardi di euro, pari all’1,3% della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato. Rispetto agli stanziamenti destinati alle stesse finalità nel 2021, pari a poco meno di 6 miliardi di euro, l’incremento registrato è del 59%. Spese che saranno in flessione nel 2023 e nel 2024, considerando l’esborso per il contenimento del caro bolletta dovuto al vertiginoso aumento dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale legato alle vicende internazionali nell’anno in corso. I settori su cui si concentra la maggior parte delle risorse sono la protezione dell’aria e del clima (18%), la ricerca e lo sviluppo per la protezione dell’ambiente (17%), l’uso e la gestione delle materie prime energetiche non rinnovabili (combustibili fossili) (16%). Un’ulteriore quota si ripartisce tra la protezione e il risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e di superficie (12%), la protezione della biodiversità e del paesaggio (10%), la ricerca e sviluppo per l’uso e la gestione delle risorse naturali (8%).

grafico 1

Naturalmente, la maggior parte delle risorse sono assegnate al Ministero della Transizione ecologica (47%) e al Ministero dell’Economia e delle Finanze (26%), che insieme assorbono il 73% del totale degli stanziamenti iniziali. Il resto se lo dividono il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (11%), il Ministero dell’Interno (7%) ed il Ministero della Difesa (4%).

grafico 2

La quota maggiore di fondi riguarda la Missione “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”, in cui rientrano la maggior parte delle attività del Mite e alcune attività di contrasto alla criminalità in capo al Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari del Ministero della difesa. L’altra voce importante è quella relativa alla Missione “Energia e diversificazione delle fonti energetiche” relativa alle attività del Mite di promozione dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e alla regolamentazione del mercato energetico.

Gli stanziamenti previsti, solo una parte delle risorse effettive

Più della metà degli stanziamenti viene erogata attraverso trasferimenti ad amministrazioni pubbliche, imprese, famiglie e istituzioni sociali private. Gli stanziamenti previsti rappresentano solo una parte delle risorse finanziarie che saranno effettivamente destinate a finalità ambientali nel corso dell’esercizio. Tenendo conto di quanto si è già verificato gli anni precedenti, i fondi possono aumentare per effetto di variazioni in corso di esercizio. E l’inaspettato evento bellico che sta sconvolgendo l’economia europea avrà sicure ripercussioni anche sulle previsioni dell’Ecobilancio, di cui al momento non è possibile comprendere la portata.

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